Le ultime prestazioni a protezione del ferro del n°23 gialloviola hanno fatto discutere; distratto per quasi tutta la gara, spesso battuto dal palleggio e mai in aiuto dei compagni: "Se gli altri vogliono possono provare l'uno contro uno con me. Vediamo come va a finire"
Nella complicata e paradossale stagione dei Lakers, alcuni sono arrivati a domandarsi contro ogni logica (apparente): “E se il problema dei gialloviola fosse LeBron James?”. Un’ipotesi assurda se posta in questi termini, ma che trova parziale riscontro nell’atteggiamento difensivo tenuto spesso e volentieri dal n°23 gialloviola per buona parte della partita. Arrivato a 34 anni, James conosce bene il modo in cui centellinare le energie nella sua 16^ stagione NBA, ma i conti non sempre tornano. La sfida contro Memphis – una sconfitta dolorosa, nonostante la tripla doppia di LeBron – ha messo in evidenza come le scelte del n°23 a protezione del ferro condannino la sua squadra: mancate rotazioni, aiuti soltanto accennati, scivolamenti mai compiuti realmente. E così i lunghi avversari hanno metri di spazio sul perimetro per tirare con tranquillità, gli esterni non incontrano alcun tipo di resistenza quando si buttano dentro e anche gli attacchi più farraginosi trovano il modo di andare con continuità a segno. Alla fine i Grizzlies hanno fatto i propri comodi nell’area gialloviola, per colpa (anche) di LeBron: “Non mi preoccupo delle critiche, quel genere di commenti non mi hanno mai toccato – commenta dopo il successo contro New Orleans - Amo stare sul parquet, giocare e combattere: i miei compagni di squadra lo sanno bene e questa è l’unica cosa che conta. Ciò che mi motiva e mi spinge a migliorare è la voglia di aiutare il gruppo a vincere ogni partita”. Davvero si può pensare che un giocatore di quel livello possa diventare un problema?
La sfida lanciata al resto della Lega: “Attaccatemi pure in difesa”
“Intendiamoci – prosegue James, chiaramente toccato dalla critica - ogni squadra ha il diritto di scegliere di sfidarmi in uno contro uno in difesa. Venite, io sono qui che vi aspetto. Ascolta, qualsiasi avversario può pensare guardando il campo: ‘Oh, c’è LeBron sul parquet”. E poi decidere di attaccarmi in isolamento… Fate pure così e poi vedremo come vanno a finire le cose. Se le squadre hanno intenzione di forzare il cambio su di me con un giocatore più piccolo, di costringermi a difendere su una guardia, il mio avversario potrebbe poi riuscire a segnare. Stiamo sempre parlando di giocatori NBA, il mio obiettivo è quello di rendergli la vita difficile. L’ho fatto su Julius Randle per tutta la sera ed è sotto gli occhi di tutti la sua super prestazione (cosa che non depone a suo favore, ndr) e allo stesso modo ho dato filo da torcere a Holiday quando mi è toccato difendere su di lui”. La giocata che è rimasta negli occhi di tutti infatti è quella che a meno di 90 secondi dalla sirena ha deciso la gara: Ingram che cambia con LeBron dopo il blocco di Randle, Holiday che prova ripetutamente ad attaccarlo invano dal palleggio. Lo scarico su Miller e il pallone che torna di nuovo nelle mani della point guard dei Pelicans: i continui cambi di direzione non fanno vacillare James, contro cui Holiday va a sbattere. Niente fallo, ma palla persa con Reggie Bullock pronto a prendersela e a portarla dall’altra parte. In attacco poi il contributo di LeBron non è mai stato messo in discussione: tripla dall’angolo fuori equilibrio dopo aver quasi perso il pallone. Il sigillo sul successo dei Lakers. “È uno scherzo della natura, può fare letteralmente ciò che vuole – racconta Holiday – può marcare chiunque, giocatori di qualsiasi stazza o dimensione. Il suo contributo è enorme, anche perché atleticamente è uno dei più duttili della Lega. Pensi di essere veloce? Se provi a batterlo te lo ritrovi al ferro pronto a stopparti. E in attacco poi si carica tutti sulle spalle e per questo deve inevitabilmente tirare il fiato ogni tanto in difesa. Con tutto quello che fa, non è certo una cosa su cui si può recriminare”. Qualcuno invece ha pensato a suo rischio e pericolo di stuzzicarlo anche su quello. Auguri a chi dovrà vedersela contro di lui in futuro.