Il talento greco va a caccia della consacrazione playoff contro i biancoverdi; un avversario molto più complicato di quanto i risultati della regular season non lascino immaginare. Boston invece si affida a Kyrie Irving e a un sistema difensivo che limiti il n°34 dei Bucks
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Undici vittorie in più in regular season, fissando un margine di vantaggio mediamente doppio rispetto a quello raccolto dai Celtics e un primo posto a Est che garantisce il fattore campo a favore. Tutto senza tenere conto dell’opportunità di avere a disposizione il giocatore più forte della Lega, riposa e meno “spremuto” degli altri in queste prime 86 gare. Sì, Milwaukee è nella condizione migliore per pensare di battere i Boston Celtics, che hanno ritrovato continuità e risultato contro Indiana nel primo turno, ma non hanno mai mostrato quella brillantezza che serve per avere la meglio di una squadra come i Bucks. In una serie di sette partite però, studiando di continuo l’avversario e la sua tipologia di gioco, i Celtics possono pensare di avere più di una possibilità di farcela, nonostante in stagione regolare c’è voluto un vero e proprio miracolo per vincere: 2 novembre 2018, Boston batte Milwaukee in casa nonostante i 33 punti e 11 rimbalzi di Antetokounmpo, mettendo a referto ben 24 triple – nuovo record di franchigia. Un quintetto da 16 canestri da lontano, Marcus Morris da 5/8 in uscita dalla panchina, Semi Ojeleye in campo dal primo minuto per contenere il talento greco e in grado di segnare dieci punti. Tutto perfetto, ma nonostante questo alla fine i Celtics vinsero soltanto di quattro lunghezze, rischiando fino all’ultimo di subire la rimonta degli ospiti. Un precedente che ben racconta la difficoltà di sbarazzarsi di Milwaukee, nonostante l’assenza di Malcolm Brogdon – che salterà di sicuro le prime due sfide e, qualora tornasse in campo, non garantirebbe una resa affidabile. Dall’altra parte Marcus Smart è stato dichiarato assente per tutta la serie già prima dell’inizio dei playoff, nonostante i video degli allenamenti lo mostrino già in grado di poter sprintare. Rientri che potrebbero cambiare gli equilibri a serie in corso in una sfida che dovrebbe andare avanti a lungo nelle prossime due settimane.
La domanda delle domande: chi marcherà Antetokounmpo?
Al Horford, per la maggior parte del tempo, nonostante negli incroci di questa regular season Brad Stevens abbia provato diverse varianti (anche estreme) per garantirsi un’alternativa valida. Già nella serie playoff dello scorso anno Horford si mise sulle piste del n°34 greco: Antetokounmpo chiuse con 25.7 punti, 9.6 rimbalzi e 6.3 assist, tirando con oltre il 57% dal campo – non proprio le cifre di un giocatore contenuto. Quello che più conta però è il fatto che in quei minuti di gioco i Celtics, nonostante un Antetokounmpo di livello, siano riusciti a fare meglio dei Bucks. L’obiettivo infatti è chiaro: limitare il più possibile il principale candidato MVP della stagione, per poi “farsi battere” dagli altri. Come successo nel primo turno di 12 mesi fa, terminato soltanto a gara-7 con la vittoria dei biancoverdi – nettamente favoriti alla vigilia rispetto a questa volta. Khris Middleton giocò una super serie, tirando con il 61% dall’arco e segnando quasi 25 punti di media con una percentuale reale al tiro del 71%. Una macchina da canestri – su cui era impegnato Smart in marcatura e che quest’anno dovrebbe toccare a Jaylen Brown – che tuttavia non fece cambiare il piano partita dei Celtics: “Se vuoi batterci, vai pure, ma noi Antetokounmpo non lo molliamo per nulla al mondo”. Un messaggio chiaro, che i Bucks dovrebbero provare a incrinare adesso che sotto canestro hanno aggiunto una nuova dimensione: con la mobilità difensiva di Horford impegnata sulle piste del talento greco, in caso di quintetto grande dei Bucks qualcuno dovrà pur prendersi cura dei vari Brook Lopez, Nikola Mirotic e altri lunghi in grado di tirare tanto e bene dall’arco. In quel caso toccherebbe a Baynes uscire dalla sua zona di competenza in area, aprendo spazio a penetrazioni e attacchi al ferro. Tutto senza tener conto del fattore Giannis, che incide sempre più in questa stagione: se Antetokounmpo decide di alzare il livello del suo gioco, nessuno può realmente pensare di contenerlo.
Irving versione playoff e il supporting cast dei Celtics
Lo scorso anno però non c'era Kyrie Irving. E Gordon Hayward. Due pedine fondamentali in uno scacchiere diventato sempre più complicato da costruire nel corso della stagione per coach Stevens. Nelle ultime due settimane però i segnali sono stati incoraggianti, soprattutto da parte dell’ex All-Star dei Jazz risultato decisivo in un paio d’occasione contro Indiana e in grado di incidere a gara in corso. Il grande dilemma per Boston adesso è capire se lanciare o meno in quintetto Hayward, perdendo centimetri, ma aumentando in maniera esponenziale la qualità degli interpreti. Di fronte a un attacco produttivo come quello dei Bucks, il vero obiettivo dei Celtics è quello di trovare continuità nella metà campo avversaria, rispondendo colpo su colpo e immaginando una serie dal punteggio ben più alto di quello fatto registrare contro i Pacers. Sterling Brown e in generale il reparto guardie di Milwaukee continua a essere l'anello debole della catena; uno di quelli su cui una squadra esperta come i Celtics dovrà continuare a battere. Tutto senza tenere conto dell'impatto di un leader esperto come Irving, che potrebbe contribuire a spostare l'equilibrio in favore di Boston. Una gara da decidere con la cura dei particolari, come accaduto nel lontano 1974: il primo incrocio playoff tra le due franchigie, che valeva il titolo NBA poi conquistato dai Celtics in gara-7. L'MVP di quelle finali fu John Havlicek, il cui n°17 farà capoline sulle maglie di Boston nella prima partita della serie. Da lassù anche lui potrà godersi uno spettacolo che ha tutte le premesse per rivelarsi spettacolare.