Mano sul viso a sfiorare il naso con l’aria preoccupata di chi sta tamponando una ferita. Quando accade,non preoccupatevi, non è successo nulla di grave; è soltanto il Barba che prende in giro gli avversari a modo suo
“Ma che fa? Non mi dire che ha preso una botta e si è fatto male anche lui?!?”. Lo abbiamo pensato (quasi) tutti, assonnati e frastornati dal parziale Rockets realizzato nel primo tempo di una gara-7 poi persa malamente dai texani. Una Houston che deve rinunciare a Chris Paul, che trova forze insperate in comprimari che scoprono di poter essere protagonisti; il tutto saggiamente orchestrato dal Barba (14 punti nel solo primo quarto), sembra essere la premessa perfetta a un avvicendamento alle Finals NBA. Il momento di massimo splendore nel match dei Rockets arriva a metà secondo quarto: palla prevedibile in attacco da parte degli Warriors, Harden che si lancia sulla linea di passaggio, ruba e vola a schiacciare in contropiede con grande forza. Il Toyota Center salta in aria come i fuochi d’artificio a Capodanno, mentre Harden atterrato poco più in là rispetto al ferro inizia a toccarsi il naso. Faccia seria, sguardo perso in avanti: niente braccia alzate in segno di giubilo, ma un palmo che accarezza la barba e tampona il viso. Un giochetto già fatto altre volte dal n°13 di Houston, che nella serie contro gli Utah Jazz ad esempio era decollato sulla testa di Derrick Favors in gara-2, facendo poi l’oscuro gesto. Una mossa provata anche al primo turno contro Minnesota, quando la vittima fu ripetutamente Karl-Anthony Towns (che non fece mai nulla di molto convincente per impedirgli di andare a schiacciare) e che portò a lungo le telecamere a indugiare su di lui anche decine di secondi dopo la giocata. In conferenza stampa, dopo la sfida vinta con i Jazz, un giornalista gli chiese il senso del suo gesto e Harden rispose semplicemente scuotendo la testa, incrociando lo sguardo con Chris Paul seduto al suo fianco e poi ridacchiando in attesa della domanda seguente. La spiegazione più plausibile arriva in telecronaca su Sky Sport da Matteo Soragna: vuole far credere a tutti di essere andato così in alto a schiacciare che è andato a sbattere contro il ferro del canestro. “Neanche il beneficio del dubbio”, sottolinea Francesco Bonfardeci al suo fianco. È così, come confermato da CP3 che lo imita in panchina prima del timeout. L’ultima messa in scena dei playoff dei Rockets, duri a morire nonostante i tanti infortuni che ne hanno messo a dura prova la resa. Quelli veri, non simulati.