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NBA, a New York è già crisi: in pericolo la panchina di coach Fizdale?

NBA

L'avvio stagionale con 2 vittorie e 8 sconfitte e l'ennesimo brutto ko interno scatenano l'ira del front office dei Knicks: "Manca lo sforzo, risultati sotto le aspettative. Dobbiamo far meglio nelle prossime 10 gare". Che per molti suona già come un ultimatum per la panchina di Fizdale

Un’altra brutta sconfitta interna (-21 dai Cleveland Cavs, sopra anche di 30 nel corso della gara) e il terzo ko con almeno 20 punti di scarto nelle ultime quattro gare ha fatto suonare gli allarmi all’interno del Madison Square Garden. Dopo le prime 10 partite stagionali, i Knicks si ritrovano sul fondo della lega — 2 vinte, 8 perse (“Ma anche a 2.5 gare di distanza dall’ottavo posto”, fa notare David Fizdale) — e questo non è accettabile: “Non siamo felici di quanto espresso finora”, tuonano all’unisono il presidente dei Knicks Steve Mills e il gm Scott Perry, che escono allo scoperto nel dopo partita anche per placare i fischi impietosi del pubblico di New York. “Dobbiamo mostrare più costanza, soprattutto nello sforzo messo in campo. La squadra ha sprazzi positivi ma non bastano. Non siamo concentrati sul record quanto invece sui miglioramenti che vogliamo vedere, sulla capacità di questa squadra di mettere in campo con costanza uno sforzo maggiore”. Si guarda quindi dietro a un record disastroso, per provare a individuarne le cause, ma è ovvio che due sole vittorie in 10 gare non sono accettabili: “In queste prime dieci partite siamo sotto le aspettative, non ci sono dubbi, ma fortunatamente potremmo ribaltare le cose già nelle prossime 10”, fa sapere il front office dei Knicks, in quello che molti — sulla stampa newyorchese — hanno già letto come un ultimatum per coach Fizdale, il cui posto sulla panchina bluarancio, scrive il New York Post, è sicuramente in bilico nonostante le dichiarazioni di facciata: “Abbiamo pazienza e crediamo tanto in coach Fizdale quanto nel gruppo di giocatori che abbiamo assemblato”. “Mi assumo tutte le responsabilità — dice da parte sua l’ex allenatore di Memphis — ma non ho certo bisogno che mi si ricordi l’urgenza di cambiare questo trend. Vivo con questo senso di urgenza, so benissimo di non avere chissà quanto tempo per trovare l’identità di questa squadra. Mi fa piacere sentire le loro parole, dimostra che ci tengono, ma io vivo quotidianamente all’interno dello spogliatoio, conosco tutte le dinamiche. Stiamo lavorando bene ma i risultati non arrivano: troverò una soluzione”.

Le parole dei giocatori: parla Marcus Morris

Se al momento, almeno a parole, l’atteggiamento della coppia Mills-Perry è attendista (“Dobbiamo continuare a martellare la roccia: prima o poi si spaccherà”), il loro sfogo trova proseliti anche in spogliatoio: “Hanno ragione — ammette Marcus Morris — se fossi un dirigente sarei infuriato anch’io. Il nostro coaching staff sta facendo un ottimo lavoro, abbiamo ottimi giocatori, una grande chimica di squadra: sta a noi migliorare. Non sono loro a concedere 20 punti in avvio di primo tempo: siamo noi. E quindi è colpa nostra, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”. Anche perché il proprietario James Dolan — si sa bene — è individuo alquanto vulcanico: “Vive la sua squadra con la nostra stessa passione — spiegano Mills e Perry — per cui anche lui vorrebbe vedere risultati diversi, migliori. Lui è il nostro primo tifoso, crede in quello che stiamo facendo ma ovviamente ha le nostre stesse aspettative”. Che sicuramente non sono quelle di esibire il peggior record NBA dopo neppure un mese di stagione regolare.