Tutta colpa di un ingresso diverso dal solito: il regista e tifoso n°1 dei Knicks rivendica il suo diritto a entrare dalla 33^ strada, "da dove sono sempre entrato negli ultimi 28 anni". Diveso il parere della franchigia: "Quello è l'ingresso per impiegati e giornalisti, si accomodi con gli altri VIP". E si scatena il putiferio
Nella disastrata stagione dei New York Knicks mancava solo questa: un furioso litigio con il tifoso blu-arancio n°1, il celebre regista Spike Lee. I fatti si riferiscono all’ultima gara interna giocata (e vinta) contro Houston: Lee era regolarmente al suo posto in prima fila — un posto che paga circa 300.000 dollari all’anno — e lì è rimasto fino al termine della gara. Il giorno dopo però online è stato diffuso un video di un suo pesante litigio nei corridoi del Madison Square Garden. Il motivo? A Lee — una volta entrato all’arena — sarebbe stato chiesto di uscire per rientrarci dall’ingresso adatto. “Per 28 anni sono sempre entrato dall’ingresso sulla 33^ strada — ha fatto sapere il tifosissimo dei Knicks — e ora mi vogliono buttar fuori per farmi rientrare da quello sulla 34^?”. L’ingresso sulla 33^ strada è quello riservato agli impiegati del MSG e ai giornalisti: i Knicks, in sostanza, chiedono che Lee entri dall’ingresso riservato ai VIP come tutti gli altri ospiti di livello sempre presenti alle partite dei Knicks. “L’idea che Spike Lee sia una vittima perché gli abbiamo più volte chiesto di non utilizzare l’entrata riservata ai nostri impiegati e accedere invece all’arena dall’ingresso per i VIP — utilizzata da tutte le altre celebrità che vengono al Garden — è ridicola”. “Di ridicolo qui ci sono soltanto i Knicks, la barzelletta della lega”, ha risposto piccato Lee, sottolineando l’ennesimo record perdente (19-42 perse) di una franchigia che negli ultimi 20 anni detiene la peggior percentuale di vittorie (un misero 40%) di tutta la NBA. “Troviamo molto deludente che Spike voglia creare questa falsa controversia per generare attenzione non richiesta attorno alla squadra. Ogni volta che vorrà venire al Garden, entrando dall’ingresso per i VIP o da quello per il pubblico comune, sarà sempre il benvenuto, ma non se insisterà a farlo dall’ingresso riservato ai nostri impiegati, un fatto da lui stesso riconosciuto a Jim [James Dolan, il proprietario dei Knicks, ndr] quando ieri sera si sono stretti la mano”.
Il giallo della stretta di mano
Ma come nei migliori film firmati dal regista originario della Georgia ma newyorchese d’adozione, anche la stretta di mano è finita al centro di mille polemiche. In un primo momento Lee — che aveva dichiarato di “essere stato aggredito da Dolan” — ha fatto sapere di non avergli mai stretto la mano ma poi, di fronte all’evidenza di una foto pubblicata anche dall’account ufficiale dell’ufficio PR dei Knicks, ha fatto sapere di essere stato “incastrato”. “Guardate l’angolazione della foto”, ha fatto notare uno che di inquadrature se ne intende: “La foto è stata scattata dal soffitto del Garden, sicuramente da un fotografo dell’organizzazione imbeccato da Dolan, che è venuto al mio posto per parlare con me apposta perché qualcuno potesse scattare una nostra foto assieme”. Lee ha anche raccontato lo scambio di battute avuto col (controverso) proprietario dei Knicks: “Dobbiamo parlare”, mi ha detto. “Parlare di cosa? Non voglio parlare di nulla. Sono sempre entrato dalla stessa entrata per più di 20 anni”, le reazione del tifoso n°1 di New York, che poi avrebbe anche detto: “Arrestatemi come avete arrestato mio fratello Charles Oakley” (l’ex giocatore dei Knicks la cui causa con Dolan e il Madison Square Garden ha appena trovato una conclusione).
L'addio (temporaneo) ai Knicks e la "tentazione" Pacers
E così Spike Lee ha dato — almeno a parole — il suo personale (e polemico) addio al Garden: “Basta, non ci vengo più. Non per quest’anno. Tornerò la prossima stagione, ma per quest’annata finisce qui”. Il regista afroamericano lamenta un difetto di comunicazione da parte della franchigia nei confronti di uno storico abbonato che tanto ha fatto — in termini di visibilità — per i colori bluarancio. “Se le cose sono cambiate, se devo entrare da un’altra parte, perché neppure una telefonata? Fatemelo sapere! La verità è che tutto quello che dichiarano i Knicks è falso: li sfido a produrre una mail in cui mi avvisano di non poter più accedere all’arena dal mio solito ingresso. Non è mai stata spedita”. Spedito — e arrivato, invece -- il messaggio divertito e divertente del grande nemico storico di Spike Lee, il suo celebre avversario di mille battaglie Reggie Miller, che su Twitter è intervenuto sulla polemica scrivendo: “Alla Bankers Life Fieldhouse [il campo di gioco dei Pacers] questo non sarebbe mai successo. Forse è arrivato il momento di cambiare squadra”. Un modo, simpatico, di provare a mettere fine a una delle polemiche più assurde e inutili di tutto l’anno.