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NBA, J.R. Smith: "Dobbiamo aiutare James, solo contro tutti non può farcela"

NBA

I Cavaliers sono sotto 0-2 e chiamati a compiere l’ennesima impresa, sapendo che LeBron James non può trascinare da solo tutta la baracca: “Se ritroviamo ritmo e fiducia, James può essere tranquillo anche nel passarci il pallone”

Triple doppie da 40 punti e oltre, 45 minuti sul parquet, infortuni al collo che fanno il solletico o poco più. LeBron James le ha provate tutte, ma da solo contro questi Celtics non si vince. Lo ha capito lui e lo sanno bene anche i suoi compagni; in particolare J.R. Smith, assente ingiustificato nei primi due episodi della serie: “Dobbiamo fare un passo avanti, stiamo giocando davvero in maniera troppo lenta. Stiamo costringendo LeBron a giocare da solo contro tutti; una cosa complessa, quasi impossibile, soprattutto in una finale di conference. Dobbiamo dargli una mano. Detto questo, dalla prossima partita James deve sentirsi fiducioso nel passarci il pallone, nel cercare uno scarico, nel fare in sostanza la giocata giusta. Se dimostriamo di potergli dare una mano, lui sarà il primo a renderci la vita più facile”. Le cifre del n°23 infatti restano in linea con quelle dei primi due turni playoff (leggermente al di sotto, ma le medie delle prime dieci gare erano insostenibili), molto vicine alla sua resa in post-season: 28.5 punti (con il 46.7% al tiro), 10.5 assist e 8.5 ribalzi. Quello che è profondamente cambiato invece è il contributo del supporting cast: contro Toronto erano sei i giocatori in doppia cifra in maglia Cavaliers, nei primi due incroci con Boston invece sono soltanto lui e Kevin Love. Una questione di predisposizione e di gestione del match, come sottolinea coach Lue: “Abbiamo preso dei pessimi tiri nel momento cruciale della partita. Eravamo sotto di sei, sette punti e abbiamo iniziato a cercare conclusioni disperate come se stessimo inseguendo di 25. Bisogna rendersi conto che sei o sette punti di margine non sono nulla, dobbiamo riuscire a gestire meglio il pallone in quei momenti”. A questa nuova versione dei Cavaliers sembra mancare in effetti un po’ d’esperienze e di abitudine a determinati palcoscenici. Per quello rievocare la storia rimonta alle Finals 2016 contro Golden State sembra un po’ blasfemo, o quantomeno fuori luogo: “Siamo rimasti soltanto in quattro rispetto a quella avventura [James, Love, Smith e Thompson, ndr], non possiamo aspettarci dagli altri che abbiano quel tipo di esperienza e fiducia. Siamo un gruppo diverso, che deve riuscire a trovare lo spirito di quei giorni”. Quarantotto ore di pausa forse sono poche, ma i vice-campioni NBA dovranno fare di necessità virtù. A partire proprio da J.R. Smith.