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NBA, Kerr: "Niente Curry al primo turno playoff", ma Steph spera di esserci

NBA

L’allenatore degli Warriors ha escluso categoricamente che Curry possa recuperare entro la fine di aprile, contando di riaverlo soltanto più avanti nei playoff. Il numero 30 di Golden State però ha un’altra idea: "Torno il prima possibile". Nel frattempo tocca a Quinn Cook, dalla G-League alla caccia al titolo NBA in meno di un mese

A Oakland la sconfitta incassata contro i Jazz è davvero l’ultimo dei problemi. Con il roster ridotto ai minimi termini - Durant e Green dovrebbero rientrare a breve, Thompson invece è ancora alle prese con la frattura al dito -, il punto interrogativo più grande continuano a essere le condizioni fisiche di Steph Curry, uscito sul finire di terzo quarto contro Atlanta e fermato da una distorsione al legamento mediale di secondo grado che lo costringerà a stare lontano dal parquet per diverse settimane. Quante? Se lo chiedono tutti, anche se coach Steve Kerr ha provato a fare chiarezza prima della palla a due: “Non c’è modo per lui di essere disponibile già dal primo turno playoff. Sarà rivalutato soltanto tra tre settimane, il nostro obiettivo è farci trovare pronti per giocare al meglio senza di lui”. Una mazzata, necessaria all’allenatore di Golden State per liberare la mente dei propri giocatori, per riportare il focus sul parquet e sui risultati della squadra: “La notizia positiva è che abbiamo già dovuto affrontare una situazione del genere. Lo scorso anno Durant ha avuto un problema simile: non era lo stesso momento della stagione, ma anche in quel caso abbiamo ridisegnato il nostro assetto senza uno dei miglior giocatore in squadra. Siamo spaventati dal peso della sua mancanza, ma questo servirà da motivazione per fare bene in queste settimane. Proprio come facemmo senza Kevin, ci sono un sacco di punti in comune con quell’esperienza”. Alla memoria di tanti appassionati però è un altro l’episodio che è tornato alla mente: la distorsione al ginocchio che subì sempre Curry contro Houston durante i playoff di due anni fa. Quindici giorni d’assenza e poi il ritorno sul parquet, ma il numero 30 che aveva dominato la regular season chiusa da MVP non era più lo stesso. “La storia di queste ultime stagioni ci insegna che Steph è sempre tornato più in forma di prima dagli infortuni. La speranza è di riaverlo in forze durante la post-season e sfruttarne la freschezza”.

Curry invece lascia uno spiraglio aperto: "Spero di smentire Kerr"

Curry invece non si arrende all’idea di dover rinunciare anche solo a una partita di playoff, nonostante la situazione consigli cautela. L’appuntamento con i medici per il prossimo controllo è fissato per il 14 aprile, il giorno in cui inizia la post-season. Difficile immaginare che si possa dopo poche ore ritornare sul parquet: “La mia speranza è quella di dimostrare che coach Kerr ha sbagliato le sue valutazioni – racconta il numero 30 -, voglio cercare in tutti i modi di rientrare il più velocemente possibile. Ma ora come ora, chi lo sa? Testa bassa a lavorare, provando a recuperare il più velocemente possibile”. Apparso in difficoltà nel salire le scale del podio della conferenza stampa, Curry guarda al lato positivo della riabilitazione: “Sono felice di poter camminare senza stampelle o tutori di altro tipo. Non ho sentito lo stesso dolore di quanto mi infortunai contro Houston [nei playoff del 2016]. Quella volta provai a tornare in campo nella stessa gara, questa volta non ce l’avrei mai fatta. Sono andato in panchina e mi è venuto da sorridere perché la prima cosa che ho sentito urlare da uno spettatore è stata ‘Dove sono le tue scarpe alte?’. Pensava fosse ancora una volta un problema alla caviglia. Devo essere positivo, anche perché so che non è un infortunio che pone fine alla mia stagione. Anzi”. Facile a dirsi, molto più complesso pensare che tutto sia nella norma. “È frustrante perché avevo fatto un lungo lavoro per rientrare nelle ultime due settimane e queste gare mi sarebbero servite per rientrare in condizione. Basta vedere com’è andata la partita contro Atlanta: ho giocato un pessimo primo tempo, poi sono entrato in ritmo, ma sul più bello ho dovuto lasciare il campo”. Adesso riposo, fisioterapia e tanto lavoro per mantenere la forma: “Non viaggerò con la squadra in regular season, mi concentrerò solo sulla riabilitazione. Andarmene in giro per gli States senza poter giocare non è una grande idea. Ma nei playoff sarò sempre con la squadra, anche perché sarò prossimo al rientro”.

Quinn Cook, adesso tocca a te. Casspi a rischio taglio?

Golden State quindi dovrà fare di necessità virtù, rilanciando quel Quinn Cook che nelle ultime settimane si è già fatto conoscere. Richiamato dalla squadra di G-League degli Warriors a sostituire Curry fuori per i problemi alla caviglia, Cook ha chiuso con oltre 20 punti a referto sia contro San Antonio, che nelle gare con Sacramento e Phoenix. “È un giocatore NBA, se fa parte del gruppo c’è una ragione”, sottolinea Curry, che lo conosce dai tempi del college. Da quando Quinn giocava con il fratello Seth a Duke. “Ha un’opportunità importante per mettersi in mostra e aiutare la squadra a raggiungere i suoi obiettivi. Non dovrà essere passivo, ma aggredire, saper bilanciare il ruolo da realizzatore e da uomo assist”. Il nuovo accordo collettivo stipulato tra proprietari e giocatori NBA infatti prevede da quest’anno la possibilità di firmare dei two-way contract: un accordo grazie al quale una franchigia è in grado di poter disporre per 45 giorni di un giocatore della squadra della G-League, senza che il suo contratto ricada sul salary cap. Superato quel limite, la squadra è obbligata a metterlo a firmarlo per il resto della stagione. Con questa complicazione fisica di Curry dunque la questione si fa più complicata per Bob Myers. Cook dovrà necessariamente far parte del gruppo ai playoff (operazione da confermare entro l’ultima gara stagionale, il 10 aprile), ma prima dovrà essere inserito nel roster a discapito di uno dei 15 già presenti in squadra. “Non un’operazione che faremo a cuor leggero”, aveva commentato qualche giorno fa il GM degli Warriors, visto che toccherà sacrificare molto probabilmente Omri Casspi. Un free agent pagato al minimo salariale che in estate ha rifiutato diverse offerte per far parte del gruppo campione NBA che viene scaricato a pochi giorni dall’inizio dei playoff. Non una grande pubblicità per una squadra che fa dei free agent un asset decisivo nella costruzione del roster.