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NBA, a Miami stagione senza brividi, se non di paura: toccato il punto più basso?

NBA

Massimo Marianella

Sfumata la possibilità di portare in Florida Jimmy Butler, incassata la quinta sconfitta interna consecutiva, gli Heat si ritrovano con solo 6 vittorie su 17 gare disputate e senza grandi prospettive di cambiamento. L'unica scossa può darla il rientro dall'infermeria dei troppi giocatori fin qui costretti ai box: basterà per puntare ancora ai playoff?

WHITESIDE A QUOTA 21 PUNTI E 23 RIMBALZI MA BROOKLYN PASSA A MIAMI

FOLLIA JOSH RICHARDSON: LANCIA LA SCARPA TRA IL PUBBLICO E VIENE ESPULSO

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MIAMI – Era una stagione nata senza brividi già in estate, ma adesso gli unici che arrivano sono quelli di paura. Niente dal mercato, niente dal Draft, ora poco e nulla anche dal campo. Bellissime le nuove divise “Vice”, ma questa è forse l’unica categoria in cui in South Florida possano permettersi di guardare dall’alto il resto della lega. A inizio stagione gli Heat erano – per i più ottimisti - addirittura da semifinale a Est. Nella media dei pronostici generali si andava dal terzo posto (dietro Boston e Toronto) al quinto (nel caso Washington e Philadelphia avessero superato le attese). Ora, perse le ultime cinque o, volendo allargare l’immagine, nove delle ultime dodici, anche solo l’idea dei playoff sembra sbiadita e lontana. Questo è certamente il momento più difficile dell’era Riley-Spoelstra a South Beach, ma non solo per i risultati: a preoccupare ancora di più è il fatto la squadra sembra aver perso completamente la sua identità. Una franchigia storicamente basata su difesa e preparazione atletica oggi è un team che cala vistosamente alla distanza e perde un numero incredibile di palloni. Gli Heat si smarriscono alle prime difficoltà, sembrano quasi poco concentrati e con poche idee offensive. Conoscendo i protagonisti non può essere così ovviamente, ma le sensazioni che emergono non sono positive. Dov’è finita la squadra del 30-11 infilato nella seconda metà di stagione due anni fa? Troppi giocatori hanno firmato il contratto della vita, da Hassan Whiteside a Tyler Johnson fino a Dion Waiters: hanno perso motivazioni? La realtà è che rispetto a quella squadra e quel momento storico della NBA – lontano peraltro solo due stagioni - le altre franchigie hanno preso le misure a una serie di giocatori che in quella stagione nessuno conosceva (non solo Whiteside ma anche i vari Justise Winslow e Rodney McGruder) e che oggi invece sanno come contenere. In più quella era una squadra molto aggressiva difensivamente, che giocava ai limiti di un regolamento che oggi – nella volontà della lega di favorire il massimo dei punti possibile – è cambiato a favore degli attacchi, rendendo così meno efficace la difesa degli Heat. Con una situazione salariale che di base li condiziona a mantenere questo gruppo fino all’estate 2020, a South Beach hanno forse perso la grande occasione di dare una fiammata alla stagione lasciandosi sfuggire la trade per Jimmy Butler. Ci sono arrivati vicinissimi – sembra che tutto sia saltato per un bonus cash di 5 milioni di dollari chiesto all’ultimo da coach Thibodeau – dopo che l’accordo sullo scambio per Josh Richardson, Kelly Olynyk e una scelta futura era praticamente scritto. All’ultima richiesta economica Pat Riley ha detto no: in termini di principio a ragione, e in quelli tecnici forse anche, ma ha perso così la grande occasione di dare una scossa importante a tutto l’ambiente. Ora qualche radio locale fa timidamente rimbalzare l’ipotesi Carmelo Anthony: non aiuterebbe certo la difesa, ma un po' d’entusiasmo e di punti li porterebbe. Vero che la partnership con l’amico Chris Paul non ha funzionato, ma a Miami potrebbe provare con l’altro sodale, Dwyane Wade. 

Erik Spoelstra aspetta notizie positive dall’infermeria

Il numero 3 da parte sua, scarico da troppe responsabilità (quella più importante finora l’aver reso mamma Gabrielle Union), in campo sta in realtà contribuendo più delle attese. Viaggia a 14.3 punti di media a partita, terzo realizzatore di squadra dopo Richardson e Goran Dragic, tira col 40% da tre, ha regalato 28 assist e catturato 38 rimbalzi nelle dieci gare disputate. Se il capitano si conferma una certezza, attorno alla sua “Last Dance”, nasce la curiosità di mettere le mani sulla lista segreta (che sembra abbia fisicamente scritto) degli avversari con cui vuole scambiare la maglia a fine partita e quella che invece include i nomi a cui la maglia invece la regala, con tanto di dedica. Il fatto però che la sua assenza per paternità si sia sentita enormemente in campo (2 vinte e 5 perse) è un campanello d’allarme notevole. Vivere come un problema tecnico l’assenza di colui che doveva semplicemente essere poco più che un’aggiunta romantica è emblematico sulla condizione della squadra. Se Dragic continua ad avere problemi fisici al ginocchio, Whiteside appare sempre più mal sopportato in spogliatoio e dallo staff tecnico. Altalenante più che mai, dalle 9 stoppate con 20 rimbalzi e 29 punti rifilati a San Antonio (miglior rimbalzista di squadra in 13 delle 15 partite giocate) si passa ai 9 punti con una sola stoppata in 29 minuti contro i Wizards o ai 6 punti e 7 rimbalzi fatti registrare contro i Lakers. Certo, dovrebbe anche essere messo nelle giuste condizioni per poter incidere con continuità: spesso dimenticato nell’ultimo quarto, si sente invece sempre meno parte del progetto. Chi sta lentamente recuperando dall’operazione estiva di ernia è invece James Johnson, ancora lontano però dalla condizione ottimale per poter tornare decisivo, mentre Waiters è ancora in fase di recupero dall’intervento alla caviglia. Proprio James Johnson, uno dei tre capitani di questi Heat, ha provato a dare la sveglia al gruppo dopo la sconfitta coi Lakers: “Bisogna ricominciare tutto dagli allenamenti. Mettere assieme delle buone sessioni in palestra e ripartire da questo per ritrovare la nostra identità. Sappiamo bene quali sono gli errori che abbiamo commesso, per cui conosciamo la soluzione. Ora non dobbiamo far altro che metterla in pratica. Ottimismo? Certamente perché la società è straordinaria, lo staff tecnico (inteso come la coppia Riley-Spoelstra) è il top dei top e la squadra è formata da un gruppo serio che ha molta voglia di uscire da questa situazione”. Certezze? Una. Le divise “Vice” sono davvero bellissime, anche viste da vicino. Ma non basta.