La sospensione della stagione per almeno trenta giorni mette sul tavolo della NBA una lunga serie di quesiti a cui dover rispondere nelle prossime settimane. Il giornalista ed ex dirigente John Hollinger le ha spiegate su The Athletic, facendo emergere questioni a cui in pochi forse avevano pensato
QUANDO RICOMINCIA LA STAGIONE? | È la domanda che tutti si fanno ma a cui nessuno — davvero nessuno — ha la risposta. La NBA si è data 30 giorni per rivalutare la situazione, quindi come minimo non si tornerà a giocare prima del 13 aprile. Ma è una stima ottimistica, visto che al momento è difficile capire anche solo qual è la diffusione del coronavirus negli Stati Uniti. La posizione della NBA in questo momento comunque è che la stagione si concluderà e che ci sarà un campione al termine del 2019-20. Non è chiaro però se sarà concludendo il 21% di partite che rimangono della regular season oppure se ricominciando direttamente dai playoff
CHE FORMATO DI PLAYOFF VERRÀ UTILIZZATO? | Ci siamo ormai abituati a vivere i playoff solamente al meglio delle sette partite, ma non è sempre stato così. Le circostanze così particolari potrebbero portare a rispolverare i formati al meglio delle cinque o addirittura al meglio delle tre gare se il ritorno in campo dovesse protrarsi sempre più in là, considerando che dopo lo stop i giocatori avranno bisogno di tempo, allenamenti e partite per rientrare in una condizione degna dello sforzo fisico dei playoff
ESISTE UN PRECEDENTE DI STAGIONE CANCELLATA? | Ce ne sono due, nessuno in NBA. Nel 1994 la MLB di baseball ha cancellato la stagione intera per uno sciopero dei giocatori. L’altro precedente è che nel 1919 le finali della Stanley Cup furono cancellate per via dell’Influenza Spagnola. La stagione del basket NCAA, invece, è già stata chiusa, anche se si sarebbe conclusa di suo già tra meno di un mese
I GIOCATORI CONTINUERANNO AD ESSERE PAGATI? | Sì, ma con un asterisco, scrive Hollinger. Nel Contratto Collettivo la voce “epidemia” è tra quelle che permette ai proprietari di venire a meno dei loro obblighi nei confronti dei giocatori, ma è improbabile che vogliano utilizzare a pieno questo cavillo. La cosa più probabile, nel caso, è che si cerchi un accorto tra la NBA e l’associazione giocatori
COSA SUCCEDE CON LE SCADENZE DEI CONTRATTI? | Ben più intricata è la questione della durata dei contratti, dato che tutti gli accordi della NBA (non solo quelli dei giocatori, ma anche quelli degli allenatori, dei dirigenti e degli staff) si fermano al 30 giugno, o al massimo a luglio. Anthony Davis, ad esempio, da contratto può diventare free agent a partite dall’1 luglio, ma cosa succede se i Lakers sono ancora in campo in quella data? Anche questo sarà un grosso nodo di negoziazione tra la NBA e tutte le varie associazioni o tra le squadre e i singoli dipendenti, probabilmente arrivando a un accordo per una proroga dei contratti già in atto
COSA SUCCEDE SE LE ARENE NON SONO DISPONIBILI? | Un altro grosso punto di domanda riguarda le arene, la cui disponibilità è bloccata con grande anticipo fino alla fine di giugno, ma che sono prive di vincoli per quanto riguarda l’estate — stagione di concerti, convention, sagre e qualsiasi altra cosa. Basti pensare quanto è richiesto lo Staples Center di Los Angeles (dove giocano, oltre a Lakers e Clippers, anche i Kings di NHL) per capire che trovare delle date a luglio, agosto e settembre sarà tutt’altro che semplice, a meno di non accettare di giocare nel pomeriggio (che è una delle opzioni sul tavolo)
SI GIOCHERÀ SOLO A PORTE CHIUSE? | È tutt’altro che improbabile che, anche se le partite NBA dovessero ricominciare a svolgersi, possa essere fatto a porte chiuse. D’altronde in Illinois le manifestazioni sportive con il pubblico sono già state fermate fino all’1 maggio, perciò i Chicago Bulls non potrebbero giocare allo United Center con i tifosi almeno fino a quella data. Questa opzione è l’unica per portare avanti le partite in tempi “brevi” sembra quella delle porte chiuse, che la NBA non ha potuto esplorare per la positività di Rudy Gobert
C’È LA POSSIBILITÀ DI GIOCARE IN CAMPO NEUTRO? | La domanda è legittima: se non possono esserci i tifosi sugli spalti, che senso ha giocare in casa e in trasferta (esponendo i giocatori a viaggi in lungo e in largo negli Stati Uniti?). La possibilità di giocare in campo neutro senza spettatori è già stata affrontata dalla NBA e potrebbe essere di attualità nel caso in cui il ritorno in campo dovesse protrarsi fino a luglio, permettendo quantomeno alle squadre — sotto rigorosi controlli — di giocare tutte in un unico ambiente (magari Las Vegas, che avrebbe gli alberghi per poter ospitare tante squadre NBA?) e portare a termine la stagione. Più facile a dirsi che a farsi, ma è una delle possibilità
COSA SUCCEDERÀ ALLA SUMMER LEAGUE? | A proposito di Las Vegas, si può già dare pressoché per scontata la cancellazione della Summer League di luglio: nella previsione più ottimistica le squadre ora di luglio saranno nelle fasi finali dei playoff, e delle partite di rookies e di giocatori a caccia di un contratto interesserà poco o niente. Piuttosto, si potrà parlare di “Fall League”, se proprio bisognerà giocarla
LA STAGIONE 2020-21 VERRÀ SPOSTATA? | Questa è un’altra questione che la NBA dovrà risolvere di pari passo con il calendario della stagione attualmente sospesa. Se la stagione dovesse protrarsi a lungo fino a luglio o ad agosto, è impossibile pensare che ad ottobre si sia di nuovo in campo per la nuova stagione. Per questo è pressoché certo che il prossimo anno non si comincerà normalmente, e non è escluso che si accorci la regular season per “rientrare” nei limiti della normale conclusione a metà aprile e playoff a giugno. Che possa essere l’occasione per ridurre definitivamente le partite, un tema affrontato ormai da anni?
CHE IMPATTO AVRÀ SUI CONTRATTI DEI GIOCATORI? | Molti giocatori NBA hanno dei bonus legati alle partite disputate: ad esempio Ricky Rubio ha un bonus di 75.000 dollari tenendo l’82% ai liberi giocando almeno 65 partite. Prima della sospensione ne aveva disputate 57 su 65 ed era ampiamente in ritmo per guadagnare quel bonus: gli verrà riconosciuto o no? La soluzione più logica sarebbe quella di parametrare i bonus guadagnati alla porzione di stagione già disputata, pari comunque quasi all’80% del totale
CHE IMPATTO AVRÀ SUL SALARY CAP? | Questo è un altro nodo spinoso del quale non si può sapere la risposta fino a quando non si capirà quanti soldi verranno persi per via del coronavirus. Stando così le cose, ci sarà una grossa perdita per l’anno a venire con un salary cap notevolmente più basso (anche nell’ordine di una decina di milioni sui 115 previsti per ogni squadra), per poi tornare su in circostanze normali nel 2021-22. L’ipotesi, però, è che la lega voglia “spalmare” la perdita su più stagioni in modo da alleggerire il ribasso: verrebbe incontro ai free agent del 2021 (permettendo loro di contenere le perdite) ma non a quelli dal 2022 in poi. Se ne parlerà a lungo quando si avranno dati maggiori
CHE IMPATTO AVRÀ SUL DRAFT? | Tutto il percorso dei mesi che portano al Draft verrà fortemente colpito dal coronavirus, e i dirigenti probabilmente non avranno più occasioni di valutare i vari prospetti (forse neanche negli allenamenti privati che di solito conducono). Senza il bisogno però di riservare arene particolari o vincoli economici, la lega ha un certo margine per poter spostare la data del Draft quando riuscirà ad avere un quadro chiaro della situazione (volendo, potrebbe anche essere a stagione non ancora conclusa: nulla lo impedisce)
CHE IMPATTO AVRÀ SULLA FREE AGENCY? | Le regole rimarranno le stesse, il problema è che bisognerà attendere il termine della stagione prima di poter ridiscutere i contratti e poter tornare a parlare di scambi di mercato, oltre a sapere quanti soldi avranno le squadre a disposizione. È molto improbabile comunque che si parta l’1 di luglio
E LE OLIMPIADI? | Un prolungamento in estate della stagione NBA renderebbe impossibile la presenza dei giocatori alle Olimpiadi di Tokyo, sempre a patto che verranno disputate alla data attualmente prevista del 24 luglio. Se davvero così dovesse essere, la presenza di superstar impegnate fino al termine della stagione come Kawhi Leonard, LeBron James, Anthony Davis o Paul George è da considerarsi fuori discussione