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Belinelli: "Spero di restare ai Sixers, ho giocato il miglior basket della mia carriera"

NBA

Ospite a Sky Sport 24, Marco Belinelli ha parlato dei suoi ultimi mesi a Phildelphia, di quanto il gioco sia cambiato in questi 11 anni che ha trascorso nella lega e del suo futuro: "Vado a caccia di una squadra da playoff, so che in un contesto vincente riesco a dare il meglio"

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Davanti la telecamera, così come dietro la linea da tre punti, Marco Belinelli è a suo agio e soprattutto senza fronzoli. Niente pretattica, anche perché ormai lui ha fatto tutto quello che poteva per convincere la dirigenza dei Sixers a trattenerlo in Pennsylvania. Il parquet non mente, così come le sue cifre; mai così rotonde e con percentuali così alte in tutta la sua carriera. Adesso però la palla passa a Philadelphia, che deve scegliere se puntare ancora su di lui, rinnovandogli un contratto che scade il 30 giugno: “Fine giugno, massimo metà luglio. Queste dovrebbero essere le date da attendere per conoscere il mio futuro”, racconta ospite a Sky Sport 24, consapevole che dalla lista dei free agent bisogna prima depennare i vari LeBron James, Chris Paul e tanti altri All-Star. “Non mi nascondo, nel senso che non nego il fatto che mi piacerebbe molto rimanere a Philadelphia. È un sistema per me perfetto, sono stati tre mesi importanti, durante i quali ho giocato la miglior pallacanestro della mia carriera in America. Quindi proverò a rimanere lì, peccato che non sono cose che posso decidere io. Aspettiamo le scelte che faranno i Sixers”. Dopo le parentesi difficili di Sacramento, Charlotte e Atlanta, il quarto tentativo post San Antonio è stato quello azzeccato: “In Pennsylvania è andata molto bene, sicuramente ho preso la decisione giusta quando mi sono trovato a essere tra virgolette free agent [in realtà infatti Belinelli ha chiesto il buyout agli Hawks, lasciando sul piatto anche dei soldi pur di liberarsi e poter andare via, ndr]. Sono rinato a Philadelphia, fin dal primo giorno ho sentito subito di avere attorno a me una squadra che voleva vincere e un allenatore che aveva, anzi ha, tantissima fiducia in me. C’era voglia di fare bene e questo ha portato il mio basket a un livello superiore”.

"Voglio giocare i playoff, so di essere un giocatore diverso in quelle situazioni"

Belinelli racconta - mentre in onda viene trasmessa la clip con i suoi canestri più belli dei playoff -che sapeva che il suo tiro sulla sirena contro Boston in gara-3 fosse soltanto da due punti. Un canestro da overtime, ma non da vittoria insomma. Quella alla fine se la sono presa i Celtics, che adesso sono impegnati contro Cleveland nelle finali di conference: “Secondo me i Cavaliers vanno di nuovo in finale contro Golden State”, prevede, nonostante in passato le sue ipotesi non abbiano mai trovato riscontro. Dodici mesi fa diede proprio Boston come vincitrice a sorpresa, “ma adesso non posso vederli più di tanto, anzi. Brucia ancora la sconfitta, queste settimane devo portarmi dietro questa sensazione”. Nel frattempo però conviene riposarsi e tirare il fiato, visto che mai come in questa stagione ha dovuto dare fondo alle sue energie per correre all’impazzata nell’attacco dei Sixers; un vortice di tagli e movimenti senza palla, molto più di quanto non si facesse dieci anni fa: “Il basket di oggi è totalmente diverso dal passato, è molto più veloce. Come possiamo vedere negli ultimi quattro o cinque anni, Golden State ha iniziato a giocare senza centro e con Green e Durant. I lunghi di potenza non esistono più, si tira molto più da tre e si corre molto più veloce. Molto spesso si prendere il primo tiro da tre punti aperto a disposizione e si eseguono meno gli schemi. È una pallacanestro che non può che piacermi, ma preferivo quella che si giocava nei miei primi anni nella lega”. E il prossimo anno dunque, dove spera di correre all’impazzata sugli scarichi? “Sono consapevole del fatto che giocare in una squadra che disputa i playoff e magari punta al titolo NBA, mi dà molto di più. Mi trasforma come giocatore: so benissimo che il Belinelli di Philadelphia era molto diverso da quello di Atlanta. Avevo molta più gioia. Certo che a 32 anni peserà anche l’aspetto economico dell’accordo”.