In Canada a conquistare i titoli e le prime pagine è soprattutto la sorprendente panchina, ma guai a sottovalutare l’apporto dei titolari come Jonas Valanciunas; adesso in grado di tirare da tre punti e restare sul parquet anche contro i quintetti più piccoli
L’evoluzione dei Toronto Raptors è sotto gli occhi di tutti. Primi nella Eastern Conference, con il miglior record in casa, trascinati da una panchina lunga, attrezzata e soprattutto efficace. Il secondo quintetto più utilizzato da coach Casey infatti è quello composto da VanVleet-Wright-Miles-Siakam-Poeltl che nei 255 minuti in campo ha raccolto un sorprendente +25.7 di Net Rating. Di questo abbiamo già parlato, ma l’errore più grossolano è quello di sottovalutare l’impatto di quelli che sono in campo quando viene alzata la palla a due. In particolare del giocatore che quel possesso va a contenderlo ai lunghi avversari: Jonas Valanciunas, mutato decisamente in meglio in questa regular season. Coach Casey, consapevole di poter contare su una squadra ricca di alternative, ha chiesto a tutti di fare un sacrificio in quanto a utilizzo e minuti in campo, a partire dai big come DeMar DeRozan - ai minimi in carriera per minuti sul parquet (34 a partita, soltanto nell’anno da rookie aveva giocato meno). Non sorprende dunque il fatto che anche la permanenza in campo di Valanciunas - nonostante resti il quarto giocatore più utilizzato della squadra - si sia ridotta non poco: soltanto 22.5 minuti di media, tirando però con la stessa frequenza rispetto ai massimi in carriera (quasi nove conclusioni ogni volta che scende in campo). Meno tempo sul parquet a parità di tiri e punti significa soltanto una cosa: quest’anno i Raptors coinvolgono molto di più Valanciunas quando è in campo. E i risultati? Le percentuali al tiro restano sempre quelle, con una importante variazione sullo spartito: dopo aver tentato quattro triple totali nei primi cinque anni in NBA, il lituano sta tirando 25/57 in questa regular season – frutto del lavoro estivo su un fondamentale necessario nel bagaglio di un lungo nel 2018. A livello di squadra poi il suo impatto resta molto positivo (visti i risultati dei Raptors di quest’anno, è difficile fare male), con +6.2 di Net Rating e la presenza nei due quintetti più utilizzati. Giocano spesso gli altri, anche bene, ma quando conta spesso tocca a lui.
Il finale contro i Rockets: "Due anni fa non avrebbe giocato..."
Lo sviluppo nel suo gioco è ancora embrionale, come ad esempio la capacità di condividere il pallone e reinventarsi uomo assist; una delle cose più lontana dalle sue caratteristiche. Valanciunas viaggia a un assist di media a partita (massimo in carriera, per intenderci), un indicatore di una tendenza più che una peculiarità su cui pensare di poter fare affidamento. I passaggi a vuoto (in tutti i sensi) sono ancora dietro l’angolo, ma la sua crescita in realtà gli ha già permesso di conquistare spazio nei finali combattuti. Sotto questo aspetto la gara vinta da Toronto contro Houston è stata l’esame di maturità per il lungo lituano, rimasto sul parquet negli ultimi sei minuti decisivi del match. Una scelta che per stessa ammissione dell’allenatore dei Raptors sarebbe stata diversa soltanto qualche anno fa: “È cresciuto molto sotto questo aspetto: un paio d’anni fa saremmo stati costretti ad abbassare il quintetto e rinunciare al suo contributo – racconta coach Casey -. Tutti puntavano il dito contro le mie scelte, ma credo che al tempo non fosse pronto per reggere in situazioni del genere. Adesso invece lo è: sa garantire copertura sul pick&roll in maniera discreta, difendere il ferro, realizzare i tiri liberi [80.6% in stagione, ndr], giocare un hand-off per coinvolgere i compagni. È cresciuto nelle difficoltà ed è sbocciato definitivamente. La maturità ti aiuta in questi casi”. Non tanto questione di età, quanto di consapevolezza. Il canestro contro Milwaukee allo scadere – vano perché poi i Bucks sono riusciti a vincere all’overtime – è il simbolo della sua maturazione. Qualche tempo fa non sarebbe stato in campo, non avrebbe potuto fare in maniera credibile una finta di passaggio consegnato, né avrebbe saputo mettere in maniera efficace palla a terra e partire in palleggio. Sì, le cose sono davvero cambiate a Toronto. Anche per merito di Valanciunas.