Trascinati dai 27 punti di Joe Ingles e da 15 triple di squadra, gli Utah Jazz sbancano il Toyota Center di Houston grazie a un parziale di 16-2 nell'ultimo quarto. Protagonista anche un Donovan Mitchell da 17 punti e 11 assist, mentre ai Rockets - che avevano rimontato uno svantaggio di 19 punti - non bastano i 76 combinati da Harden, Paul e Capela per evitare il pareggio nella serie
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Come spesso accade, le partite di playoff possono seguire copioni imprevedibili. Gara-2 tra Houston Rockets e Utah Jazz, ad esempio, può essere divisa in tre atti: il primo copre all’incirca i 20 minuti iniziali che hanno visto gli ospiti semplicemente dominare la gara, arrivando fino a toccare il massimo vantaggio sul +19 a metà secondo quarto; il secondo atto è la rimonta dei Rockets, che per due volte nel terzo e poi nell’ultimo periodo sono perfino riusciti a mettere la testa avanti, erodendo tutto il vantaggio accumulato dai Jazz; infine il parziale decisivo di 16-2 di Utah per prendere definitivamente il controllo della partita e vincere sul campo di una squadra che in casa aveva vinto 24 delle ultime 25. A rendere ancora più eccezionale il successo dei Jazz che pareggia la serie sull’1-1 è il fatto che Donovan Mitchell non ha nemmeno vissuto la sua miglior serata della stagione, chiudendo in doppia doppia (17 punti e 11 assist, quest’ultimo dato rappresenta il suo massimo in carriera) ma anche con 6/21 al tiro, tra cui un rivedibile 2/8 dalla lunga distanza. Per sua fortuna ci hanno ampiamente pensato i suoi compagni a sopperire alla sua serata poco ispirata da lontano, con i Jazz in grado di battere i Rockets al loro gioco e sul loro campo tirando 15/32 da tre contro il 10/37 dei padroni di casa. Il grande protagonista di tale prolificità dall’arco è l’australiano Joe Ingles, miglior realizzatore in casa Jazz con 27 punti e 7/9 da tre punti (entrambi suoi massimi in carriera), con altri quattro compagni in doppia cifra oltre a lui e Mitchell, che per la prima volta in questi playoff non ha toccato quota 20 e non è stato il top scorer dei suoi. Ma se la doppia doppia di Rudy Gobert da 15+14 può ormai essere data per scontata e i contributi di Jae Crowder (15) e Derrick Favors (10) sono nella norma, altrettanto non si può dire dei 17 punti in uscita dalla panchina di Alec Burks (non segnava così tanto dal 17 gennaio) e soprattutto di un redivivo Dante Exum, fondamentale per rallentare James Harden in difesa nell’ultimo quarto e autore di 9 punti con +10 di plus-minus nei 17 minuti in cui è stato schierato da coach Snyder. Con Ricky Rubio ancora fuori dai giochi, il suo apporto può essere molto importante sui due lati del campo in una serie che aveva bisogno di questa vittoria per poter ragionevolmente allungarsi verso le sei o le sette partite.
La schiacciata di Mitchell e l’attacco prevedibile di Houston
La giocata che ha definitivamente piegato le resistenze dei Rockets è arrivata a metà dell’ultimo quarto, quando Donovan Mitchell è salito in cielo per correggere un suo stesso errore schiacciando in mezzo a tre avversari e decretando di fatto la prima sconfitta stagionale di Houston contro Utah. James Harden e soci sono arrivati un po’ con il fiato corto nel finale dopo la grande rimonta che li aveva portati sul +2 a 8 minuti dalla fine, periodo nel quale sono stati abbandonati dal loro attacco tirando solo 3/16 dal campo di cui 2/9 da tre punti per chiudere la sfida. Soprattutto, i Rockets non hanno trovato praticamente nulla al di fuori delle bocche da fuoco perimetrali: Harden ha chiuso con 32 punti e 11 assist, ma anche con 2/10 dalla lunga distanza; Chris Paul ne ha aggiunti 23 con 8/19 dal campo, ma con plus-minus negativo; e Clint Capela ha realizzato una doppia doppia da 21+11, ma oltre a loro tre l’unico a superare quota 5 punti è stato il solito Eric Gordon da 15 (e 5/16 al tiro) in uscita dalla panchina. Il rischio che intrinsecamente corre un sistema così focalizzato su poche e ben definite bocche da fuoco è che, quando queste non funzionano, l’attacco si inceppi del tutto come successo nel finale di gara, in cui i Jazz sono anche potuti andare in transizione per trovare soluzioni più semplici. A fare male alla difesa dei Rockets sono stati soprattutto i tagli a canestro di Gobert e Favors, che anche senza ricevere attiravano abbastanza attenzioni per liberare spazio ai compagni sul perimetro, specialmente l’infuocato Ingles. Nella gara-3 prevista per la notte tra venerdì e sabato ci sarà bisogno di un veloce aggiustamento da parte di coach Mike D’Antoni e del suo staff, perché subendo 116 punti non è pensabile di segnarne sempre 117 contro una difesa del livello di quella dei Jazz.