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NBA, Jonathan Sterling e Lauren Holtkamp: l'equilibrio impossibile degli arbitri neo-sposi

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Jonathan Sterling, 35 anni, e Lauren Holtkamp, 37, sposi dallo scorso 10 giugno (foto Getty)

Coniugare lavoro e matrimonio è difficile, ma cosa succede se a sposarsi sono due arbitri della NBA? Jonathan Sterling e Lauren Holtkamp, neo-sposi, hanno raccontato i loro incredibili ritmi e sacrifici per poter vivere un matrimonio normale da una parte all'altra degli Stati Uniti.

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Si dice spesso che la NBA sia “una grande famiglia”, ma ci sono almeno due persone per le quali la famiglia è effettivamente l’NBA stessa. I due protagonisti di questa storia sono Jonathan Sterling e Lauren Holtkamp, che vi sarà capitato di notare sui parquet della lega con il fischietto in bocca in qualità di arbitri. Quello che forse non sapete è che i due sono stati fidanzati per anni e che lo scorso 10 giugno hanno deciso di convolare a notte, trasferendosi a vivere nella loro casa di Tampa, in Florida. Un’altra cosa che non sapete – e che hanno raccontato in questo bellissimo pezzo di Jeff Zillgitt di USA Today – è che cercare di mandare avanti un matrimonio viaggiando da una parte all’altra degli Stati Uniti è davvero un delirio. “Abbiamo imparato che la qualità conta più della quantità, ed è attorno a questa convinzione che costruiamo le nostre vite durante la stagione” ha detto la 37enne Holtkamp, che dal 2014-15 è entrata a far parte del corpo arbitrale della NBA. “La qualità per noi è passare una serata a casa insieme e fare tutte le cose normali, quelle di tutti i giorni, assieme”. “Anche solo sbrigare delle commissioni per noi è tempo di qualità” ha confermato Sterling, al suo primo anno nella lega professionistica americana. Trovare il tempo per fare la spesa o portare in giro il cane, però, è un’impresa: i due ricevono il calendario delle partite dalla NBA con un mese d’anticipo e subito lo inseriscono nei loro dispositivi, in modo da sapere sempre dove si trovano e cercare delle date combacianti in modo da potersi vedere – spesso facendo sacrifici enormi in termini di ore di sonno o di spostamenti. “Quando ci arrivano i calendari incrociamo le dita sperando che ci siano delle sovrapposizioni, ma la verità è che non lo sappiamo mai con anticipo” ha spiegato la Holtkamp.

Otto giorni assieme in un mese e mezzo

Come raccontato nel pezzo, infatti, nel periodo intercorso tra l’ultima settimana di dicembre e il mese di gennaio questi sono stati i momenti in cui i due sono stati fisicamente insieme: 30 ore tra il 24 e il 25 dicembre, prima che lei andasse a Miami per arbitrare; tre giorni dall’1 al 4 gennaio, senza passare Capodanno insieme ma con Sterling in grado di prendere un volo da Phoenix per Los Angeles in modo da passare qualche giorno con lei, impegnata in back-to-back a Los Angeles; due giorni a Orlando dal 5 al 7 gennaio, con lei a prendere un “red-eye” da Portland a Orlando per vederlo dopo una gara, partendo due giorni dopo per Minneapolis; infine due giorni insieme a casa a Tampa dal 23 al 25. E basta. Per il resto tanto FaceTime e tanti appunti lasciati sul loro account condiviso, in modo da poter sempre tenere nota di quello che succedeva nelle loro vite in una specie di “diario di coppia” – cose normali come un ritardo di un aereo o un bel libro che stanno leggendo. “Parte della magia è proprio riuscire a far funzionare le cose e continuare le proprie vite stando sempre in trasferta e lontani da casa” spiega la Holtkamp. “Ogni anno sin da quando ci siamo conosciuti abbiamo imparato qualcosa – sia dal punto di vista della relazione che da quello professionale. Ogni anno siamo cresciuti e abbiamo imparato a gestire le cose in maniera differente” ha confermato lui.

Galeotto fu quel meeting arbitrale

I due si sono conosciuti a un meeting per arbitri del college basket prima della stagione 2010-11 e si sono piaciuti subito – o quasi, visto che ci hanno messo un po’ a capire di piacersi, con lei che inizialmente non lo ha notato pur avendolo seduto vicino e lui a rifiutare un suo invito a ballare. Poi, dopo essersi tenuti in contatto mentre lei viveva ad Atlanta e arbitrava in D-League, lui ha perso il lavoro alla YMCA e si è buttato anima e corpo nell’arbitraggio. “È stato un momento molto difficile, ma lei è stata davvero presente per me. È stata grandiosa in un momento in cui io ero molto giù. Ho dovuto rimboccarmi le maniche, e l’ho fatto arbitrando partite su partite. Nel giro di una settimana mi capitava di farne una in D-League, una partitella d’allenamento, una al sabato mattina alla YMCA locale e poi lo stesso giorno prendere la macchina per farne una del college, solo per tirare a campare”. Con il supporto di Lauren è però riuscito a entrare nella NBA, e come facilmente immaginabile l’argomento che la fa da padrone nella loro casa di Tampa è… l’arbitraggio. A volte parlano di posizionamento sul campo, di chiamate “fallo in attacco o sfondamento” e di verticalità, e molto spesso si scambiano pareri e critiche da una parte all’altra degli Stati Uniti – imparando un trucco: dire prima una cosa positiva per “indorare la pillola” se si vuole criticare una chiamata (“Me lo ha insegnato lei” ha ammesso Sterling). Un atteggiamento positivo che viene comodo anche con i giocatori, specialmente in questo periodo così teso nei rapporti tra i 13 protagonisti in campo. In particolare la Holtkamp, che nel suo primo anno di NBA venne aspramente criticata nientemeno da Chris Paul, che commentò un fallo tecnico fischiato da lei ai suoi danni dichiarando alla stampa che “l’arbitraggio probabilmente non fa per lei”. 

Il curioso siparietto con un giocatore: “Non ci credo che non mi hai invitato al matrimonio…”

Ora che i giocatori hanno imparato a conoscerla – e la notizia del loro matrimonio è diventata di dominio pubblico, per quanto la loro relazione non sia mai stata un segreto – i rapporti sono un po’ migliorati, come dimostrato da questo aneddoto raccontato dalla stessa Holtkamp. Dopo un fallo da lei fischiato, il giocatore reo dell’infrazione si è avvicinato e le ha detto “Dai Lauren, non ci posso credere”. Lei ha risposto “Vuoi parlare dell’azione?”, ma lui a quel punto l’ha sorpresa dicendole “No, non ci posso credere che ti sei sposata e non mi hai invitato”. “È stato inaspettato, ma comunque un momento carino” ha concluso l’arbitro, che si è concessa una risata prima di rimettersi a lavoro. Lei e suo marito sono attesi al rush finale della stagione NBA e poi ai playoff, prima di potersi godere un’estate finalmente priva di impegni con la FIBA o con la WNBA. E pur avendo arbitrato insieme nella G-League e nelle leghe pro-am estive, finora non è ancora successo che i due siano stati insieme sullo stesso campo NBA. Loro, però, sostengono che non ci sarebbero problemi: “La cosa più importante per arbitrare è la fiducia”, ha spiegato Sterling. “Quando i tre arbitri scendono in campo devono fidarsi l’uno dell’altro. E se c’è una cosa che non ci manca è la fiducia”. La loro complicata e assurda storia di matrimonio ne è certamente la testimonianza più fedele.