Nel corso dell’estate il playmaker degli Atlanta Hawks ha realizzato il suo sogno: quello di allenarsi con Steve Nash, per lui il “Greatest Of All Time”. Lezioni che ha messo subito in pratica rifilando 38 punti ai Detroit Pistons nell’esordio stagionale: “Ha un potenziale da All-Star” ha detto il due volte MVP
Trae Young era a Madrid il 1 giugno scorso, felice di poter assistere al Wanda Metropolitano alla finale di Champions League tra Liverpool e Tottenham. Non era l’unico. C’era un altro (ex) giocatore NBA con una folle passione per il calcio e in particolare per gli Spurs: Steve Nash. Incontrarlo, per Young, ha avuto un significato particolare: Nash è sempre stato il giocatore preferito della point guard di Atlanta, il campione ammirato e idolatrato da ragazzino che finalmente – grazie al suo allenatore agli Hawks Lloyd Pierce, che con Nash ha giocato al college a Santa Clara – era riuscito a conoscere durante una trasferta nel corso della sua prima stagione NBA. I due, prima di gustarsi la finalissima di Champions, si sono messi d’accordo rapidamente su una cosa: rivedersi in estate per allenarsi assieme. Una richiesta di Young, ovviamente, subito accettata con grande disponibilità dal due volte MVP con la maglia dei Phoenix Suns. Appuntamento a Torrance, Los Angeles, in una palestra chiamata Shoot 360. “Ne ho approfittato per chiedergli di tutto”, ammette la point guard degli Hawks. “Le sue visioni sul campo, sui pick and roll, alcuni consigli sul gioco dalla media distanza, come migliorare negli uno-contro-uno, l’importanza di tenere il baricentro basso per poter cambiare direzione con più facilità, come studiare e capire gli angoli giusti…”. Nash non ha lesinato sui consigli, “perché Trae ha tantissimo potenziale. Come giocatore mi assomiglia, per come possono assomigliarsi due giocatori di epoche diverse”, l’opinione del canadese. “Abbiamo abilità simili: tiriamo bene – da tutte le distanze: da lontano, dal mid range, al ferro con il floater – e abbiamo sviluppato una certa creatività quando ci avviciniamo a canestro perché non possiamo contare sull’esplosività di tanti nostri colleghi”.
Un idolo chiamato Nash: “Per me è il più grande di sempre”
Ma non di solo tiro vive Trae Young, anzi: Steve Nash è il primo a riconoscere che “ha una meravigliosa visione di gioco e capacità di passaggio. Sta crescendo in un’era in cui le point guard hanno più libertà di attaccare per conto proprio: fosse nato nella mia era, probabilmente avrebbe dovuto pensare prima a passarla ma se la sarebbe cavata comunque perché ha un occhio incredibile”. Parole che devono aver fatto particolarmente piacere a Young, visto che per lui Nash è “The GOAT” (Greatest Of All Times, il migliore di tutti i tempi): “Lo apprezzo e mi fa piacere, ma di questi tempi tutti vengono chiamati ‘GOAT’” ha detto il canadese con un sorriso. “Sono uno dei 1.000 GOAT in giro, immagino”. Un’ammirazione che Trae ha sviluppato soprattutto come abbonato degli Oklahoma City Thunder, presentandosi spesso con grande anticipo alle partite per poter studiare le routine di allenamento dei suoi giocatori preferiti — oltre a incontrarne qualcuno grazie ai contatti di papà Rayford, ex stella universitaria a Texas Tech. “Nash era sempre il giocatore che voleva vedere” ha raccontato a The Undefeated. “Trae amava il modo in cui riusciva ad alzare i ritmi e a usare le sue capacità pur giocando sempre sotto il livello del ferro. Dominava la posizione di point guard con un gioco molto simile al suo”.
Lo spettacolare esordio stagionale a Detroit: 38 punti in 37 minuti
Young ha cominciato alla grande la sua seconda stagione in NBA realizzando 38 punti in 37 minuti nella vittoria sul campo dei Detroit Pistons, frutto di un ottimo 11/21 dal campo, 6/10 da tre e 10/12 ai liberi, aggiungendo anche 7 rimbalzi e 9 assist a una prestazione macchiata solo dalle 6 palle perse. Segno che c’è ancora qualcosa da migliorare, ma che i miglioramenti nella seconda parte della stagione da rookie non sono stati un caso: “Trovo impressionante che un giocatore così giovane riesca a entrare nella lega, diventare il volto di una franchigia e adattarsi così velocemente” ha detto Nash sul suo nuovo “protetto”. “Specialmente per un giocatore che non corre e non salta più degli altri. Ha un grande potenziale: può diventare un All-Star e guidare non solo la squadra ai playoff, ma a vincere delle serie”. E se lo dice Steve Nash, c’è da crederci.