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Playoff NBA, il segreto dei Milwaukee Bucks è la panchina

NBA

George Hill, Malcolm Brogdon ed Ersan Ilyasova: gara-2 contro i Toronto Raptors ha confermato l’importanza delle riserve dei Milwaukee Bucks, che formano la miglior panchina delle squadre rimaste in corsa nei playoff. E sul super rendimento c’è lo zampino di coach Budenholzer

GIANNIS DOMINA: LEZIONE A TORONTO IN GARA-2

Quando si parla dei Milwaukee Bucks, è inevitabile farsi abbagliare dal talento di un giocatore generazionale come Giannis Antetokounmpo. Se però la squadra di Mike Budenholzer è riuscita a vincere dieci delle undici partite finora disputate ai playoff, è anche — se non soprattutto — per quello che è riuscita a fare nei minuti in cui Antetokounmpo non è stato in campo. La seconda vittoria su due contro i Toronto Raptors arrivata questa notte ne è l’ennesima dimostrazione: in una serata in cui il futuro MVP ha segnato 30 punti con 17 rimbalzi e 5 assist, i Bucks sono comunque riusciti a battere gli avversari di 17 lunghezze nei 13 minuti in cui Antetokounmpo era seduto in panchina, continuando a macinare pallacanestro come fanno ormai da tutta la stagione. Il tabellino finale non mente: dei cinque giocatori andati in doppia cifra oltre a Giannis, ben tre sono entrati a partita in corso — con 13 punti di George Hill, 14 di Malcolm Brogdon e soprattutto 17 di un Ersan Ilyasova ai limiti della perfezione con 7/11 al tiro e +22 di plus-minus in 21 minuti, il miglior dato dei suoi. Loro tre, insieme a Pat Connaughton e ad altri giocatori in grado di “tenere il campo” come Sterling Brown (che ha cominciato questi playoff in quintetto prima di uscire dalla rotazione), Tony Snell, Tim Frazier e D.J. Wilson, formano quella che numeri alla mano è la miglior panchina delle squadre rimaste ancora in corsa nei playoff. Le riserve dei Bucks non solo producono 37.5 punti a partita (solo quelle di Clippers e Nets hanno fatto meglio, ma sono state subito eliminate), ma soprattutto difendono in maniera eccellente secondo i dettami del sistema di Budenholzer: il risultato è che la panchina di Milwaukee è in grado di tenere a bada gli avversari vincendo i propri minuti con un differenziale di +5.2, nettamente al numero 1 di questi playoff.

Il super rendimento senza Antetokounmpo in campo

Per una squadra che ha una sola superstar conclamata in Giannis Antetokounmpo e che ha costruito il proprio sistema attorno alla sua grandezza, reggere nei minuti in cui deve andare a sedersi è di importanza fondamentale. Basti pensare a quanto soffrivano i Cleveland Cavaliers ogni volta che LeBron James doveva andare a sedersi, costringendolo a minutaggi mostruosi nei playoff. I Bucks non hanno questo problema, anzi, si può quasi pensare che Antetokounmpo non stia giocando quanto dovrebbe: con 32.3 minuti a partita il greco è solo il 40° giocatore di questi playoff per minutaggio, superato anche dall’altro All-Star della squadra Khris Middleton. Il motivo è che nei 173 minuti di riposo finora concessi ad Antetokounmpo i Bucks hanno un differenziale su 100 possessi di +12.0, segnando 106.3 punti su 100 possessi in attacco e soprattutto concedendone solo 94.3 in difesa, terzo miglior dato di squadra dopo quelli di Middleton (93.0) e Mirotic (94.0). Su questo dato influiscono un po’ i minuti di garbage time giocati dai Bucks, capaci di chiudere buona parte delle loro partite con svariati minuti di anticipo, ma la sostanza rimane: il segreto delle vittorie dei Bucks è il rendimento quando Antetokounmpo non c’è, e le squadre che finora li hanno affrontati non hanno ancora trovato un antidoto per fermarli.

Il ruolo di Malcolm Brogdon e le gerarchie definite

Su questo super rendimento della panchina influisce anche il rientro in rotazione di un titolare di fatto come Malcolm Brogdon, un giocatore in grado di stabilizzare e migliorare qualsiasi quintetto in cui viene inserito. Nelle tre partite finora disputate — con un campione statistico di soli 69 minuti, va detto — il rookie dell’anno 2017 ha totalizzato un assurdo differenziale su 100 possessi di +34.9, di gran lunga il migliore di tutta la NBA. Ma il trend è confermato anche dagli altri membri della "Bench Mob", visto che al secondo posto con +22.9 si trova un George Hill che sembra tornato quelli degli anni migliori agli Indiana Pacers, e al terzo c’è Ersan Ilyasova con +20.7, riuscendo a dare il suo contributo ogni volta che viene chiamato in causa. Coach Budenholzer ha a disposizione più di un giocatore per poter modificare quintetti e rotazione, il tutto all’interno di un sistema estremamente ben definito in cui tutti sanno quello che devono fare.

La mossa di Budenholzer: togliere Giannis dopo pochi minuti

Per i Raptors, passare dall’inesistente panchina di Philadelphia a questa estremamente competitiva di Milwaukee è come passare dal giorno alla notte: nel turno precedente i Sixers andavano in affanno non appena Joel Embiid andava a sedersi con l’area che improvvisamente si apriva per le penetrazioni dei canadesi; ora l’area è sempre chiusa (i tiri nella restricted area sono passati da 24 a 19 di media), costringendo l’attacco di coach Nurse a prendersi tanti tiri dalla media distanza (da 27 a 33) e costruendo tiri da tre punti aperti solo per i peggiori tiratori del roster, scientemente lasciati liberi dall’intelligente difesa dei Bucks. A rendere ulteriormente difficile la situazione c’è la rotazione molto particolare adottata da coach Budenholzer: come faceva Rick Carlisle con Dirk Nowitzki ai Dallas Mavericks, Giannis Antetokounmpo viene tolto molto presto dal campo (circa a metà primo), rimettendolo a cavallo delle due frazioni per scatenarlo contro le riserve degli avversari. Questo “pattern” di sostituzioni mette di fronte a una scelta difficile: cosa è più conveniente, modificare le proprie rotazioni in modo da pareggiare i minuti di Antetokounmpo con i propri titolari (dando quindi più spazio alle riserve fin da subito) oppure massimizzare i minuti in cui non c’è Giannis per produrre un parziale con i propri titolari e creare un “tesoretto” di punti da difendere al rientro del greco contro la second unit? Fino ad ora, le squadre che hanno cercato la seconda strada per rimanere fedeli alle proprie rotazioni stabilite nel corso dell’anno non sono riuscite a fare nessun parziale davvero significativo contro la strepitosa panchina dei Bucks, mandando in fumo ogni strategia di vittoria. Ecco perché il vero segreto del +168 dei Milwaukee Bucks in questi playoff — terzo miglior dato di sempre dopo 11 partite dopo i Lakers del 2001 e gli Warriors del 2017 — è la panchina di coach Budenholzer.