Una prestazione clamorosa del nuovo arrivato non basta a Brooklyn per battere Minnesota: cifre mai viste prima in un opener stagionale, il miglior modo per Irving si presentarsi al suo nuovo pubblico (nonostante la sconfitta)
“Il lavoro non è stato portato a termine, purtroppo. Questi 50 punti entrano a far parte di quelle cifre che hanno valore per le statistiche, ma che alla fine non sono pesati realmente se non riesci a conquistare un successo”. È rammaricato Kyrie Irving, nonostante a livello personale non potesse chiedere di più a sé stesso in una sfida d’esordio con Brooklyn che lo ha visto protagonista per tutti i 38 minuti trascorsi sul parquet. Una gara al limite della perfezione la sua, almeno offensivamente: 50 punti segnati, 17/33 al tiro, 7/14 dall’arco, otto rimbalzi, sette assist e zero palle perse. Il primo giocatore dal 1977 a oggi (ossia da quando si raccolgono nel dettaglio le statistiche in NBA) ad aver segnato così tanto senza aver sciupato neanche un possesso. Eppure, al termine dell’overtime ad avere la meglio sono stati i T’wolves, avanti di 12 all’intervallo lungo nonostante Irving ne avesse già messi 25 dopo due quarti. “Siamo partiti male - racconta coach Atkinson - non siamo una squadra che non vuole passarsi il pallone, dobbiamo solo imparare a conoscerci”. Sarà, ma Irving ha subito pensato di mettersi in proprio. I suoi canestri nella ripresa sono stati decisivi per riportare sotto i Nets, che nel testa a testa dei cinque minuti supplementari non hanno perso il passo e si sono affidati sempre a Irving anche nel possesso finale. Palleggio in isolamento in punta, la palla che rischia di sfuggirgli e poi cadendo a terra, dopo un rapido recupero, il tentativo che si ferma soltanto sul ferro. Una conclusione in parte goffa, che tuttavia stava nuovamente premiando l’ex Celtics - perfetto per tutta la gara, ma non in grado di regalare il successo ai Nets nell’opener.
I record di una prestazione d’esordio mai vista prima
Cifre che fanno luccicare gli occhi agli amanti di statistiche che seguono la NBA. Irving infatti al primo colpo diventa subito uno dei sei giocatori in grado di chiudere con almeno 50 punti una gara con la maglia dei Nets - l’ultimo era stato Deron Williams nel 2012. Se si restringe il campo invece alle partite d’esordio, la sua diventa una prestazione senza eguali: il precedente record con Brooklyn erano i 30 punti di D’Angelo Russell (spazzato via subito anche dai ricordi delle persone e non soltanto dallo spogliatoio Nets), mentre in tutta la storia della NBA il primato apparteneva a Kiki Vandeweghe - autore di 47 punti al debutto con i Portland Trail Blazers nel 1984. Irving inoltre è entrato in un club molto esclusivo di giocatori in grado di partire così forte nella prima gara stagionale: il n°11 di Brooklyn è soltanto il quinto a segnare così tanto nel match d’esordio di una regular season, eguagliando i 50 punti messi a referto da Anthony Davis con i Pelicans tre anni fa. Assieme a loro a quota 50 c’è anche Michael Jordan - unico presente due volte in graduatoria, più su anche con 54 punti raccolti nel 1989. Chiudono la classifica altri due nomi noti della storia NBA: Elgin Baylor, che ne mise 52 nella prima partita della stagione 1959/60, e Wilt Chamberlain - ovviamente primo con i suoi 56 segnati nel 1962. Con un altro overtime e magari con il canestro sulla sirena anche Irving avrebbe potuto salire qualche gradino in più. Sarebbe stato però in grado soprattutto di prendersi la vittoria - quella che non era mai mancata ai suoi predecessori.
Il Barclays Center tutto concentrato soltanto su Irving
Un esordio molto atteso anche da parte del pubblico del Barclays Center, ben consapevole che da questa stagione le cose potrebbero cambiare decisamente in meglio. Gli appassionati di New York hanno riservato a Irving una vera e propria standing ovation all’ingresso sul parquet - ultimo nome annunciato dallo speaker, un riguardo che solitamente viene riservato ai veterani della squadre e non all’ultimo arrivato. I Nets però stanno facendo di tutto per farlo sentire al centro del progetto, evitando di compiere gli “errori” fatti dai Celtics: in spogliatoio ad esempio è suo l’armadietto ad angolo, quello con più spazio che fa gola a molti ma viene usato soltanto dagli All-Star. In questi mesi senza Kevin Durant, al n°11 dei Nets toccherà quindi rispondere alle tante aspettative, tenere alto il livello tecnico e d’esecuzione del gruppo, vincendo il maggior numero di partite possibile. Senza quelle, difficilmente a Brooklyn continueranno a lungo a celebrare i suoi cinquantelli.