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NBA Playoff 2018, Houston-Utah 112-102: Chris Paul si prende la finale di conference

NBA

Chris Paul è il protagonista del successo di Houston, decisivo con i suoi 41 punti (il massimo mai realizzato dal n°3 ai playoff) nel regalare il successo e la qualificazione ai Rockets. Per CP3, dopo 13 anni in NBA, è la prima finale di conference in carriera

IL TABELLINO DEL MATCH

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Houston Rockets-Utah Jazz 112-102

Dopo 13 anni di duro lavoro, finalmente è arrivato anche per Chris Paul il momento di confrontarsi con un palcoscenico importante come una finale di conference. Un traguardo raggiunto da CP3 nel modo più dolce, dominando sul parquet come mai fatto prima ai playoff e chiudendo i conti con i Jazz realizzando 41 punti (massimo in carriera nella post-season), otto triple, dieci assist e sette rimbalzi. Soltanto la seconda volta nella storia NBA che un giocatore riesce a mettere a referto una gara da 40+ punti e 10+ assist nell’atto conclusivo di una serie (l’altro ovviamente è Michael Jordan, come sempre accade con statistiche del genere); il primo in assoluto a farlo senza perdere neanche un pallone da quando nel 1977 vengono censiti anche i possessi gestiti male. Un obiettivo inseguito per ben 86 partite di playoff, che lo hanno reso al pari di Dominique Wilkins il giocatore ad aver disputato il maggior numero di gare senza aver mai messo piede in una finale di conference. Dopo tre quarti Utah era ancora avanti nel punteggio e sembrava intenzionata in ogni modo a prolungare il più possibile le ostilità. A quel punto Paul ha cambiato marcia, chiudendo il solo quarto periodo con 20 punti a referto (il massimo mai realizzato in carriera in una sola frazione, regular season o playoff), con 7/9 dal campo e un perfetto 4/4 dall’arco. Il modo migliore per rispondere al dominante terzo periodo giocato da Donovan Mitchell, autore di 22 punti nei 12 minuti seguenti all’intervallo lungo. Più di quanto fatto da tutti i Rockets messi insieme (21 punti di squadra, 6/20 al tiro e parziale da 32-21 in favore degli ospiti), a dimostrazione di come il rookie dei Jazz sia stato uno dei protagonisti e delle piacevoli scoperte di questa post-season - unico negli ultimi 20 anni a giocare un quarto da 20 punti segnati ai playoff (per lui in realtà sono già due). Alla sirena finale Mitchell si è avvicinato a Paul, uno dei suoi idoli e maestri sul parquet, abbracciandolo al termine di una serie che li ha visti spesso scontrarsi senza sconti: “Vai a prenderti il tuo primo anello fratello, te lo meriti”. Arrivato a questo punto, Paul ci proverà davvero in tutti i modi.

Utah, più di così era difficile fare

Non solo Paul ha soffiato nelle vele dei Rockets, ma anche le 18 triple che i texani hanno messo a referto tirando con il 46% con i piedi oltre l’arco. Chirurgico P.J. Tucker con 19 punti e 7/9 al tiro, a cui si aggiungono i 18 di uno spuntato James Harden da 7/22 dal campo. Houston torna così a giocare una finale di conference tre anni dopo l’ultima apparizione (persa 4-1 contro Golden State) e riscatta l’eliminazione in semifinale contro San Antonio di 12 mesi fa. I playoff dei Jazz invece terminano allo stesso punto della passata stagione, ma considerate le premesse, difficilmente i ragazzi di coach Snyder avrebbero potuto immaginare un risultato migliore. Alla sirena finale sono 24 punti con nove assist per Mitchell (il quarto rookie con oltre 24 punti di media nella sua prima esperienza ai playoff), uscito causa infortunio dopo un colpo fortuito con Harden nel quarto periodo, a cui si aggiungono i 17 di Royce O’Neale a dimostrazione del fatto che il futuro è tutto dalla parte dei mormoni. Inoltre, senza Exum e Rubio a disposizione, i Jazz hanno trovato canestri e giocate da Alec Burks, autore di 22 punti in uscita dalla panchina. Alla sirena finale i Rockets fanno così il miglior regalo di compleanno possibile a coach D’Antoni, che dopo la partita ha spento 67 candeline. Adesso per lui e per i suoi ragazzi un paio di giorni di riposo, prima di godersi una meravigliosa finale di conference contro Golden State.