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NBA, Kareem Abdul-Jabbar mette all'asta anelli e cimeli: "Voglio cambiare"

NBA

Il pallone autografato della sua ultima gara, gli anelli NBA conquistati con Lakers e Bucks, le retine portate a casa dopo i titoli vinti a UCLA: il miglior realizzatore della storia della Lega mette all'asta tutto per finanziare la sua fondazione e aiutare decine di ragazzi in difficoltà

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Sgomberiamo il campo da dubbi: Kareem Abdul-Jabbar non ha alcun tipo di problema economico. Scrittore, giornalista e persona di enorme spessore, leggenda NBA e detentore di record ancora irraggiungibili per molti, Jabbar ha deciso di mettere all’asta tutto ciò che ha raccolto nel corso della sua carriera e di donare gli incassi in beneficenza. La fondazione “Gancio Cielo”, che prende il nome dal suo marchio di fabbrica sul parquet – il tiro che gli ha permesso di diventare il miglior realizzatore della storia NBA con i suoi 38.387 punti, primato ancora molto lontano da raggiunger per LeBron James; tra i giocatori in attività il più vicino a pensare di potercela fare – riuscirà a ricavare un bel po’ di risorse dal “sacrificio” che la leggenda dei Milwaukee Bucks e dei Los Angeles Lakers ha scelto di fare ormai da qualche mese. “Non è così complicato per me vendere questi oggetti: so che hanno un valore e un significato affettivo molto particolare, ma non voglio vivere in un museo. Liberarmi di tutta questa roba mi permetterà di recuperare almeno metà dello spazio che ho in casa”. Queste le parole dello scorso ottobre, quando sul sito Goldin Auctions è stata creata una sezione dedicata soltanto ai suoi cimeli. Il problema principale per la casa d’asta è stato quello di fissare un prezzo base, visto che è complicato riuscire a stimare il valore di oggetti che raccontano la storia della pallacanestro: nelle varie settimane sono passati sul sito gli occhialoni che Jabbar ha indossato nei suoi 20 anni di carriera, oltre alle retine tagliate a UCLA dopo la conquista dei titoli collegiali o gli anelli vinti con Bucks e Lakers. Al momento il listino online (aggiornato ogni 15 giorni) permette l’acquisto del pallone autografato con cui Jabbar ha segnato gli ultimi due punti della sua carriera, oltre all’anello vinto a Los Angeles nel 1985 (base d’asta 65mila dollari, ma dopo quattro rilanci si è già arrivati a 80mila) e ai tanti trofei vinti nel suo periodo newyorchese quando ancora si chiamava Lew Alcindor.

Jabbar: "Voglio scrivere una nuova pagina della mia vita"

Perché fare tutto questo? Lo spiega il diretto interessato, con le parole più efficaci: “So che può sembrare assurdo, ma in quello che sto facendo c’è anche una sorta di egoismo. Con l’andare avanti degli anni infatti sono diventato una persona sempre meno affezionata al giocatore che sono stato sul parquet e questo ha generato un distacco crescente da quegli oggetti. Adesso sono concentrato a creare un nuovo racconto della mia vita, con l’obiettivo di pensare al futuro dei ragazzi che non hanno grandi opportunità. Per quello, nel momento in cui ho dovuto scegliere tra il conservare dei cimeli in una stanza a prendere polvere o provvedere a garantire anche solo un’occasione a dei bambini per cambiare la loro vita, ho capito che la decisione da prendere era molto semplice. Vendo tutto, mi sono detto. Guardando indietro a cosa ho fatto nella mia carriera posso ritenermi soddisfatto anche senza dover andare a consultare ogni volta degli oggetti che ricordano quanto accaduto sul parquet: osservare il volto di un ragazzo che sa di poter avere un’opportunità grazie al nostro lavoro non ha prezzo”. Al momento la raccolta ha già fruttato diverse centinaia di migliaia di dollari (cifre da record dopo che in passato già Bob Cousy e Julius Erving avevano messo in vendita per ragioni diverse i loro trofei); soldi investiti in progetti nei quartieri più complicati della sua New York e non solo. Un’occasione unica per i collezionisti quindi di fare del bene e mettere le mani su oggetti dal valore personale inestimabile: basta mettere sul piatto 47mila e un dollaro per portare a casa il pallone della sua ultima partita. Ci sono ancora otto giorni di tempo, affrettatevi.