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Playoff NBA, Utah spalle al muro si affida a Mitchell: "Mai visto uno così", dice Korver

NBA

Dopo aver sbagliato la tripla del potenziale pareggio in gara-3 a 10 secondi dalla fine, Donovan Mitchell finisce nel mirino delle critiche. Ma un suo compagno non ci sta: "Non abbiamo perso per quel tiro, sono orgoglioso di lui"

HARDEN SPARA A SALVE, MA HOUSTON FA 3-0

ROCKETS-JAZZ: IL RIASSUNTO DELLA SERIE

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L’anno scorso i Jazz sono stati capaci di vincere a sorpresa il primo turno di playoff, da testa di serie n°5 contro Oklahoma City n°6. Ripetere l’impresa quest’anno, quindi, seppure non facile poteva non apparire certo impossibile per i tifosi dello Utah, chiamati a una sfida analoga – 5 vs. 4 – contro gli Houston Rockets. Invece, dopo tre partite della serie, la squadra di coach Quin Snyder è sotto 3-0 e spalle al muro, dopo aver perso le due partite in Texas ma soprattutto aver ceduto gara-3 in casa nonostante un Harden che per tre quarti non è mai riuscito a trovare il canestro (0/15 per lui nei primi tre periodi, prima di segnare 14 punti negli ultimi dodici minuti). In equilibrio per tutta la sera, la terza gara della serie si è decisa con 10 secondi sul cronometro, quando sul 102-99 per Houston, Utah ha messo nelle mani di Donovan Mitchell la tripla del possibile pareggio. Con le attenzioni della difesa su Kyle Korver, il secondo anno dei Jazz – autore di 34 punti in serata con 9/27 al tiro – ha una tripla smarcata che però sbaglia, condannando Utah alla sconfitta. Il n°45 di Utah, leader della squadra, non prende bene errore e sconfitta: “Ho iniziato a sbagliare troppi tiri: non posso fallirne 16 [di cui 11 consecutivi, dopo un’ottima partenza con 5/7 nel primo quarto, ndr]. Il mio ruolo è quello di segnare questi tiri, soprattutto quando sono canestri fattibili”. Parole di onesta autocritica, per un giocatore che prima della terza gara contro i Rockets, nelle due giocate a Houston non era andato oltre il 32.6% al tiro, facendo registrare più palle perse (9) che assist (6). Già prima della prima gara interna della serie, Mitchell aveva voluto scusarsi con la squadra per “non essere stato all’altezza”, promettendo maggior aggressività e impatto. Parole che avevano impressionato un suo compagno di squadra come Kyle Korver, uno dei veterani dello spogliatoio dei Jazz, da più di tre lustri nella NBA e con in bacheca anche un titolo NBA vinto a Cleveland al fianco di LeBron James.

“Mai visto un giocatore come Mitchell”

“Tra le stelle più giovani, non ho mai visto un giocatore come Donovan Mitchell. Non ho mai visto un giocatore della sua età avere una padronanza assoluta del suo gioco, essere già padrone di una squadra e farlo con carisma, con classe. Non l’ho mai visto nei 16 anni che sono nella NBA”, ha dichiarato Korver dopo gara-3. Dando la sua versione di quell’ultimo possesso: “Ha sbagliato un tiro importante l’altra sera, ma questo fa parte di quello che succede. Se ti prendi dei tiri importanti, prima o poi un errore così capita. Se non ti capita mai significa semplicemente che non hai mai giocato partite che contano per davvero, o che non hai mai avuto la fiducia dei tuoi compagni o dei tuoi allenatori per prenderti tiri del genere. Chiunque nella storia del gioco – e dico chiunque – ha un tiro che vorrebbe non aver sbagliato. Alla fine questo errore sarà soltanto una minima parte della sua storia. Conoscendolo, lui per primo finirà per dare troppa importanza a quell’errore ma la realtà è che abbiamo sbagliato tanti tiri liberi, abbiamo fallito schiacciate, lay up, tiri da tre. Non abbiamo perso per quel tiro, abbiamo avuto tante altre chance per poter vincere gara-3”. Un approccio senz’altro saggio, con una visione più ampia che contestualizza un singolo errore in una realtà più grande e complessa, dove i Rockets si stanno dimostrando superiori ai Jazz al di là dei singoli episodi. Ma a Korver interessa soprattutto lanciare un messaggio al proprio leader, anche in vista di una gara-4 tutta da giocare: “Sono super orgoglioso di lui. È sceso in campo dopo aver sentito che secondo tanti non aveva giocato come avrebbe potuto nelle prime due gare della serie e si è caricato l’intera squadra sulle spalle. Per un ragazzo così giovane – 21 anni, quanti ne ha? [22, ndr] – è qualcosa di davvero speciale. È sulla strada giusta per diventare davvero qualcuno nella NBA. Alla fine questo tiro non sarà che una piccola parte del suo viaggio, ma sono sicuro che continuerà a costruire un futuro straordinario”.