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NBA: Belinelli ai playoff insieme a Gallinari, la seconda volta a otto anni dall'esordio

NBA

Per la seconda volta nella storia della Lega ci saranno due italiani in post-season, a otto stagioni di distanza dal 17 aprile 2011: il giorno dell'esordio ai playoff per Gallinari e Belinelli

FESTA CLIPPERS GRAZIE AL MIGLIOR GALLINARI DI SEMPRE

Festeggiare senza scendere in campo. Nella notte la sconfitta di Sacramento contro Houston ha regalato l’aritmetica certezza a San Antonio di giocare ancora una volta in post-season: gli Spurs per il 22° anno consecutivo conquistano l’accesso ai playoff. Una striscia aperta nella stagione 1997/98, con coach Popovich sempre alla guida dei texani che da solo ha partecipato più volte ai playoff di quanto fatto da 11 franchigie NBA in tutta la loro storia. Le sue 167 panchine superano il totale di partite a cui ben 19 squadre hanno partecipato in post-season nella loro storia. L’ennesimo record di longevità portato a casa anche grazie al contributo di Marco Belinelli, tornato agli Spurs e con loro ai playoff dopo la piacevole parentesi a Philadelphia di 12 mesi fa. Il n°18 dei nero-argento è il secondo azzurro che al termine di questa regular season non partirà per le vacanze, dopo che nei giorni scorsi anche i Clippers di Danilo Gallinari si sono presi uno dei primi otto posto della Western Conference. Non succedeva da otto anni che due italiani raggiungessero in contemporanea un traguardo del genere, prima e unica volta in quel 2011 dal sapore di esordio. Il primo azzurro a scendere in campo in una partita di playoff è stato Andrea Bargnani il 21 aprile 2007 (tre punti e un solo canestro in uscita dalla panchina contro i New Jersey Nets), mentre Gallinari e Belinelli condividono una ricorrenza particolare: entrambi infatti hanno calcato un parquet ai playoff NBA per la prima volta a poche ore di distanza l’uno dall’altro, il 17 aprile 2011. Una giornata tornata d’attualità adesso che si ritroveranno di nuovo in campo ad aprile inoltrato.

La prima di Gallinari: super sfida contro i Thunder di Westbrook-Durant-Harden

Il n°8 dei Clippers non gioca una partita di playoff da sette anni; una vita fa a livello NBA, quando durante le sue prime stagioni ai Nuggets, grazie alla sapiente guida di coach Karl, Denver era una mina vagante nel tabellone a Ovest. A livello personale le cifre raccontano di un impatto relativo da parte di un giocatore che negli ultimi anni a causa di infortuni e defezioni non è riuscito mai a ripresentarsi in post-season da protagonista. Il conto totale dice 12 partite (tutte da titolari) tra il 2011 e 2012, sempre fuori al primo turno – cinque sfide contro Oklahoma City nel 2011 e in sette contro i Lakers nel 2012 – con 12.8 punti di media con il 38% dal campo meno del 29% dall’arco. Cifre modeste, sintomo di come non ci sia mai stata l’opportunità di vedere il migliore Gallinari ai playoff. Privato della post-season nel momento di massima forma nel 2013, quando a inizio aprile fu costretto a fermarsi a causa di un problema al ginocchio e a uscire dal campo sulla sedia a rotelle, il n°8 azzurro dei Clippers non è mai stato così incisivo e convincente sul parquet nei suoi dieci anni NBA. A 30 anni ha raggiunto la definitiva maturità tecnica, unita a una tenuta fisica che è sempre stata il suo tallone d’Achille. La prima sfida playoff in carriera è stata la gara-1 contro gli Oklahoma City Thunder dei promettenti Kevin Durant, Russell Westbrook e James Harden. Una partita vinta grazie al massimo in carriera in post-season (dell’epoca) di KD da 41 punti, a cui il n°0 di OKC aggiunse altri 12 canestri per 31 punti. Un match deciso da un canestro molto contestato di Kendrick Perkins, che infilò la mano sotto la retina per prendersi due punti decisivi nel rush finale dell’ultimo minuto. Un esordio amaro, come le due esperienze playoff che Gallinari vuole lasciarsi alle spalle tra qualche settimana.

Esordio vincente per Belinelli, ormai di casa ai playoff

Il 17 aprile 2011 è stato però anche il giorno della prima partita playoff in carriera per Belinelli, sceso sul parquet contro Kobe Bryant, Derek Fisher e Pau Gasol. Una sfida vinta nonostante i pronostici indicassero un risultato ben diverso: merito di uno scatenato Chris Paul, leader di un gruppo dal relativo talento, pieno di ottimi gregari e davvero poco altro. Belinelli ai tempi era il fedele scudiero di CP3, uno dei tiratori preferiti della point guard degli allora New Orleans Hornets, partito titolare anche in quell’occasione. Una gara da 30 minuti sul parquet, chiusa con dieci punti e 4/9 al tiro, oltre a un paio di triple, utili al fianco di un Paul dominante da 33 punti, 14 assist, sette rimbalzi, quattro recuperi e in controllo totale sul match. Una vittoria preludio delle fortunate esperienze fatte dal n°18 Spurs nella fase finale della stagione, a partire dalla cavalcata con Chicago – culminata con la gara-7 contro Brooklyn vinta da protagonista con 24 punti (suo massimo in carriera ai playoff) e tanto di gesto degli attributi dimostrati in una situazione così delicata. Il culmine nel 2014, quando grazie ai 12.6 punti di media con San Antonio riuscì a conquistare un titolo NBA rimasto impresso nella memoria di tutti. Anche l’ultima parentesi a Philadelphia gli ha regalato delle belle soddisfazioni, con tanto di canestro sulla sirena per mandare all’overtime gara-2 di semifinale di Conference contro Boston (dopo aver accarezzato l'illusione che il tiro fosse da tre punti e la partita vinta). Una lunga serie di primati e record che ha avuto inizio otto anni fa. E che tra un paio di settimane scriverà una nuova e avvicente pagina, proprio come accaduto quel 17 aprile 2011. Sempre virtualmente al fianco di Gallinari, la coppia azzurra ai playoff NBA.