I Cavaliers giocano senza un lungo di ruolo a causa degli infortuni e non riescono ad avere la meglio dei Blazers, nonostante un LeBron James da 35-14-6 che realizza una delle giocate più spettacolari dell'anno. Lillard e McCollum combinano per 53 punti e Portland consolida sempre più il terzo posto a Ovest
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Portland Trail Blazers-Cleveland Cavaliers 115-103
I Blazers vincono l’undicesima gara consecutiva, si confermano terza forza a Ovest (aumentando anche il margine rispetto alle inseguitrici) e giocano il miglior basket visto in Oregon da qualche anno a questa parte. I titoli e le copertine però le conquista come al solito LeBron James. La sua schiacciata (di cui abbiamo ampiamente parlato qui) è una delle più belle della sua carriera, forse la migliore in relazione al fatto che arriva dopo 15 anni di onorata carriera, in cui l’usura dell’età non sembra averlo logorato. Un’azione di prepotenza a metà primo quarto che spazza via Jusuf Nurkic dalla partita: il lungo di Portland (due metri e 14 per 127 kg) viene saltato come un birillo, umiliato dalla schiacciata e resta ai margini della gara per i restanti tre quarti (sette punti e 10 rimbalzi in 19 minuti). A dominare contro i Cavaliers però ci pensano i suoi compagni, abili a prendere la testa della sfida e non voltarsi più indietro nell’ultima mezz’ora. Cleveland infatti regge poco, anche perché giunta alla quinta gara del giro di trasferte a Ovest con un roster fortemente decimato. Mancano infatti all’appello il lungodegente Kevin Love (atteso al rientro la settimana prossima), Tristan Thompson a causa di una distorsione alla caviglia destra e anche Larry Nance Jr., fermato da un problema al bicipite femorale destro. Coach Lue dunque prova un quintetto sperimentale con Jeff Green e LeBron James (decidete voi chi dei due sia più adatto) a recitare la parte del lungo, affiancati da George Hill, Kyle Korver e Rodney Hood. La giocata del numero 23 dei Cavs quindi intimorisce Nurkic, ma non permette comunque a Cleveland di vincere la battaglia a rimbalzo, dominata dai padroni di casa (50-34 il totale in favore di Portland, 13-2 quelli in attacco). Ante Zizic – unico lungo a disposizione – gioca solo sei minuti, senza riuscire a sporcare il foglio né alla voce punti, né soprattutto a quella rimbalzi e così a pesare alla sirena finale sono soprattutto i 29 punti di C.J. McCollum e i 24 di Damian Lillard. Decisamente troppi per i Cavs che tirano dal campo ben 16 volte in meno degli avversari (96 vs. 80 conclusioni).
Portland si gode il 3° posto, nervosismo in casa Cavaliers
Si conferma così la maledizione del Moda Center per LeBron James, che da quando è ritornato a Cleveland nel 2014 non è mai riuscito a vincere in trasferta a Portland (nei tre incroci precedenti a quello di questa notte, tre sconfitte e soprattutto un totale di 64 punti di margine incassati nelle tre sfide). A recriminare sulla gestione del finale di gara – in cui gli ospiti si erano riportati sul -3 – sono i Blazers: “Arriverà il giorno in cui questo non succederà – prova a stemperare Lillard -, ora come ora non conta come è arrivata, ma è importante aver aggiunto una vittoria in più al nostro record”, allungando così una striscia di successi che diventa la più lunga degli ultimi cinque anni per la squadra dell’Oregon. “Ci era successo spesso nella gestione del vantaggio che gli avversari tornassero in singola cifra, ma averli riportati a tre punti di distanza a meno di tre minuti dalla fine è stato un rischio enorme. Soprattutto considerando che LeBron li stava trascinando [alla sirena 34 punti, 14 rimbalzi, sei assist, due rubate e tre stoppate per James, ndr]. Ci siamo messi in una situazione pessima, ma ne siamo venuti fuori”. Pericolo scampato per Portland, mentre Cleveland spera di recuperare Larry Nance Jr. almeno per la gara di Chicago, l’ultima in trasferta da vincere a tutti i costi per non scivolare ancora più in basso rispetto al quarto posto a Est. Nel frattempo a far discutere è il duro faccia a faccia in panchina tra Lue e James dopo una sostituzione decisamente non gradita. In uno spogliatoio dove gli stravolgimenti sono all’ordine del giorno, è un segnale da non sottovalutare.