I 29 punti del lungo dei Bucks hanno deciso gara-1 contro Toronto, che ha scommesso (e perso) contro di lui. Continuare a segnare quei tiri fa tutta la differenza del mondo per Milwaukee, chiamata a dimostrare di poter vincere (anche) grazie al supporting cast
L’inizio della partita per Brook Lopez non era stato dei migliori: una tripla sbagliata di parecchio, un tiro provando a creare separazione finito ben lontano dal fondo della retina e un ritmo che non voleva saperne di arrivare. Toronto sul 34-23 a fine primo quarto era soltanto l’ennesima brutta notizia di una partita in salita. La svolta però era a un passo, per un giocatore che in questa stagione si è definitivamente consacrato grazie al lavoro in palestra e all’allenamento: il gioco è cambiato e Lopez ha seguito le sue variazioni, diventando così un’arma decisiva in una finale di Conference dopo che 12 mesi fa aveva faticato a trovare un contratto. “Non ci siamo arresi come squadra: abbiamo continuato a combattere e a soffrire, fino a quando siamo riusciti a mettere il naso avanti. Non ci siamo arresi e questa è una caratteristica che non sempre abbiamo dimostrato di avere”. Lui in particolare non ha mollato la presa, segnando 13 dei suoi 29 punti – massimo in carriera ai playoff – nel quarto e decisivo periodo. Limitato Antetokounmpo, ci ha pensato lui ha regalare il primo successo nella serie ai Bucks. Era dal marzo 2018 che non segnava così tanto e dall’ottobre 2017 che non raccoglieva 11 rimbalzi. Insomma, la partita della consacrazione per il nuovo Lopez, quello che mette a referto quattro triple e quattro stoppate; un combinato disposto che ben racconta la sua duttilità. Nel finale di partita il suo impatto è stato cruciale, difendendo all’occorrenza su Leonard e catturando un paio di rimbalzi rivelatisi poi decisivi. “Questo è il Brook Lopez che tutti conosciamo e apprezziamo”, sottolinea Antetokounmpo. “Vogliamo che lui continui a essere aggressivo, specialmente in questa serie in cui sarà fondamentale il suo apporto”. Dopo il passo falso casalingo in gara-1 contro Boston insomma, l’obiettivo era quello di non commettere un ulteriore errore in apertura di serie.
La difesa dei Raptors e di Gasol, spesso lontani dal perimetro
Toronto adesso dovrà pensare alle contromosse. Il rammarico in casa Raptors infatti è quello di aver sprecato una gara da 30 punti di Kyle Lowry, senza portare a casa il fattore campo. L’arrivo di Marc Gasol in estate è stato l’aggiunta ideale per limitare l’impatto di Joel Embiid nella serie contro Philadelphia, mentre contro un Lopez così perimetrale è inevitabile fare un po’ più di fatica. “Gasol sta cercando in tutti i modi di essere attivo in difesa – aggiunge Antetokounmpo – a protezione del ferro spesso aiuta i compagni e questo porta Lopez a essere libero sul perimetro. Se lui continua a realizzare quei tiri per noi è davvero la svolta”. La giocata che racconta bene il suo impatto arriva a due minuti dal termine: 101-100 in favore di Milwaukee, il n°34 greco dei Bucks raccoglie il rimbalzo e parte a tutta velocità verso l’altra metà campo. Pascal Siakam è lì ad attenderlo, ma dopo tre passi tutti e cinque i difensori Raptors sono collassati in area su di lui. Un muro di maglie nere, con quattro giocatori Bucks distribuiti sul perimetro. Il messaggio è chiaro: tutti, tranne Giannis. A quel punto lo scarico di Antetokounmpo è rivolto a Lopez, ma è basso, quasi sulle stringhe delle scarpe e a oltre otto metri e mezzo da canestro. Il lungo di Milwuakee però non esita, raccoglie un pallone improbabile quasi da terra e in un solo movimento segna una tripla rivelatasi poi decisiva. “Bravo lui”, avrà pensato coach Nick Nurse, ma il piano partita in difesa difficilmente cambierà. Quello è un tiro complicato, non troppo in ritmo, da lontano: quello che i canadesi vogliono concedere, in pratica. Se Lopez continuerà a mandarlo a segno (assieme al resto del supporting cast), per Toronto non ci sarà grosso margine d’azione nella serie.