Playoff NBA 2018, Golden State-New Orleans 123-101: Warriors troppo forti, Pelicans travolti in gara-1
NBATutto facile per Golden State, ancora senza Steph Curry (rientrerà in gara-2), che allunga grazie al parziale nel secondo quarto da 41-21 e vince godendosi un Draymond Green in tripla doppia (16-15-11-3 recuperi-2 stoppate) e la ritrovata brillantezza offensiva
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Golden State Warriors-New Orleans Pelicans 123-101
Serie diversa, avversari diversi, ma sempre la stessa storia. Contro questi Warriors infatti da quattro anni a questa parte non puoi scendere a compromessi. E i New Orleans Pelicans che così bene avevano fatto nel primo turno contro Porland, si ritrovano spazzati via dal campo in meno di un tempo, travolti in un secondo quarto che forse è il migliore dell’intera stagione di Golden State finora. Steph Curry non c’è, ma tornerà martedì notte per gara-2 (sì, altre pessime notizie per i Pelicans) e coach Kerr sceglie di partire in quintetto con Nick Young, alla sua prima partita da titolare in carriera ai playoff. Resterà forse l’ultima (unico a non ingranare in una serata perfetta), ma potrà certamente raccontarla ai nipotini, nonostante il parziale arrivi una volta che lui è tornato a sedersi in panchina. Il quintetto senza lunghi di ruolo infatti non funziona, mentre a cambiare le cose per Golden State è l’ingresso sul parquet di Kevon Looney; pazientemente coltivato dagli Warriors e sbocciato nel momento del bisogno. A lui il compito di correre da una parte all’altra, portare blocchi e limitare Anthony Davis (dieci punti subito, poi 21 totali soffrendo non poco al tiro per AD23). Al resto pensa l’orchestra sinfonica composta da Thompson, Durant, Green e Iguodala. Segnano tutti, di continuo, a un certo punto senza sosta. Il parziale si allarga a macchia d’olio, soprattutto quando gli Warriors piazzano il 24-2 in chiusa di primo tempo. Sono passati due quarti, ma il tabellone dice già -21. Partita finita dopo una frazione da 41 punti, anticipata da una di 35 e seguita dai 27 nel terzo: totale 103, di cui 26 portano la firma di Durant (10/21 dal campo e 13 rimbalzi), 27 quella di Klay Thompson (con quattro triple), 16 quella di Draymond Green – il migliore in campo degli Warriors in una partita chiusa in tripla doppia con 15 rimbalzi, 11 assist e tre recuperi. È lui il principale artefice della rinascita offensiva di Golden State, che per la 13^ volta negli ultimi quattro anni raccolgono più di 30 assist di squadra ai playoff (33, a fronte di 13 perse). Tutto il resto della NBA messo assieme non va oltre le 17 partite totali.
Pelicans, problemi di accoppiamento e di ritmo
New Orleans non riesce mai a entrare in partita, sofferente in quasi tutti gli accoppiamenti difensivi contro il quintetto titolare di Golden State. Il rebus è la marcatura su Durant, che scombina le carte e come effetto domino fa cadere tutte le altre caselle. Holiday, Moore, Mirotic, Hill: ci provano tutti, ma nessuno riesce a fare neanche il solletico a KD. Green nel frattempo ritrova precisione e convinzione sul perimetro, costringendo dunque Davis ad allontanarsi dall’area, mentre Rondo perde con troppa facilità l’uomo sui blocchi. Una catena di Sant'Antonio (con la t, a differenza degli avversari già battuti) che i Pelicans dovranno riuscire a fermare. Alla sirena finale Golden State chiude con 123 punti a referto, frutto del ritmo elevato che i Pelicans hanno voluto imporre alla sfida. “I nostri ragazzi sono eccitati: amano giocare a questo ritmo”, sottolinea Kerr a fine partita, poco dopo aver incrociato Alvin Gentry nel tunnel che porta agli spogliatoi. I due, da sempre molto amici e spesso collaboratori in passato (il coach dei Pelicans è stato assistente a Golden State nel 2014/15), si sono salutati come al solito, prima che Gentry prendesse la via dello spogliatoio dicendo sorridente: “Beh, le cose non sono andate esattamente come le avevo preparate”. Decisamente no, visto che far correre gli Warriors non è mai stata una buona idea. Il ritmo infatti è la miccia che fa scaldare i motori all’attacco e mette in partita anche il pubblico: “Il casino più assordante che abbia sentito alla Oracle in questa stagione”, conferma Kerr, che ha deciso di concedere ai suoi ragazzi un intero giorno di riposo, dedicando dunque l’intera sessione d’allenamento post-partita a Curry. Recuperare il n°30 è la priorità, dato che la semifinale deve ancora iniziare a dare problemi.