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Kevin Durant scatenato su Twitter: “Chi ca… guarda i grafici parlando di basket?”

NBA

In una lunga conversazione su Twitter, Kevin Durant ha reso nota la sua idea sull’eterna diatriba tra i tiri da due punti o da tre punti: “Si tira meno dalla media distanza perché vengono proibiti dagli allenatori. Io non guardo le mappe di tiro quando parlo di pallacanestro: il mio gioco si basa sull’istinto, e lo stesso è per tanti altri giocatori della lega”

 

Tutti sanno che a Kevin Durant piace molto stare sui social. E anche se in passato questo gli ha provocato diversi problemi, la nuova stella dei Brooklyn Nets si è reso protagonista di uno scambio di vedute molto interessante con il blogger di Action Network Matt Moore, proprietario di uno degli account più attivi su Twitter (@HPbasketball). Tutto è nato dalle parole di Zach LaVine, che si è lamentato del fatto che i Chicago Bulls gli avessero chiesto espressamente di tirare di meno dalla media distanza per privilegiare le conclusioni statisticamente più efficienti, ovverosia quelle al ferro e quelle da tre punti. Matt Moore ha ripreso un segmento dello show di ESPN The Jump per sottolineare come LaVine abbia tirato con il 35.8% dalla media distanza nella scorsa stagione, mentre da tre punti ha tenuto il 37% — una percentuale superiore anche senza considerare il fatto che il tiro con i piedi dietro l’arco vale un punto in più. “Non sono analytics, è un fatto matematico” la sua spiegazione. Improvvisamente però è arrivato nientemeno che Kevin Durant a dire la sua: “A volte però [quello dalla media distanza] è smarcato. Perché rinunciare a un tiro senza marcatura per uno semi-contestato?”. 

KD: “In tanti rinunciano al tiro dalla media perché non ci lavorano”

Il giornalista, molto rispettosamente, ha fatto notare come per KD questo discorso non sia applicabile (“Tu puoi tirare quello che vuoi, sei Kevin Durant!”), al che il due volte MVP delle Finals ha ribadito: “Non riguarda me: vedo tanti giocatori rinunciare a tiri dalla media distanza anche totalmente aperti per forzare passaggi fuori dalla linea dei tre punti o brutte conclusioni al ferro”. Sulla sparizione dell’arte del tiro dalla media distanza KD sostiene anche che molto dato dagli allenatori che sconsigliano di allenare quella conclusione: “Il gioco sta andando verso le triple e i layup, perciò perché uno dovrebbe lavorare sul tiro dalla media? Se non fosse proibito [dagli allenatori], i giocatori ci lavorerebbero di più e lo svilupperebbero, prendendosi con più fiducia quella conclusione. Il tiro su cui lavori di più è quello che ti riesce meglio”. 

Il tweet virale di KD e la sua posizione sulle statistiche avanzate

La conversazione, invero molto interessante, si è un po’ arenata però quando Moore ha provato a utilizzare le mappe di tiro per spiegare come, all’aumentare del numero di tentativi (e quindi maggiore pratica in campo), non sia corrisposto un aumento delle percentuali — anzi. KD però ha risposto a questo messaggio con un meme di Wynona Ryder confusa da tante formule matematiche complesse, una presa in giro delle statistiche snocciolate da Moore, ed è poi diventata virale una sua risposta a un altro utente: “Chi c…o vuole guardare alle mappe di tiro quando si sta parlando di pallacanestro?”. Un tweet che ha raccolto oltre 12.000 like dagli utenti che hanno seguito la conversazione, conclusa poi con l’opinione di KD sulle analytics: “Io non vedo il gioco in maniera matematica, questa è l’unica differenza nella nostra conversazione. Io capisco il tuo punto di vista, ma abbiamo due visioni diverse del gioco. Le statistiche avanzate sono un buon modo per semplificare le cose. Io di solito mi affido all’istinto: se sono caldo da tre punti, allora tiro molto da tre; se il mio tiro dalla media funziona, allora è lì che vado per cena; se l’area è sgombra, allora rimango nel pitturato. Ogni prima e seconda opzione di una squadra NBA dovrebbe ignorare le statistiche e giocare secondo il proprio istinto, e molti di loro lo fanno”. Lui stesso ha rivelato di guardare le sue mappe di tiro solo una volta a fine anno (“Ho visto quali percentuali avevo da ciascun punto del campo e ho lavorato dove ero mancante, tutto qui”) e di non consultarle mai durante la stagione, basandosi sulle sue sensazioni. Che sono quelle di uno dei migliori realizzatori del gioco e che quindi non possono essere applicate agli altri protagonisti della NBA, ma ci hanno comunque dato un interessante spaccato dentro la testa di uno dei migliori giocatori di pallacanestro al mondo.