
Com'era la NBA (e il mondo) l'ultima volta che LeBron James non ha fatto i playoff
L’ultima volta che LeBron James non ha partecipato ai playoff aveva appena vent’anni ed era alla seconda stagione nella NBA. Da allora sono successe un bel po’ di cose, comprese otto Finali NBA consecutive. Per mettere tutto in prospettiva, proviamo a ricordare com’era la NBA e il resto del mondo nel 2004-05

L’ultima volta che LeBron James non ha partecipato ai playoff aveva appena vent’anni ed era alla seconda stagione nella NBA. Da allora sono successe un bel po’ di cose, comprese otto Finali NBA consecutive. Per mettere tutto in prospettiva, proviamo a ricordare com’era la NBA e il resto del mondo nel 2004-05

Basterebbe anche solo questo numero: il 95.6% dei giocatori attualmente nella lega non faceva parte della NBA nel 2004-05. L’unico superstite ancora in NBA delle Finals di quell’anno è Tony Parker, al tempo impegnato con la bellissima Eva Longoria

James Harden non solo non era nella NBA, ma non aveva neanche la sua inconfondibile barba. D’altronde sfidava Daniel Hackett nei campi di Los Angeles, avendo solo 15 anni…

Luke Walton, attuale coach di James ai Lakers, era al suo secondo anno nella NBA

Ray Allen, con cui James ha vinto il titolo a Miami, era il miglior realizzatore dei defunti Seattle Supersonics

Le squadre della NBA erano appena diventate 30, visto che il 2004-05 è l’anno del debutto degli Charlotte Bobcats

Quella stagione è anche la prima dopo l’addio di Shaquille O’Neal ai Los Angeles Lakers: a Natale ovviamente non può mancare la sfida al suo ex compagno Kobe Bryant

Il 2004-05 è l’anno magico di Steve Nash, passato in estate ai Phoenix Suns e subito MVP della lega – cominciando a cambiare la pallacanestro per come la conosciamo insieme a Mike D’Antoni, votato come allenatore dell’anno in virtù del miglior record della lega (62-20)

Quella stagione passa alla storia anche per “The Malice at the Palace”, la più grande rissa nella storia della NBA tra i Detroit Pistons e gli Indiana Pacers. Ron Artest sarebbe stato sospeso per le rimanenti 73 partite di regular season più i playoff

Un giovanissimo Dwight Howard fa intravedere tutto il suo potenziale a Orlando, ma a vincere il premio di Rookie of the Year è Emeka Okafor

La NBA e l’Indiana salutano Reggie Miller, alla sua ultima stagione in carriera

Allen Iverson con 30.7 punti di media vince la classifica marcatori, diventando anche MVP dell’All-Star Game

Sulla copertina di NBA 2K5, allora sponsorizzato da ESPN, c’era il difensore dell’anno Ben Wallace con tanto di afro

Stesso discorso per NBA Live, che puntava su un giovanissimo Carmelo Anthony

A fine agosto l’area di New Orleans viene spazzata via dall’uragano Katrina, uno dei più paurosi nella storia degli Stati Uniti. L'anno successivo gli Hornets si spostano temporaneamente a Oklahoma City, aprendo alla possibilità della nascita dei Thunder

Uscendo dai confini della NBA e per capire quanto è cambiato il mondo, basti pensare che il 2005 è l’anno di fondazione di YouTube. Tutto il resto – da Twitter a Instagram, mentre Facebook era già in fase embrionale – ancora non esisteva

La Apple è concentrata soprattutto sul lancio degli iPod, prima ancora che gli iPhone o gli iPad invadessero il mercato cambiandolo per sempre

Alla notte degli Oscar trionfa Million Dollar Baby di Clint Eastwood, che vince Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice protagonista (Hillary Swank) e Miglior attore non protagonista (Morgan Freeman)

Jamie Foxx, grande appassionato di NBA, vince il premio come Miglior attore protagonista per Ray

Dopo questo lungo giro, torniamo a James. Che pur non essendo riuscito a portare i suoi Cleveland Cavs ai playoff (nonostante il record di 42-40), concluse quella stagione con la nomination al secondo quintetto All-NBA con 27.2 punti, 7.4 rimbalzi, 7.2 assist e 2.2 recuperi di media in 42.4 minuti a partita (career high). Almeno la sua produzione sul parquet è rimasta praticamente la stessa – che è la cosa più incredibile di tutta la gallery, se ci pensate bene