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NBA, Miami Heat: Dion Waiters sospeso, fuori nella gara d’apertura della stagione

NBA

La litigata e lo scontro in panchina con Spoelstra sono soltanto l’ultimo episodio di una lunga serie di comportamenti inaccettabili da parte di Waiters - punito da Pat Riley per una partita: “Superato ogni limite, sento di doverlo allontanare”

Dopo un’estate di rinnovamento, l’arrivo di Jimmy Butler e le ritrovate ambizioni di una squadra che spera di prendersi i playoff, Miami è pronta per il via della regular season. Una sfida d’esordio contro i Memphis Grizzlies alla quale non prenderà parte Dion Waiters, sospeso dalla dirigenza a causa di quello che viene definito un “comportamento dannoso per il resto della squadra”. È lo stesso Pat Riley a spiegare che il giocatore degli Heat ha chiaramente superato ogni limite: “Sono avvenuti un bel po’ di incidenti inaccettabili in questa settimana, culminati con la sua condotta non professionale tenuta in panchina la scorsa notte nell’ultima gara di preseason. Come conseguenza di tutto questo, sento di doverlo momentaneamente allontanare dalla squadra per lanciare un segnale”. In molti avevano notato il battibecco a bordocampo tra Waiters e coach Spoelstra, ma gli Heat non hanno indicato poi in maniera specifica quale fosse l’accaduto che ha portato alla drastica decisione. Una multa da 83.448 dollari - ossia la percentuale di stipendio prevista per una delle 82 gare della stagione regolare. Un monito verso chi già a parole aveva lasciato trapelare il suo malcontento - lamentandosi del poco spazio avuto in preseason (14 minuti di media d’utilizzo), nonostante la squadra fosse piena di giovani inesperti: “Conosco bene la ragione per cui sono costretto a partire dalla panchina - raccontava Waiters dieci giorni fa - è soltanto un problema tra me e Spoelstra”. La speranza di Riley è che capisca di non doversi mettere di traverso e non dover ambire per forza a un posto da titolare. Il rischio è quello di passare direttamente in tribuna, senza accomodarsi più neanche in panchina.

Il caso James Johnson all’inizio del training camp

Non il primo provvedimento di questo genere che a Miami sono stati costretti a prendere per lanciare un segnale al roster. La stagione di James Johnson infatti è iniziata con dieci giorni di ritardo, dopo essere arrivato al training camp degli Heat in condizioni che lo staff tecnico non hanno ritenuto accettabili. Una forma fisica “ben al di là dei nostri standard”, il peso corporeo che non rispetta in alcun modo quello di un atleta. Un dettaglio (non da poco) del comunicato con cui Johnson è stato rispedito a casa, per poi tornare in gruppo durante la preseason soltanto il 10 ottobre: “Questo è la prima occasione per riacquistare la credibilità e il rispetto che ho perso”, è stato il suo commento una volta rientrato in gruppo. “Sono anni che gioca qui da noi - aveva raccontato Spoelstra - di certo non può dirsi sorpreso di quanto successo: sa che se non rispetti determinati parametri anche d’estate, poi puoi avere problemi a reinserirti nel gruppo”.