Paparazzato fuori dal parquet in dolce compagnia, il lungo di Cleveland è sempre stato un’arma decisiva nei playoff per i vice-campioni NBA. Quest’anno invece la sua resistenza fisica ed efficacia difensiva sembrano essere venute meno, in una post-season in cui deve combattere per riprendersi il suo posto in rotazione
Essere amico di LeBron James è una condizione che ha sempre garantito i suoi vantaggi. Lo sa bene Tristan Thompson, che nel 2016 ha dato una bella mano al n°23 nel successo in rimonta contro Golden State e grazie a quello ha incassato un super contratto da 82 milioni di dollari. Riconoscenza per un giocatore a lungo lontano dalle luci della ribalta, famoso per la sua longevità (447 gare consecutive giocate tra il 2012 e il 2017, striscia record), interrotta in questi ultimi mesi difficili non solo a livello fisico. I paparazzi statunitensi si sono scatenati da quando Thompson è diventato il compagno di Khloe Kardashian, madre della sua bimba e al centro di continui scandali dovuti a tradimenti più o meno velati da parte del giocatore dei Cavs. Gli ultimi aggiornamenti stando al gossip dicono che Khloe lo ha cacciato di casa, imbufalita dopo le ultime immagini che lo hanno beccato in compagnia di una escort a New York. Non la condotta ideale per un professionista, ma soprattutto l’ultima delle ragioni che hanno portato coach Lue a rendere marginale la presenza in rotazione di Thompson. Il n°13 ha perso non solo il posto in quintetto, ma i suoi minuti all’interno della gestione dei Cavs., che a lui preferisce rispettivamente Kevin Love, Larry Nance Jr. e Jeff Green. Nelle prime due sfide contro Indiana il suo boxscore è stato impietoso: due minuti totali, un rimbalzo, zero tiri, zero punti. Zero tutto, insomma. Una scelta dettata da una disfunzionalità inattesa, almeno fino allo scorso anno. Quando Thompson ha firmato il suo super contratto sembrava poter essere ancora utile in un mondo in cui i lunghi tirano da tre punti (mai fatto) e proteggono il ferro allo stesso tempo. Cleveland per andare incontro a questa tendenza già da fine ottobre ha puntato su Kevin Love da centro (divertente il siparietto in cui in preseason fu LeBron James e non coach Lue a comunicarlo al numero 0), senza però trovare mai definitivamente la quadra. Peccato che neanche il ritorno di Thompson abbia rimesso a posto le cose.
Un disastro anche in difesa: nessuno peggio di Thompson a protezione del ferro
Thompson non ha segnato un singolo canestro in stagione da distanza superiore ai cinque metri dal ferro, tirando nel 92% dei casi soltanto negli ultimi due metri di campo. La sua presenza inoltre è spesso ingombrante nel pitturato, che James preferisce avere sgombro e a disposizione per le penetrazioni. Un problema in attacco, che i Cavaliers erano disposti a sostenere pur di sentirsi le spalle coperte. Il suo impatto in difesa infatti era decisivo in una squadra che con gli anni ha iniziato a essere sempre più disfunzionale. Il problema è che Thompson quest’anno non gira più, ha perso buona parte della mobilità che gli permetteva di essere efficace sul pick&roll e fatica contro i lunghi che sempre più di frequente giocano tanto e bene sul perimetro. A margine della sfida contro Phoenix di tre settimane fa, Thompson stesso sottolineava come l’infortunio al polpaccio – il primo serio della sua carriera – lo abbia reso molto meno esplosivo e pronto fisicamente. “Non sarà mai più al 100%”, era stata la sua triste constatazione, figlia anche dei dati. Thompson infatti concede al ferro contro di lui oltre il 69% ai suoi avversari. Il peggiore tra tutti i giocatori NBA che hanno fronteggiato almeno 150 conclusioni del genere in questa regular season. Un peso vero e proprio, come dimostra il fatto che senza di lui i Cavaliers hanno un Net Rating di +7.3; cosa mai accaduta prima da quando James è tornato in Ohio. La speranza di trovare spazio contro Indiana non è del tutto accantonata. La mano di Love ha fatto i capricci, colpita fortuitamente da Oladipo, mentre Jeff Green ha chiuso gara-1 con 0 punti e 0/7 al tiro. Resta Larry Nance Jr., uno dei pochi ad avere impatto sul parquet quantomeno a livello di energia. “Tristan e J.R. sono due pilastri del nostro quadriennio – fanno sapere dalla dirigenza -, avranno sempre un posto speciale nella nostra organizzazione”. La riconoscenza però ha un limite, anche quella nei confronti degli amici di James.