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Jeff David, il dirigente che ha rubato 13 milioni di dollari ai Sacramento Kings

NBA

Un lungo articolo di ESPN ha raccontato la storia della frode di Jeff David, ex dirigente di punta delle vendite dei Sacramento Kings che ha sottratto alla franchigia 13 milioni di dollari senza che nessuno si accorgesse di nulla. L’intuito di una collega delle risorse umane, però, ha cambiato la sua vita per sempre

Spesso le storie più assurde immortalate nei film sono quelle tratte da fatti realmente accaduti. La storia di Jeff David è ancora troppo fresca per diventare materiale da Hollywood, ma gli elementi per farla diventare un film ci sono tutti: soldi, frode, smania di emergere, misteri, investigazioni e un personaggio improbabile in grado di ribaltare la situazione. La vicenda è stata raccontata nel dettaglio in un lungo articolo su ESPN firmato da Kevin Arnovitz dal titolo: “Come il dirigente NBA Jeff David ha rubato 13 milioni di dollari ai Sacramento Kings”. Un titolo accattivante che mette in risalto quanto fatto da David nel suo decennale piano di frode per sottrarre una somma così ingente alla franchigia californiana — riuscendo quasi a farla franca.

Il piano decennale di Jeff David per rubare 13.4 milioni

Jeff David era il chief revenue officer dei Sacramento Kings, di fatto il responsabile delle entrate della franchigia. Una figura di spicco all’interno della parte “business”, che si occupa di far crescere gli introiti della squadra attraverso accordi commerciali e sponsorizzazioni di vario genere. Una posizione che David era arrivato a ricoprire dopo essere tornato ai Kings dopo un breve passaggio negli uffici della NBA e dopo che per la franchigia californiana aveva già ricoperto la posizione di vice-presidente delle partnership con le aziende. Proprio in questo ruolo, nel 2009, aveva deciso di aprire una sua piccola agenzia privata per consulenze di marketing sportivo, la Sacramento Sports Partners LLC: le cose non stavano andando granché bene e David a quel tempo pensava di doversi mettere in proprio per poter assicurare un futuro alla sua famiglia. Ma al suo ritorno ai Kings era riuscito ad assicurarsi una posizione di tutto rispetto che lo portava a guadagnare oltre 360.000 dollari l’anno. Ciò nonostante, la Sacramento Sports Parners LLC è sempre rimasta lì dormiente, senza prendere neanche un lavoro ma senza mai neanche essere chiusa.

 

Perché è così importante? Perché attraverso quella sua agenzia Jeff David ha fatto confluire pagamenti che, nel corso del tempo, hanno raggiunto la somma di 13.4 milioni di dollari. Il piano era piuttosto semplice: godendo di una libertà pressoché assoluta all’interno della franchigia, David concludeva accordi di sponsorizzazione con aziende per conto dei Kings ma emetteva le fatture in modo tale che i soldi finissero alla Sacramento Sports Partners. Tutto è cominciato nel 2012 con una piccola sponsorizzazione da 30.000 dollari per Peak Sports di cui solo David era a conoscenza avendola trattata in prima persona, passata inosservata per una franchigia che fatturava 13 milioni all’anno da accordi di quel tipo.

 

Poi però nel 2015 è arrivato il momento di discutere dei “naming rights” della nuova arena dei Kings, al tempo ancora in costruzione, trattative di cui David si è fatto carico in prima persona: quei diritti sono andati all’istituto di credito della California Golden 1 per un totale di 20 anni e 110 milioni di dollari complessivi, suddivisi equamente in scaglioni da 5.5 milioni l’anno, ma durante le trattative la Golden 1 (che aveva grande smania di associare il proprio nome a quello dei Kings) si offrì di anticipare anche dei soldi nel caso fosse necessario — informazione che sarebbe tornata utile più tardi. David poi ha chiuso un altro accordo di sponsorizzazione per il nuovo campo di allenamento dei Kings con l’azienda no-profit Kaiser Permanente per un totale di 28 milioni di dollari in dieci anni. Sostenendo però che i costi della costruzione della nuova arena stavano aumentando, David — senza che la franchigia ne sapesse nulla — ha chiesto a Kaiser un pagamento immediato di 4.4 milioni a cui l’azienda ha detto di sì: sulla fattura con l’intestazione dei Sacramento Kings e la firma falsa del presidente dei Kings Chris Granger, però, il pagamento non era indirizzato alla franchigia ma bensì alla Sacramento Sports Partners, quindi a David stesso. 

 

Nella stessa maniera e memore della promessa fatta al tempo dell’accordo, nel 2016 ha chiesto alla Golden 1 di ristrutturare il loro accordo ventennale in modo tale da ricevere subito 9 milioni di dollari, lasciandone meno negli ultimi anni dell’accordo, sempre fatturando in modo tale che quei soldi finissero alla SSP. E così, nel giro di un anno, si era appropriato di 13.4 milioni di dollari senza che nessuno all’interno della franchigia potesse sospettare nulla, anche per una chiara negligenza da parte dei suoi colleghi — sebbene i Kings, che non hanno parlato nel dettaglio di questa storia, abbiano rilasciato un solo commento: “Qualsiasi organizzazione avrebbe potuto subire un tradimento del genere da un proprio impiegato di cui si fidavano. Jeff David operava da solo”.

Come Jeff David è stato scoperto da Stacy Wegzyn

Dopo aver fatto passare un po’ di tempo, con buona parte di quei soldi ricevuti da Golden 1 e Kaiser Permanente nell’estate del 2017 David ha acquistato una casa da 3.8 milioni di dollari a Manhattan Beach, Los Angeles, a mezzo miglio di distanza da un’altra proprietà acquistata a Hermosa Beach con l’obiettivo di ristrutturarle per affittarle e guadagnare ulteriori soldi. Erano due acquisti ben al di sopra delle possibilità di un dirigente del suo calibro, per quanto sicuramente ben pagato per il suo lavoro ai Kings e ben conosciuto nell’ambiente, visto che nell’estate del 2018 è passato ai Miami Heat sempre per ricoprire la posizione di CRO. Quello che non poteva immaginare è che nel suo passaggio dai Kings alla franchigia della Florida avesse lasciato dietro di sé una traccia, tanto minuscola quanto fondamentale: una cartella chiamata “TurboTax” nel quale c’era la prova dei pagamenti effettuati a favore della SSP.

 

Stacy Wegzyn, vice-presidente delle risorse umane dei Kings, aveva bisogno di un documento di routine sulla strutturazione degli accordi di sponsorizzazione che David si era dimenticato di fornire nel suo passaggio agli Heat. La Wegzyn ha quindi chiesto al dipartimento IT della squadra di cercare quel documento nel cloud di David e, cercandolo, si è imbattuta nella cartella chiamata proprio “TurboTax”. Al suo interno c’era un documento su una proprietà di Los Angeles e un paio di documenti fiscali della Golden 1 e della Kaiser Permanente intestati alla Sacramento Sports Partners, agenzia di cui nessuno all’interno dei Kings sapeva nulla. Da lì è nata una ricerca minuziosa che è passata anche attraverso le mail di David nelle quali la Wegzyn ha trovato le prove dei pagamenti effettuati dalle due aziende alla SSP. Tutto questo, dopo notti febbrili, l’ha portata a contattare l’FBI e i Servizi Segreti per denunciare quanto scoperto. Il resto, come si suol dire, è storia.

 

Jeff David è stato inizialmente fermato durante il suo trasloco a Miami e, dopo aver provato inutilmente a sostenere che aveva sempre avuto intenzione di restituire quei soldi, si è dichiarato colpevole per le accuse di frode e di furto d’identità presso una corte nel West Virginia. Lo scorso giugno è stato condannato a sette anni di reclusione nel Federal Correctional Instutition dello stato e a 44 anni lascia dietro di sé la moglie Kate e i tre figli, che non vedrà per buona parte della sua prigionia per non traumatizzarli. “Ho perso il rispetto che mi ero guadagnato, il lavoro che avevo e una carriera che amavo e nella quale avevo avuto successo” ha detto David durante una delle udienze per il suo processo. “Ma non mi interessa quello che è successo a me, mi interessa più fare la cosa giusta per le persone che ho offeso e a cui ho fatto del male”. Jeff David aveva tutto: un lavoro rispettabile e ben pagato, una moglie adorante con cui stava da dieci anni, tre figli in salute. Ma non gli è bastato perché si sentiva il più povero all’interno di un lago pieno di pesci grossi, e ha finito per perdere tutto.