Il n°22 dei Miami Heat è considerato uno dei giocatori più intensi della lega e un grandissimo difensore. Se la deve vedere spesso contro il miglior attaccante della squadra avversaria, ma contro questi cinque nomi anche Jimmy Butler ammette di far fatica. E spiega il perché
Oggi Jimmy Butler è considerato uno dei difensori più selvaggi e intensi di tutta la lega, perfetto per calarsi da protagonisti nella mentalità della sua nuova squadra, i Miami Heat, che Pat Riley ed Erik Spoelstra hanno da sempre costruito su una mentalità guerriera. Ma c’è stato un momento in cui Butler non era neppure convinto di poter giocare nella NBA: “Al mio ultimo anno di liceo però mi ritrovai in campo contro un paio di giocatori di Marquette, uno era Wes Matthews, l’altro Lazar Hayward. Dopo quella partitelle vennero da me per dirmi: ‘Jimmy, tu puoi giocare nella lega’. Da quel momento ho lavorato sempre al massimo per riuscirci, ispirandomi più di tutti a Dwyane Wade, il giocatore di Marquette”. Oggi, con Wade ritirato, Butler sceglie per "The Players Tribune" i cinque nomi dei cinque campioni più difficili da marcare di tutta la NBA. E ne spiega le motivazioni
LEBRON JAMES | Butler ammette che non avrebbe voluto inserire “King” James nella sua top 5. Troppo facile. L’idea era di puntare i riflettori su altri talenti. Ma poi si è reso conto che una top 5 senza LeBron non è una vera top 5. “È ancora il giocatore più completo di tutta la lega – dice del 23 gialloviola – perché fa tutto bene: tira, passa, attacca il ferro, difende. Serve un canestro: si va da LeBron. Serve un rimbalzo, un recupero o una stoppata? Idem. La sua combinazione di velocità e atletismo, di forza ed esplosività, è unica, così come unica è la sua capacità di giocare tutti e cinque i ruoli. È il giocatore con cui tutti vogliamo alla fine misurarci: se reggi contro LeBron, vuol dire che stai facendo qualcosa di veramente buono; e se invece non ce la fai, beh, sei semplicemente umano”
KYRIE IRVING | Jimmy Butler lo definisce “uno dei miei giocatori preferiti”. Per via della sua capacità unica di trattare il pallone, “che sembra legato alla sua mano da un elastico invisibile: crossover, dietro la schiena, in svitamento, andando a destra o a sinistra. Sa fare tutto, ma la cosa incredibile è che tutto gli viene naturale, spontaneo: inventa le sue giocate nel momento stesso in cui le fa. A volte per come gioca con i suoi avversari sembra quasi mancarti di rispetto. E poi sa tirare da tre punti, passare il pallone, giocare in post – anche se non con me, non ha i centimetro per farlo. Sa concludere con entrambe le mani, cadendo all’indietro, marcato, con un dolce floater contro i lunghi avversari. È impossibile fermarlo”
KEVIN DURANT | “Per prima cosa, è 2.13”. Jimmy Butler vuol partire da qui, da un dettaglio – l’altezza – che spesso si dà per scontato quando si parla di Kevin Durant. “Può portarti in post, ti può schiacciare in testa, ti può tirare sopra la testa: è come se non gli importasse che ci sia o meno un difensore, tanto non può far nulla, lui può prendersi il tiro sempre e comunque. Mi ricordo guardarlo giocare dalla panchina, durante il mio anno da rookie a Chicago, mentre lui era a OKC: faceva tutto senza il minimo sforzo apparente, dettava lui il ritmo della gara, gli altri erano tutti alla sua mercé. Quando sei così in controllo, è il segno della tua grandezza”
STEPH CURRY | Lo chiama “generational player”, ovvero un talento che nasce una volta sola in una generazione, e per questo finisce per definirla. “Come si marca un giocatore che può segnare letteralmente da qualsiasi zona del campo? Quelli che per gli altri giocatori della lega sono brutti tiri, per lui invece no. Può prendersi ogni conclusione che vuole, ma non per questo ne approfitta. In più sa batterti in palleggio, distribuire benissimo il pallone e coinvolgere i suoi compagni. È un talento davvero speciale, un giocatore che è impossibile fermare”
JAMES HARDEN | “Inizia tutto con il suo step-back”, dice Butler. Ma sia chiaro, il suo arsenale non si esaurisce certo lì: “Il floater. L’euro-step. Ogni estate aggiunge qualcosa al suo repertorio. Ma lo step-back è la sua arma principale: dicono faccia passi, ma se gli arbitri non fischiano, allora ha ragione lui. Fermarlo è impossibile: se gli dai troppo spazio tira, se gli stai vicino ti batte in palleggio oppure attira il contatto e il fallo. Interi game plan iniziano e finiscono con lui: ‘Stasera non ci facciamo segnare 40 punti da Harden’. E invece lui li segna lo stesso. Il giocatore più difficile da fermare in tutta la NBA? Probabilmente in tanti tirerebbero una moneta per aria tra un KD sano e LeBron. Io dico Harden”