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NBA, auguri Steph Curry: fatto 30 fa 31 e festeggia contro gli Houston Rockets

NBA

Nella serata che ha preceduto il suo 31° compleanno, Steph Curry  ha affrontato per l'ultima volta in regular season i Rockets - ancora imbattuti contro i campioni in carica nei tre precedenti stagionali. Regalandosi 24 punti e la prima vittoria

Golden State Warriors-Houston Rockets in replica giovedì su Sky Sport NBA

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Lo scorso 14 marzo la festa per i suoi 30 anni fece diverse vittime, lasciando Klay Thompson infortunato dopo una brutta caduta, regalando al mondo intero dei video con uno Steve Kerr scatenato per una notte e ridando al tempo stesso carica a un gruppo che sembrava un po’ spento e demotivato. Questa volta Steph Curry dovrebbe optare per una cerimonia più contenuta: in fondo il suo numero è sempre stato il 30 e questi 31 anni cadono a pennello nella stagione in cui Golden State vuole virtualmente chiudere il cerchio. Con una free agency alle porte che promette rivoluzioni a livello di roster, con i complicati rinnovi da chiudere – a partire da quello di Kevin Durant – in casa Warriors sanno bene che questi potrebbero essere gli ultimi mesi di un gruppo da sogno. Poi in molti potrebbero lasciare la squadra di San Francisco. Anche tutti, immaginando un’ipotesi dai contorni clamorosi, tranne Steph. In un gruppo pieno di All-Star e di talento, Curry resta il volto della squadra, il centro di gravità permanente di una corazzata che respira, lotta e si accende assieme al due volte MVP. Thompson è lo specialista, Durant il realizzatore senza limiti, Green il tuttofare, ma che Curry resta l’anima degli Warriors; il giocatore che all’occorrenza sa come accendere la scintilla e mettere in moto una macchina perfetta. Uno di quelli in grado di giocare una stagione da MVP senza che nessuno se ne accorga, come sta accadendo in queste 55 partite di regular season: Curry sta viaggiando a quasi 28 punti di media, con più di cinque triple a segno tirando con il 43% con i piedi oltre l’arco. Cifre irreali, paragonabili soltanto alla stagione 2015/16 – quella della consacrazione e del 73-9 di record. Questi Warriors ci hanno abituato troppo bene, rendendo normale qualcosa che continua a essere sopra le righe anche in un roster di primissimo livello. Le cinque gare con almeno dieci triple a segno nella stessa stagione restano l'apice degli ultimi 12 mesi per un giovanotto che, nonostante i 31 anni ormai alle porte, continua a mantenere la voglia e lo spirito del ragazzo che da tempo si diverte a fare canestro da lontano.

La partita contro Houston, regalo anticipato

Per celebrare nel migliore dei modi il suo compleanno, il calendario NBA ha pensato a un modo particolare di festeggiare Curry, proponendogli la sfida contro gli Houston Rockets, l’unica squadra in grado di impensierire i campioni in carica lo scorso anno ai playoff, ancora imbattuti in questa regular season nei tre scontri precedenti contro Golden State. Tre incroci diversi, sempre spettacolari e dal senso molto importante in vista di un futuro incrocio in post-season. Il primo, datato 16 novembre, risale a un paio di ere geologiche fa. A tenere banco all’epoca era l’esclusione di Carmelo Anthony dal roster dei texani e la lite tra Green e Durant – che appariva come il preludio di una stagione in salita nello spogliatoio Warriors. Houston è riuscita a dimostrare di poter fare tranquillamente a meno del n°7 già da quella sfida, vinta con merito nonostante la partita “nella norma” di James Harden (27 punti con 23 tiri). La seconda gara stagionale invece resta l’apice della stagione da MVP giocata dal Barba: 4 gennaio, nel pieno della striscia da 32 partite consecutive oltre quota 30, Harden ne segna 44 totali in un match vinto all’overtime grazie a un suo tiro da tre punti sulla sirena sul parquet dei bi-campioni in carica. Difficile immaginare una dichiarazione di guerra più esplicita (i Rockets in quell’occasione erano senza Chris Paul), un’immagine migliore per descrivere la sua regular season. Nel terzo episodio invece il Barba è rimasto a guardare i compagni prendersi un successo pesantissimo in trasferta tre settimane fa, trascinati dai ventelli di Paul, Gordon e Faried. Un gruppo compatto, competitivo, andato sempre di traverso agli Warriors, nonostante Curry abbia mantenuto ben alte le sue medie. Nelle due sfide giocate contro i Rockets, il figlio di Dell ha chiuso con il 51% dal campo, cinque triple e soprattutto 30 punti di media. Il quarto capitolo della saga stagionale, però, ha avuto uno sviluppo e soprattutto una fine diversa, con gli Warriors finalmente capaci di sconfiggere Houston (pur senza Kevin Durant) anche grazie ai 24 punti del "festeggiato". E ora il 14 marzo Steph Curry può goderselo riposando e gustandosi un bel successo.