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NBA, Jimmy Butler e il tiro da tre punti che serve all'attacco dei Sixers

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Nell'ultimo mese il n°23 di Philadelphia sta concludendo sempre meno (e sempre peggio) dalla lunga distanza: una regressione che può costare cara ai Sixers in vista dei playoff

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Nella classifica dei GM più attivi nei loro primi mesi di lavoro, Elton Brand alla guida dei Sixers ha scalato in poco tempo un bel po’ di posizioni. Philadelphia in questa regular season ha cambiato pelle più volte, invertendo decisamente rotta rispetto al recente passato senza nascondere le sue ambizioni: l’obiettivo adesso è vincere. Per riuscirci, il roster attorno a Joel Embiid e Ben Simmons è profondamente cambiato e l’arrivo più discusso è stato certamente quello di Jimmy Butler. Tobias Harris infatti in poco più di un mese ha già dimostrato - come pronosticato da molti - di essere il fit ideale per un gruppo che aveva bisogno di gioco perimetrale, di duttilità difensiva e conclusioni dall’arco. Già, il tiro da tre punti resta il grande tallone d’Achille di una squadra che nel pitturato può sfruttare le giocate del lungo più decisivo della NBA (visto che in sostanza la stagione di Anthony Davis è terminata a fine gennaio) e il mix di tecnica e atletismo di Simmons - spesso e volentieri più grosso e attrezzato del suo avversario diretto. Butler però, da un mese a questa parte, ha smesso di tirare da lontano e questa frenata potrebbe pesare non poco sul futuro playoff dei Sixers. I dati sono lì a raccontarlo: il n°23 dei Sixers nelle ultime 14 gare in cui è sceso sul parquet ha tentato 23 conclusioni totali (1.6 a partita), trovando il fondo della retina soltanto in quattro occasioni. Ben 486 minuti trascorsi sul parquet, in cui ha rinunciato più volte a tiri aperti necessari per dare respiro al claustrofobico attacco di Philadelphia. A prescindere dal risultato. Jonathon Simmons e James Ennis sono arrivati nelle ultime ore di mercato per allungare la rotazione e aggiungere pericolosità dall’arco ai Sixers - in assenza di specialisti, il meglio tra ciò che era rimasto a disposizione - ma in un ideale quintetto in cui i Sixers mettono in campo l'artiglieria pesante (Simmons-Redick-Harris-Butler-Embiid, visto sul parquet finora soltanto in cinque occasioni ottenendo ottimi risultati) i tentativi dall’arco di Butler diventano determinanti.

Coach Brown: "So che è un ottimo tiratore, deve tornare a farlo"

L’impatto e le medie tenute da Butler restano di tutto rispetto: 18.4 punti, cinque rimbalzi e quattro assist a partita, con i recuperi (1.8) che superano le palle perse (1.6). La capacità di mantenere il controllo e fare la scelta giusta infatti resta uno dei suoi marchi di fabbrica, così come il gioco in isolamento grazie al quale riesce a produrre 0.99 punti per possesso - conquistando viaggi in lunetta a una media di quattro volte superiore rispetto a quelle in cui perde il controllo del pallone. Caratteristiche da All-Star quindi, ma ai Sixers serve anche altro. “Non penso che questa nuova tendenza di Butler sia una conseguenza dell’infortunio alla caviglia dello scorso gennaio- sottolinea coach Brown - gliel’ho detto e continuerò a ripeterlo: vogliamo che lui continui a tirare più spesso dall’arco, è più che in grado di fare canestro. Non sto giudicando le sue scelte e le letture sui recuperi difensivi, contro cui può convenire mettere a terra il pallone. No, il mio è un discorso generale: voglio che tiri di più dall’arco, perché so che è un ottimo realizzatore”. In carriera Butler non era mai sceso sotto i due tentativi di media in un periodo di 30 giorni: nei 28 mesi complessivi trascorsi sui parquet NBA, la media delle conclusioni si era sempre tenuta al di sopra delle due. In totale, nelle ultime quattro stagioni, Butler ha messo a referto 3.2 tentativi convertiti con il 35.2%: nulla di astronomico, ma numeri fondamentali per un tiratore che deve tornare a farsi rispettare dalle difese avversarie. Tornare a tirare anche a costo di sbagliare, continuando però a rappresentare un potenziale pericolo. L’idea che anche lui possa rinunciare al tiro pesante infatti è un’ipotesi che lo staff tecnico dei Sixers non vuole neanche prendere in considerazione.