Quattordici punti per Jimmy Butler nel suo debutto con Philadelphia, ma i Sixers si fanno rimontare da Orlando nonostante la prima tripla doppia di Joel Embiid. Vince invece Minnesota alla prima di Covington e Saric. I Pistons di coach Dwane Casey vincono a Toronto grazie a un buzzer beater di Reggie Bullock, Milwaukee perde la prima in casa contro Memphis
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Orlando Magic-Philadelphia 76ers 111-106
Sembrava tutto pronto per festeggiare l’esordio con la nuova maglia, ma la prima di Jimmy Butler con i Philadelphia 76ers si è velocemente trasformata nell’ennesimo capitolo del “mal di trasferta” dei Sixers. Nonostante un Joel Embiid alla prima tripla doppia in carriera (19 punti, 13 rimbalzi e 10 assist), la squadra di Brett Brown è crollata nell’ultimo quarto, permettendo ai Magic di segnare 21 punti consecutivi e rimanendo a secco negli ultimi tre minuti e mezzo di gara, venendo punita dalla tripla di Terrence Ross a 8.7 secondi dalla fine. A chiudere i conti ci hanno poi pensato gli ultimi due dei 30 punti dell’ex Nikola Vucevic, guidando una rimonta partita dal 92-76 per gli ospiti che hanno Jonathan Isaac dopo sei partite di assenza. Esordio da 14 punti in 33 minuti invece per Butler, partito in quintetto insieme a J.J. Redick (22 punti), Wilson Chandler (14 in 23 minuti) e un Ben Simmons da 9 punti e 6 assist con soli 5 tiri tentati dal campo. Ci sarà bisogno di tempo, ma si può dire che il modo in cui è arrivata la settima sconfitta in nove partite in trasferta certifica una volta di più le difficoltà dei Sixers lontani da casa.
Minnesota Timberwolves-New Orleans Pelicans 107-100
È bagnato con un successo di prestigio invece il debutto di Robert Covington e Dario Saric con i Timberwolves. Grazie a un quintetto tutto in doppia cifra guidato dai 25 punti con 16 rimbalzi di Karl-Anthony Towns, i 23 di Andre Wiggins e la doppia doppia da 14 punti e 14 assist di Jeff Teague, i T’Wolves hanno conquistato la seconda vittoria in fila da quando hanno scambiato Butler, dando subito grandi responsabilità a Covington (41 minuti sul parquet, chiusi con 13 punti e 7 rimbalzi) e facendo uscire Saric dalla panchina (9 punti con 3/7 al tiro) per allungare le rotazioni, complice l’assenza di Derrick Rose per un dolore al ginocchio. I T’Wolves hanno toccato anche il +21 in una gara passata in vantaggio quasi dall’inizio alla fine, permettendo ai Pelicans di mettere la testa avanti nell’ultimo quarto per via dei 31 punti di E’Twaun Moore (massimo in carriera) e i 20 con 11 rimbalzi di Anthony Davis. I canestri di Wiggins e Towns hanno però rimesso a posto le cose, permettendo di continuare al meglio un periodo del calendario che li vedrà impegnati in casa per 10 partite su 12.
Toronto Raptors-Detroit Pistons 104-106
Vendetta tremenda vendetta. Al primo ritorno sul campo che è stato suo per sette anni, coach Dwane Casey si è preso la soddisfazione di rimontare e battere i Toronto Raptors che lo avevano licenziato dopo la miglior regular season nella storia della franchigia, infliggendo loro la seconda sconfitta consecutiva in casa. E il merito è proprio dell’allenatore, che a 1.2 secondi dalla fine ha disegnato la rimessa dal fondo che ha portato Reggie Bullock — il peggiore fino a quel momento con 1/8 al tiro per 3 punti — a ricevere e segnare il buzzer beater della vittoria. Quel canestro ha suggellato una rimonta partita da -19 nel corso del terzo quarto e concretizzata con un’ultima frazione da 29-16, spinta dai 30 punti con 12 rimbalzi di Blake Griffin e da altri quattro giocatori in doppia cifra, con i Pistons che a fine gara sono corsi ad abbracciare il proprio coach dedicandogli la vittoria. “È una lega di giocatori” si è affrettato a dire Casey dopo la gara. “Tutto gira attorno a loro, non agli allenatori. Ma alla fine dei conti sono esseri umani, e stasera hanno provato qualcosa di particolare per me. Lo stesso Blake Griffin è venuto a dirmi ‘Coach, questa è per te’, e quando è il tuo giocatore franchigia a farlo, tutti gli altri lo seguono”. I Raptors per la verità si erano comportati in maniera appropriata, dedicando un video al loro ex allenatore e tributandogli una standing ovation al primo timeout disponibile, per quanto un’accoglienza del genere non cancelli il licenziamento ai suoi danni dello scorso anno. Alla squadra con il miglior record a Est non sono bastati i 26 punti di Kawhi Leonard e i 17 a testa di Pascal Siakam e Greg Monroe, inserito in rotazione per l’assenza di Serge Ibaka alle prese con un ginocchio malconcio.
Milwaukee Bucks-Memphis Grizzlies 113-116
La buona notizia per Toronto arriva da Milwaukee, dove i Bucks sono stati battuti per la prima volta nella nuova casa del Fiserv Forum dai sorprendenti Memphis Grizzlies. I 29 punti di Marc Gasol e i 26 di Mike Conley hanno permesso alla squadra di coach Bickerstaff di non sprecare il vantaggio di 15 lunghezze costruito nel terzo quarto, ricacciando indietro la rimonta dei padroni di casa grazie ai canestri decisivi di Conley, tra cui quello del +4 a 26 secondi dalla fine. Un errore dalla lungetta di Shelvin Mack aveva lasciato la porta aperta per un ultimo tentativo di forzare il supplementare, ma la tripla di Khris Middleton dalla punta non ha trovato il fondo della retina. L’esterno in odore di All-Star Game ha chiuso con 25 punti, uno dei quattro realizzatori in doppia cifra insieme a Giannis Antetokounmpo (31 punti, 9 rimbalzi, 4 assist ma 6 palle perse, con 10/14 al tiro e 11/12 ai liberi), Eric Bledsoe (15 e 7 assist) e Pat Connaughton (16 dalla panchina per propiziare la rimonta), con i Bucks traditi dal tiro dalla lunga distanza (9 su 35 di squadra).
Washington Wizards-Cleveland Cavaliers 119-95
Gli Wizards sono messi male, ma non così male da perdere in casa contro i Cavs alla seconda partita di un back-to-back in trasferta. I 20 punti di Bradley Beal e i 15 di Otto Porter sono bastati e avanzati per dare a Washington la terza vittoria in fila, in una partita in cui non sono mai stati sotto nel punteggio e hanno guidato anche di 27 lunghezze capitalizzando su un 15-0 di parziale nel secondo quarto. Washington si è anche tolta lo sfizio di festeggiare la prima tripla in carriera del centro Ian Mahinmi dopo 556 partite di NBA. Agli ospiti— privi di Kevin Love, George Hill, Kyle Korver e Sam Dekker — rimane la soddisfazione del massimo in carriera da 24 punti del rookie Collin Sexton, ma 24 palle perse di squadra sono un numero decisamente troppo alto per pensare di vincere in trasferta in queste condizioni. “Qui è difficile vincere a prescindere, specialmente se perdi tanti palloni” ha commentato coach Drew. “E i tiri sono stati pessimi tanto quanto le palle perse”. Comprensibile, visto il 4/21 dalla lunga distanza e i 10 tiri liberi sbagliati da quelli che, di regola, sarebbero ancora i campioni in carica della Eastern Conference.
Boston Celtics-Chicago Bulls 111-82
Una partita in casa con i Chicago Bulls era quello che serviva ai Boston Celtics per ritrovare un po’ di fiducia. Dopo una trasferta da quattro sconfitte in cinque partite, il ritorno davanti al pubblico di casa è servito per mandare un quintetto tutto in doppia cifra. A guidarlo i 18 punti di Jaylen Brown e i 17 di Kyrie Irving, con i titolari tenuti in campo sotto i 30 minuti perché la partita non aveva più nulla da dire, avendo toccato il +28 a 9 minuti e mezzo dalla fine. A Boston è bastato capitalizzare sui 22 palloni persi dei Bulls, a cui non sono serviti i 14 punti (tutti nel primo quarto) di Jabari Parker e i 10 con 9 assist di Zach LaVine, con il miglior realizzatore che alla fine è risultato Shaquille Harrison con 16.
Brooklyn Nets-Miami Heat 107-120
Incassata la buona notizia che l’infortunio di Caris LeVert è meno grave del previsto, i Brooklyn Nets devono comunque cominciare la loro vita senza il loro miglior marcatore di questo inizio di stagione. La sconfitta in casa per mano dei Miami Heat non è il modo ideale di farlo: il massimo stagionale da 24 punti di Tyler Johnson e i 21 di Goran Dragic hanno fatto in modo che gli Heat non finissero mai sotto nel punteggio per tutta la partita, toccando anche il massimo vantaggio sul +23 dopo un primo quarto da 37-21. Ai Nets non sono bastati i 18 punti di Spencer Dinwiddie per evitare la sconfitta casalinga, senza riuscire a toccare quota 30 punti segnati in nessuno dei primi tre quarti, chiudendo con il 40% dal campo. Una partita talmente decisa nell’ultimo quarto che è sceso in campo anche il mahatma Udonis Haslem, alla sua seconda apparizione in questa stagione.
Oklahoma City Thunder-New York Knicks 128-103
Paul George sta davvero bene – e si vede. Il suo massimo stagionale da 35 punti è bastato agli Oklahoma City Thunder per avere ragione dei New York Knicks, nonostante la quinta partita saltata da Russell Westbrook sempre alle prese con una caviglia malconcia. Le quattro vittorie raccolte dai Thunder in questo periodo hanno però permesso di riportarsi al quarto posto nella Western Conference, grazie anche ai 19 punti con 7 rimbalzi e 5 assist di Steven Adams e i 15+12 assist di Dennis Schroeder, realizzando il più ampio margine di vittoria della stagione. In casa Knicks ci sono i classici 20 punti di Tim Hardawau Jr. e i 19 di Enes Kanter, salutato da una standing ovation del suo ex pubblico e dalle prese in giro del suo ex compagno di reparto Steven Adams, che a un certo punto ha chiesto ironicamente a coach Fizdale di toglierlo dal campo.
Dallas Mavericks-Utah Jazz 118-68
Dallas e Utah hanno dato vita a una partita storica, anche se ai Jazz sarebbe piaciuto non entrare a farne parte. I Mavericks hanno vinto con uno scarto di 50 punti, il secondo più ampio della loro storia dopo i 53 di quattro anni fa contro i Philadelphia 76ers in piena era Process. Tirando con il 58% dal campo e il 43% da tre punti, i titolari dei Mavs – guidati dai 19 di Harrison Barnes – sono rimasti in campo il tempo necessario per sbrigare la pratica, lasciando che fossero le riserve a occuparsi del resto. I 66 punti segnati dalle riserve di Dallas hanno quasi pareggiato l’intera produzione dei Jazz, che da quando si sono trasferiti da New Orleans a Salt Lake City non avevano mai perso con uno scarto così ampio. I 22 punti segnati in tutto il secondo tempo (13 nel terzo quarto e 9 nell’ultimo) rappresentano il peggio dal 4 febbraio 2000 contro i Lakers, oltre che nettamente la peggior sconfitta di questa stagione. “A un certo punto abbiamo smesso di competere: dobbiamo prenderci le nostre responsabilità perché il tabellone non mente”.