Il n°8 azzurro viaggia a 25 punti di media con oltre il 50% al tiro dalla lunga distanza nell'ultimo mese - il migliore della sua carriera - realizzatore e anima di L.A. che contro ogni pronostico ha conquistato la qualificazione alla post-season
Un traguardo inatteso (nonostante i proclami di inizio anno), complicato da raggiungere dopo il mercato di febbraio che ha sottratto invece di aggiungere talento. Le valutazioni fatte sulla carta però spesso si scontrano con la realtà, nel bene e nel male. I Clippers si godono una qualificazione alla post-season conquistata contro ogni pronostico. E per quello ancora più piacevole da gustare: “Li avete sentiti anche voi a inizio anno – urla coach Doc Rivers in spogliatoio ai suoi ragazzi – ESPN diceva che avremmo vinto 33 partite. Charles Barkley ne pronosticava sempre 33, e anche a Las Vegas era quella la soglia fissata per gli scommettitori. Adesso invece siamo ai playoff”. È il momento di stappare, Rivers si volta alla sua sinistra e premia il giocatore più rappresentativo della squadra con l’onore di dare il via alla festa. Danilo Gallinari prende la bottiglia e inizia a sommergere i compagni, al termine di una cavalcata imprevedibile sotto molti aspetti anche per gli stessi protagonisti. Sei vittorie in fila, record di 11-1 nel mese di marzo e un quinto posto che se confermato nelle prossime due settimane permetterà di sognare in grande. L’accoppiamento virtuale con i Blazers infatti potrebbe consentire ai losangelini di approfittare delle difficoltà di Portland, orfana di Jusuf Nurkic e costretta a ridisegnare la rotazione e a distribuire in maniera differente le responsabilità. Insomma, una situazione diametralmente opposto rispetto a quello dei Clippers, lanciatissimi e con tre partite abbordabili ancora da affrontare (Cleveland, Memphis e Lakers). Il destino e il piazzamento di Gallinari e compagni si deciderà in realtà contro Milwaukee, Houston, Golden State e soprattutto nello scontro diretto con Utah. Un ultimo sforzo per coronare una regular season andata già ben oltre le aspettative. Degli altri, non dei ragazzi presenti nello spogliatoio.
Il salto di qualità di Danilo Gallinari: un mese da incorniciare
Con la partenza di Tobias Harris e l’arrivo di diversi giocatori di prospettiva (Landry Shamet e Ivica Zubac su tutti), ma ancora tutti da costruire, il messaggio lanciato da una squadra in quel momento ottava a Ovest e molto vicina ai Lakers e ai Kings in risalita sembrava chiaro: i playoff non sono un obbligo, anzi. Con la scelta al prossimo Draft che sarebbe finita ai Celtics in caso di qualificazione alla post-season – protetta top-14, in caso di accesso alla lottery – l’intenzione sembrava quella di rimandare tutto a luglio. Quando il mercato, l’ampio spazio salariale liberato e i tanti free agent in circolazione potrebbero ridisegnare l’assetto dell’intera Lega e non solo della squadra di Los Angeles. Doc Rivers e i suoi ragazzi però, hanno dimostrato sul parquet di avere intenzioni ben diverse. Merito in primis del n°8 azzurro che, senza Harris come spalla offensiva, si è caricato la squadra sulle spalle. Gallinari da dieci partite in fila supera costantemente quota 20 punti realizzati; la striscia più lunga della sua carriera, coincisa con dieci successi. L’unica sconfitta a marzo infatti è arrivata contro Portland, quando l’azzurro è rimasto a riposo. Un amuleto, un portafortuna da 25 punti di media nell’ultimo mese, con il 53% dal campo, il 50% dall’arco su sei tentativi a partita, 6.5 rimbalzi e un eloquente +10.2 di plus/minus. Nei 30 minuti trascorsi in campo da Gallinari – sempre centellinato da Rivers, cosa che fa schizzare in alto il suo rendimento effettivo rispetto all’utilizzo – i Clippers segnano dieci punti in più dei loro avversari. Di gran lunga la miglior versione del n°8 azzurro mai vista nei suoi dieci anni NBA. Il trampolino di lancio ideale in vista dei playoff da giocare da protagonista. "Questo è soltanto l'inizio", commenta soddisfatto e totalmente bagnato Doc Rivers in spogliatoio. Adesso questi Clippers bisogna prenderli sul serio.