Kevin Durant e Cliff Dixon erano cresciuti assieme, nella zona di Washington, a 10 minuti uno da casa dell'altro. L'ex giocatore di Western Kentucky è stato ucciso fuori da un nightclub di Atlanta mentre si apprestava a festeggiare i suoi 32 anni
A poche ore dalla gara contro gli Indiana Pacers, Kevin Durant è stato raggiunto dalla notizia che uno dei suoi migliori amici – Cliff Dixon, 32 anni, ex giocatore per 2 stagioni a Western Kentucky nella NCAA – è stato ucciso fuori da un nightclub di Atlanta, mentre si apprestava a dare il via al party per i suoi 32 anni. Durant e Dixon – ma anche un altro membro degli Warriors, Quinn Cook – erano cresciuti assieme nella zona di Washington, D.C. (Durant è di Seat Pleasant, Dixon di Suitland, a 10 minuti d’auto di distanza) e la loro amicizia si era protratta anche durante i primi anni della sua carriera NBA, quando Durant giocava per i Thunder. Per diverso tempo, infatti, un 16enne Dixon aveva addirittura vissuto a casa della superstar NBA a Oklahoma City, e l’importanza del suo ruolo nella vita di KD era stata anche riconosciuta dalla sua citazione - con nome e cognome - durante il discorso di accettazione del premio di MVP nel maggio 2014. “Non sarei qui senza la vostra presenza, per cui questo trofeo è anche nostro, di tutti noi cresciuti assieme”. “La nostra famiglia era un’estensione della sua e viceversa”, ha scritto su Twitter la madre di Durant, Wanda, confermando la vicinanza dei due. È ovviamente un momento difficilissimo per Kevin e per la sua famiglia”, ha commentato Steve Kerr, uno che un lutto importante – quello del padre, ucciso in Libano - lo ha conosciuto da vicino. “L’umore di tutti oggi era abbastanza sobrio. Per noi che giochiamo o alleniamo la pallacanestro in questi casi diventa una sorta di rifugio, la possibilità di immergersi completamente nel gioco e dimenticare il resto. È forse il modo migliore per poter affrontare una tragedia del genere: so per certo che giocherà con il cuore afflitto da un dolore enorme, ma spero davvero che la pallacanestro possa ridargli un po’ di gioia anche in un momento del genere”. E così dev’essere stato, con Durant che al termine del primo tempo contro i Pacers aveva già segnato 11 dei suoi 15 punti serali, dimostrando la capacità di mantenere la concentrazione sul suo impegno in campo nonostante testa e cuore fossero sicuramente altrove.