Senza Chris Paul, forse senza troppe motivazioni e con un attacco incredibilmente sterile, gli Houston Rockets non riescono a opporre troppo resistenza agli Spurs, che consolidano il loro quarto posto a Ovest. Con 23 punti e 14 rimbalzi è LaMarcus Aldridge il giocatore che fa la differenza per i nero-argento
San Antonio Spurs-Houston Rockets 100-83
Con Eric Gordon in quintetto al posto di Chris Paul (problemino all’anca), la sfida tutta texana tra gli Houston Rockets e i San Antonio Spurs è un duello tra la miglior squadra NBA – ma anche una che (raggiunta la testa di serie n°1 a Ovest) non ha più molto da chiedere alla regular season – e una delle più calde della lega (7 vinte nelle ultime 10). La differenza di motivazione è subito evidente nel primo quarto, che Houston chiude con un deludente 7/20 al tiro ma soprattutto con 0/8 da tre punti (c’è un 2/6 al tiro per James Harden con 6 punti). Considerevolmente migliori invece le percentuali di San Antonio, complice anche la difesa letargica dei Rockets, con gli Spurs che sfiorano il 48% e si affidano a un grande inizio di Dejounte Murray: ci sono 8 punti per lui e altri 8 dalla panchina di un perfetto Rudy Gay, con 3/3 dal campo. Il vantaggio di nove punti (26-17) al termine dei primi dodici minuti è lo specchio di questa differenza di energia messa in campo dalle due squadre alla palla a due. Il secondo quarto si apre con un secco 8-0 di parziale per i Rockets propiziato da 6 degli 8 rapidi punti messi a referto da Gerald Green, recente eroe per la squadra della sua citta con il canestro della vittoria nell’ultima gara contro Phoenix: il n°14 degli ospiti riporta i suoi fino al -2 (32-30) ma San Antonio ristrappa fino al +7 prima che un 5-0 di Houston riporta gli uomini di D’Antoni a strettissimo contatto. L’ultimo di questi mini parziali – ancora a favore dei padroni di casa – è quello di 7-0 che porta il punteggio dal 39-38 al 46-38 per gli Spurs, mandando le due squadre all’intervallo. Un primo tempo chiuso dai Rockets con 4/19 da tre punti e percentuali dal campo sotto il 32%, con Harden unico giocatore in doppia cifra a quota 11 (con 4 assist ma 3/9 al tiro). San Antonio invece trova più punti nell’area pitturata (28-16 il bilancio sotto canestro) con LaMarcus Aldridge già vicino alla doppia doppia (abbina 9 rimbalzi a 11 punti) e Rudy Gay a quota 10, ma anche le percentuali dei padroni di casa non sono certo da incorniciare (sotto il 42%) in un primo tempo sicuramente interlocutorio.
Il secondo tempo
Non cambia molto l’andamento della partita nel terzo quarto, con gli Spurs che riescono a mantenere tutto sommato agevolmente un certo margine di vantaggio, senza riuscire a staccare gli avversari ma anche contenendo senza troppo affanno i tentativi di rimonta (in realtà tutt’altro che travolgenti) dei Rockets. Lo fanno affidandosi con costanza a LaMarcus Aldridge, che scollina sopra i 20 punti imbeccato spesso e volentieri dai compagni, soprattutto da un Manu Ginobili in versione creatore di gioco. Un altro veterano, Tony Parker, manda a segno il primo canestro della sua serata solo a un minuto e mezzo dalla fine del terzo periodo ma è il canestro che dà ai nero-argento il massimo vantaggio della gara, a +11 sul 70-59. Tutto quello che riescono a fare i Rockets è tornare sotto la doppia cifra prima dell’ultimo riposo, anche se impressionano i soli 66 punti in tre quarti messi a tabellone dal miglior attacco NBA (contro i 75 di San Antonio): non migliorano troppo le percentuali al tiro e manca quel parziale che spesso i tiratori di D’Antoni riescono a confezionare in men che non si dica. L’inizio dell’ultimo periodo vede James Harden seduto come d’abitudine nei primi minuti e gli Spurs approfittarne per spingersi al proprio massimo vantaggio, quando Patty Mills manda a segno 5 punti consecutivi per trascinare i padroni di casa sull’87-71 (+16), costringendo D’Antoni a un time-out che assomiglia tanto a una resa, già a meta del quarto quarto. La resa infatti è definitiva appena le due squadre tornano in campo: Houston molla del tutto e i San Antonio Spurs ne approfittano per piazzare un altro mini-break da 7-1 che gli regala fino a 20 punti di vantaggio sul 94-74. Stavolta è davvero, perché gli ultimi cinque minuti con le riserve in campo servono soltanto a determinare il punteggio finale, 100-83, con LaMarcus Aldridge top scorer dei suoi a quota 23 più 14 rimbalzi ma anche con 21 di Rudy Gay dalla panchina con un ottimo 9/13 al tiro e altri tre giocatori in doppia cifra. Gli Spurs sfiorano a fine serata il 50% la tiro mentre le percentuali dal campo di Houston non salgono oltre il 34%, con 7/31 da tre punti: ce ne sono 25 con 8 assist per James Harden e 18 per Eric Gordon, ma la partita per gli uomini di D’Antoni è da dimenticare: prima sconfitta stagionale contro San Antonio e una delle peggiori prestazioni stagionali – mai fatto peggio per punti (83), percentuale al tiro (33.8%), numero di assist distribuiti (12) e canestri da tre punti segnati (7). Peggio di così…