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NBA, Spencer Dinwiddie, la stella dei Brooklyn Nets che non ti aspetti

NBA

Dario Vismara

Non Kevin Durant, non Kyrie Irving e neanche Caris LeVert: il record di 6-2 dei Brooklyn Nets porta la firma di Spencer Dinwiddie, spettacolare anche contro i Boston Celtics con 32 punti e 11 assist. Ma la sua ascesa mette i Nets davanti a questioni importanti per il futuro

BROOKLYN, NY - Non appena il PR dei Brooklyn Nets annuncia che Spencer Dinwiddie è pronto a rispondere alle domande dei giornalisti dopo la vittoria contro i Boston Celtics, una quindicina di persone abbandona Garrett Temple a metà della sua risposta per asserragliarsi attorno all'armadietto del numero 8 e raccogliere qualche scampolo di parola. Non elegantissimo, bisogna dirlo, ma succede abbastanza spesso negli spogliatoi NBA - specialmente quelli pieni di stelle. Solo che magari a inizio stagione i Nets si aspettavano che succedesse per Kyrie Irving o per Caris LeVert, invece il momento migliore della loro stagione sta coincidendo con l'ascesa del playmaker (teoricamente) di riserva. Spencer Dinwiddie ha regalato spettacolo contro i Celtics, chiudendo con 32 punti, 11 assist e 6/8 da tre punti in una prestazione spettacolare, anche se c'è un'altra statistica che i suoi compagni hanno notato: il 6/6 ai tiri liberi. Le prime risposte di Dinwiddie ai giornalisti sono infatti sovrastate dalle prese in giro di Iman Shumpert e DeAndre Jordan, sicuramente i due veterani più rumorosi in uno spogliatoio in cui di Kyrie Irving e Kevin Durant si vedono solo gli armadietti intonsi ai due lati opposti della stanza. "Il mio uomo sta guadagnando il rispetto degli arbitri, guarda che sorriso ha sulla faccia!" ripete più volte Shumpert, estremamente divertito anche dalle attenzioni che i media rivolgono al giocatore della settimana in carica.

Il lato positivo delle attenzioni sui Nets

Le attenzioni in generale sono il motivo per il quale, secondo Dinwiddie, sta tirando più liberi rispetto al passato: "Il mio approccio verso il gioco non è cambiato, cerco sempre di dare il massimo per la squadra in base a quello che mi viene richiesto: a volte è attacco, a volte è difesa" ha detto dopo la gara. "Ovviamente con tutti gli infortuni che abbiamo avuto il mio ruolo è cambiato più volte, ma l'approccio rimane sia che parta titolare o cominci dalla panchina. Avere un paio di giocatori al massimo salariale ci mette più attenzioni addosso, visto che siamo passati da una squadra sottovalutata a una che 'deve vincere', ma se mi aiuta ad avere più liberi... allora devo dire grazie a tutti voi" dice con un sorriso. In realtà la sua crescita ha poco a che fare coi giornalisti e molto con la sua fiducia, come sottolineato anche da coach Kenny Atkinson dopo la gara: "In questo momento sta giocando ai livelli dei migliori in assoluto in NBA: la sua fiducia in se stesso è a livelli altissimi. Avere la squadra in mano lo ha costretto a migliorare ancora rispetto allo scorso anno: quando tornerà Kyrie avremo una squadra ancora più forte".

Come cambiano i Nets con Dinwiddie invece di Irving

Proprio la differenza tra il rendimento dei Nets prima e dopo l'infortunio di Irving e l'ingresso in quintetto di Dinwiddie è il tema principale di questo scorcio di stagione di Brooklyn. La squadra di coach Atkinson ha vinto 6 delle ultime 8 gare (anche se solo quella con Boston è arrivata contro squadre sopra il 50% di vittorie) risalendo fino al settimo posto nella Eastern Conference con un record di 10-9, decisamente meglio rispetto al 4-7 fatto registrare con Irving in campo. È ingiusto addossare tutte le colpe a Kyrie se le cose vanno meglio quando lui non c'è, ma nelle ultime otto gare i Nets hanno toccato quota 30 assist ben tre volte, cosa che con Irving in campo è successa solo una volta (in casa contro New Orleans). E con Dinwiddie il differenziale su 100 possessi della squadra è di +2.8 grazie al miglior offensive rating di squadra (111.5), mentre con Kyrie - che però non ha potuto godere della parte più morbida del calendario - i Ners si fermano a -1.4.

 

Balza però subito all'occhio che con Dinwiddie alla guida della squadra il pallone si muove molto più velocemente, passando da lato a lato in transizione anche a rischio di perderlo (in un paio di occasioni nel quarto periodo contro Boston quelle palle perse sono costate care). Dinwiddie è uno di quei playmaker in grado di agire con e senza palla in maniera ugualmente efficace, scaricando il pallone sempre con i tempi giusti e condividendo con i suoi compagni gli oneri dell'attacco, sfruttando la sua intelligenza e la sua altezza per "vedere" sopra le difese e ribaltare il lato con grandissimo tempi. Irving, a torto o a ragione, ha altre caratteristiche dettate dal suo enorme talento nell'uno contro uno, e finora il suo inserimento nel sistema di coach Atkinson non ha dato esattamente i frutti sperati. Non che sia un grosso problema: questa stagione dei Nets ha inevitabilmente il sapore di un lungo prologo di quello che succederà l'anno prossimo con il ritorno in campo di Kevin Durant, ma la dirigenza dovrà capire bene quali giocatori si sposano bene con la squadra che vorranno costruire attorno a KD e Irving. Dinwiddie in questo momento sta dimostrando di essere una point guard titolare in NBA, ma a Brooklyn quello spazio potrebbe non esserci - anche perché bisogna considerare la presenza di un altro portatore di palla come Caris LeVert già rifirmato per il futuro. Una situazione intricata che la dirigenza guidata da Sean Marks dovrà risolvere in vista della prossima stagione, anche prendendo delle decisioni difficili in sede di mercato per massimizzare le chance di una squadra che per ora è solo potenzialmente una contender per il titolo.