La NBA celebra la memoria di Martin Luther King con una giornata speciale, in cui risalta la super prestazione da 32 e 14 rimbalzi di Joel Embiid che ferma Harden (37 ) e i Rockets. A New York gli Oklahoma City Thunder passeggiano contro i Knicks grazie ai 31 punti di Paul George e la tripla doppia sfiorata da Russell Westbrook.
KLAY THOMPSON DA RECORD: 10/11 DA TRE E 44 PUNTI, LAKERS KO
ANTETOKOUNMPO E I BUCKS ROVINANO LA PRIMA TRIPLA DOPPIA DI DONCIC
Philadelphia 76ers-Houston Rockets 121-93
“Adoro giocare contro quelli che voi dite siano più forti di me”. Con queste parole Joel Embiid commenta la sua prestazione contro gli Houston Rockets di James Harden, una serata da 32 punti e 14 rimbalzi che lancia i suoi Sixers al 20° successo interno su 24, superando anche l’ennesima gara oltre i 30 punti di James Harden, che chiude a 37 (in soli tre quarti, l’ultimo passato in panchina a riposare, visto il punteggio). Si tratta dalla 20^ gara consecutiva a 30 o più punti per la superstar dei Rockets, che però non possono niente di fronte a un primo tempo da 24 punti di Embiid, un primo tempo che nell’ultimo minuto si infiamma proprio nel duello tra il centro di Philadelphia e la guardia di Houston: un fallo da Embiid fa infuriare Harden (gli arbitri rifilano un tecnico a entrambi per calmare gli animi) e poi a 7.5 secondi dalla fine ancora Embiid va a stoppare in maniera super spettacolare proprio un lay up dell’ultimo MVP NBA. All’intervallo il vantaggio è già di 15 punti per i padroni di casa (65-50) ma è nel terzo quarto che i Sixers spaccano la partita in due, con un parziale di 29-13 fino ad arrivare a un vantaggio di anche 31 punti sul 94-63. Senza Jimmy Butler alle prese con un fastidio al polso destro, Brett Brown manda un ottimo Corey Brewer sulle tracce di Harden, e la difesa del veterano appena arrivato in squadra è superba per tutta la partita, oltre ad aggiungere anche 11 punti in 33 minuti. Philadelphia ha anche 18 punti dalla panchina dal rookie Landry Shamet e 16 da J.J. Redick, mentre si ferma solo a 9 con 6 assist e 6 rimbalzi e 3/12 al tiro Ben Simmons. Tenuti sotto quota 100 per solo la decima volta in stagione (2-8 il record), i Rockets hanno soltanto 14 punti da tutto il quintetto escluso Harden, 18 di Gerald Green e 13 del neo-arrivato Kenneth Faried dalla panchina.
Boston Celtics-Miami Heat 107-99
Boston e Miami sono pari a metà gara ma il 9-0 di parziale in meno di cento secondi con cui i Celtics aprono il secondo tempo è la scintilla che fa esplodere i padroni di casa, che piazzano un terzo quarto da 16/22 al tiro (72.7%) e 37 punti, contro i soli 18 degli Heat. Gli ospiti provano a rientrare in partita negli ultimi dodici minuti, avvicinandosi fino al -5 con quattro minuti e mezzo da giocare. Ci pensano però tre penetrazioni nel cuore della difesa di Miami e altrettanti canestri di Kyrie Irving a chiudere definitivamente il conto. Il n°11 dei Celtics manda a referto 28 punti, 10 assist e 8 recuperi: si tratta della decima prestazione con almeno 20 punti e 10 assist della sua stagione, a una soltanto dal record di franchigia stabilito nel 1986-87 da un certo Larry Bird. I Celtics hanno 19 punti da Jayson Tatum e 17 da Marcus Morris e centrano così la nona vittoria interna consecutiva: al TD Garden non si passa facilmente, come testimonia il record di 18-5. I 18 punti dalla panchina di Derrick Jones Jr. e Dion Waiters non sono sufficienti a dare una vittoria a coach Erik Spoelstra nella serata in cui eguaglia Pat Riley per numero di panchina con i Miami Heat, 849. Per la squadra della Florida si tratta della terza sconfitta nelle ultime quattro.
New York Knicks-Oklahoma City Thunder 109-127
La partita si mette immediatamente sui binari preferiti per i Thunder, che difensivamente hanno vita facile contro lo spuntato attacco dei Knicks. Sono infatti solamente 16 i punti segnati dai padroni di casa nei primi dodici minuti, mentre i Thunder segnandone 34 vanno avanti anche di 20 lunghezze dopo appena dieci giri d'orologio. I rapporti di forza non cambiano neanche nel secondo quarto, nonostante Tim Hardaway Jr. si porti in fretta a quota 12 e Frank Ntilikina si segnali per un paio di possessi difensivi di spessore. All'intervallo infatti sono sempre 20 i punti di vantaggio di OKC, trascinata dai 16 di Paul George e da un Russell Westbrook già in odore di tripla doppia che però nel secondo poi non si concretizza, perché il numero 0 va in panchina dopo meno di 29 minuti sul parquet con 17 punti, 10 rimbalzi e 9 assist. L'ultimo quarto, infatti, è di pur garbage time, visto che ai Thunder basta giusto un'altra accelerazione di Paul George (31 punti per lui alla fine) per avere ragione dei Knicks, a cui si aggiungono i 17 di Dennis Schroeder e i 16 di Jerami Grant. Per New York è Hardaway Jr. il migliore con 23 punti, seguito dai 16 di Allonzo Trier e i 14 di Emmanuel Mudiay.
Utah Jazz-Portland Trail Blazers 104-109
I Jazz sono una delle squadre più calde della NBA, reduci da 6 vittorie in fila, Donovan Mitchell sembra tornato il fenomeno ammirato lo scorso anno ma Portland è cliente sempre difficile, e arriva nello Utah sulla scia di sei successi nelle ultime otto gare giocate. Un terzo quarto da incorniciare di Jusuf Nurkic (17 dei suoi 22 punti arrivano nel parziale, in una serata con anche 9 rimbalzi, 7 assist e 6 stoppate) e i soliti 26 di Damian Lillard trascinano i Blazers al successo: sono due punti di C.J. McCollum (14 alla fine per lui con 6/16 al tiro) a dare il massimo vantaggio agli ospiti sul +12 a meno di tre minuti dalla fine, ma Mitchell non ci sta e riporta i suoi a -4: per il n°45 dei Jazz ci sono 36 punti alla fine, ma non sono abbastanza per regalare la vittoria ai suoi, che hanno anche 15 punti da Jae Crowder e 10 con 13 rimbalzi da Rudy Gobert, la 39^ doppia doppia con cui il centro francese guida la NBA (a pari merito con Joel Embiid). Portland tira 7/13 da tre punti nel secondo tempo e colleziona la bellezza di 30 assist su 45 canestri segnati: i Blazers fanno sul serio, affiancati a Oklahoma City al terzo posto della Western Conference, dove Utah difende coi denti l’ottavo e ultimo posto per i playoff.
Cleveland Cavaliers-Chicago Bulls 88-104
Cavs e Bulls danno vita a un primo tempo che rispecchia pressoché fedelmente le posizioni in classifica delle due squadre, nel senso che tutte e due giocano male per non dire malissimo. Le percentuali sono basse da una parte e dall’altra con le palle perse che abbondano, ma a toccare il massimo vantaggio sul +16 sono gli ospiti, guidati dai 10 punti di Zach LaVine e i 13 dalla panchina di Bobby Portis. I Cavs però riescono a contenere i danni grazie al contributo delle riserve (8 punti Jordan Clarkson e 7 di Channing Frye), andando all’intervallo sotto solamente di sei lunghezze sul 48-42. La difesa dei padroni di casa molla però gli ormeggi nel terzo quarto, mentre ai Bulls basta davvero poco per andare in vantaggio anche di 21 grazie ai 25 punti di Zach LaVine e altri quattro giocatori in doppia cifra. Per i Cavs, sempre più stabilmente la peggior squadra della NBA, solamente i 18 punti di Collin Sexton danno un minimo di speranza per un futuro migliore.
Washington Wizards-Detroit Pistons 101-87
Terza partita del MLK Day e terza gara senza storia, con gli Washington Wizards che dispongono a piacimento dei Detroit Pistons. Già nel corso del primo quarto i padroni di casa vanno in vantaggio di 15 lunghezze, che diventano 20 nel secondo quarto e quindi sfiorano quota 25 nell'ultima frazione, con i Pistons che non danno mai l'impressione di poter rientrare in partita. Sono solamente due i giocatori in doppia cifra per gli ospiti, anche se sarebbe meglio dire che Blake Griffin (29 punti e 9 rimbalzi) viene lasciato praticamente da solo, visto che il secondo è Reggie Bullock con 12 per una squadra che, tolto il numero 23, tira con il 36% dal campo e il 26% da tre. Gli Wizards hanno allora vita facile mandando sette giocatori in doppia cifra con i 20 punti e 12 rimbalzi di Trevor Ariza, i 19 dalla panchina di Otto Porter e i 16 di Bradley Beal (nonostante un brutto 4/12 dal campo). Con questo successo dopo quello di Londra, Washington aggancia Detroit in classifica e si porta a due partite dall’ottavo posto occupato dagli Charlotte Hornets.
Milwaukee Bucks-Dallas Mavericks 116-106
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Atlanta Hawks-Orlando Magic 103-122
La sfida tra Magic e Hawks rimane in bilico per un quarto e mezzo, fino a quando gli ospiti non spingono sull’acceleratore per andare avanti in doppia cifra, gestendo poi il resto della sfida. Merito soprattutto dei due europei di coach Clifford, Nikola Vucevic e Evan Fournier: entrambi chiudono a quota 29 punti, a cui il primo aggiunge 14 rimbalzi mentre il secondo ci mette 7 assist, entrambi utili in maniera diversa per la vittoria dei Magic. Oltre a loro ci sono anche i 16 dalla panchina di Terrence Ross e i 15 di D.J. Augustin, per una squadra che — nonostante l’assenza di Aaron Gordon — si porta anch’essa a due partite e mezza dall’ottavo posto occupato dagli Hornets. Hanno poche ambizioni di post-season gli Hawks, decisamente più interessati a far crescere i propri giovani o a trovare occasioni sul mercato per aggiungerne nel futuro. Nella prima casistica ricadono i 21 punti di Trae Young, a cui si aggiungono i 14+10 di John Collins; per la seconda invece possono fare comodo la prestazione da 24 punti e 9 rimbalzi di Dewayne Dedmon (5/7 dalla lunga distanza) e i 15 punti dalla panchina di Jeremy Lin, due giocatori che potrebbero essere ceduti entro il 7 di febbraio, giorno della deadline del mercato.
Brooklyn Nets-Sacramento Kings 123-94
Il grande momento di D’Angelo Russell non accenna a fermarsi. Il playmaker dei Brooklyn Nets ha festeggiato il premio di giocatore della settimana per la Eastern Conference con una prestazione da 31 punti e 8 assist con 7/14 dalla lunga distanza, diventando il primo Net da Deron Williams nel 2013 a firmare due gare in fila da 30+ punti. È lui il protagonista della quarta vittoria consecutiva di Brooklyn, ormai stabilmente oltre il 50% di vittorie grazie a 17 successi nelle ultime 23 gare disputate. Le improvvisazioni dal palleggio di Russell unite ai 19 punti di Joe Harris hanno permesso ai Nets di creare separazione in apertura di ultimo quarto, lasciandosi alle spalle i Kings che non sono più riusciti a tenere il passo dei padroni di casa dopo un primo tempo chiuso avanti 60-55. Laddove non è riuscito ad arrivare l’attacco ci ha messo una pezza la difesa, che ha tenuto a bada tutte le principali bocche di fuoco dei Kings (Fox 9 punti, Hield 11 e Stein 12) tranne Bogdan Bogdanovic, che ha firmato una doppia doppia da 22 punti e 11 assist a cui ha aggiunto anche 6 rimbalzi. Non abbastanza per bissare il successo sulla sirena di Detroit, con la squadra di coach Joerger ora attesa alla difficile trasferta sul campo dei Toronto Raptors.
Memphis Grizzlies-New Orleans Pelicans 85-105
I Pelicans devono fare a meno per una-due settimane di Anthony Davis ma la prima reazione dei suoi compagni è più che positiva: con quattro giocatori ad almeno 20 punti – 21 a testa per Jrue Holiday (che ci aggiunge anche 11 rimbalzi e 6 assist) e Nikola Mirotic, 20 con 12 rimbalzi per Julius più un ottimo 20&10 (con anche 2 stoppate) di Jahlil Okafor – New Orleans passa sul campo di Memphis grazie a un parziale decisivo di 13-1 nel terzo quarto, all’interno di un secondo tempo dominato 51-35 contraddistinto dal 51% dal campo e da un ottimo 8/14 da tre. L’assenza di Davis non si è fatta sentire neppure sotto i tabelloni, dove gli ospiti hanno dominato 50-35, aggravando la crisi che sembra senza fine dei Grizzlies, giunti alla sesta sconfitta consecutiva e alla n°12 delle ultime 13 giocate. Dopo l’assenza contro Toronto, Marc Gasol torna ad ancorare il centro area dei suoi ed è il migliore di Memphis con 22 punti, 8 rimbalzi e 6 assist: 20 li aggiunge Mike Conley e 14 la matricola Jaren Jackson Jr. ma i Grizzlies tirano il 37% dal campo e devono arrendersi ai Pelicans.