NBA, Bradley Beal ammette: "In difesa non marchiamo neanche una nonna"
PAROLEGli Washington Wizards hanno un attacco sopra la media NBA, ma anche la peggior difesa di tutta la lega. Un problema che Bradley Beal non prova a nascondere: "Non riuscivamo a marcare una nonna. Andava davvero male, ma qui e là si è visto qualche miglioramento". E sul futuro: "L’organizzazione mi ha dato le chiavi della squadra, qui si costruisce attorno a me"
In un periodo di sospensione della stagione, diversi giocatori si tengono impegnati parlando in pubblico, che sia tramite le dirette Instagram o facendosi intervistare da giornalisti. Il secondo è il caso di Bradley Beal, che è stato ospite del popolare podcast di Zach Lowe di ESPN, The Lowe Post. Tra i tanti temi trattati dalla stella degli Washington Wizards c’è anche l’andamento della squadra, che prima della sospensione aveva un record di 24 vittorie e 40 sconfitte con cinque partite e mezzo da recuperare su Orlando per rientrare tra le prime otto squadre a Est. “Eravamo da top-5 in attacco” ha detto Beal. “Il nostro problema è che non riuscivamo a marcare neanche una nonna. Andava davvero male. Ci siamo detti da subito di provare a migliorare e nel corso dell’anno qua e là ci siamo riusciti, ma è soprattutto una questione di esperienza”. Con l’infortunio al tendine d’Achille che ha fermato John Wall per tutta la stagione, Beal si è ritrovato a essere leader unico della squadra per la prima volta in carriera: un ruolo di cui ha parlato onestamente lasciando anche un indizio sui suoi ragionamenti attuali: “L’organizzazione mi ha sostanzialmente dato le chiavi della squadra e mi ha detto che avrebbe costruito attorno a me. Se andassi da un’altra parte sarei in una buona squadra di sicuro, ma sarei un pezzo tra i tanti. Chi può dirmi che il mio ruolo sarebbe lo stesso? Io amo il mio ruolo qui, amo Scott Brooks, amo questo gruppo e i nostri giovani. Abbiamo giocatori che vogliono impegnarsi a diventare migliori”.
Le belle parole per Hachimura e il rapporto con Wall
Tra questi c’è sicuramente Rui Hachimura, promettente rookie giapponese che ha conquistato il cuore di Beal: “Quando al Draft Chauncey Billups ha detto che era un giovane Kawhi Leonard mi sono messo a ridere. Kawhi è una superstar, Rui era un 4. Però nel suo modo di giocare e di mettere palla per terra gioca un po’ come lui. Ha grande potenziale: per me non è davvero un 4, possiamo trasformarlo da 3 e farlo diventare un playmaker che può portare in post basso i giocatori più piccoli di lui e marcare quelli più grossi. È molto versatile, mi piace il fatto che sia un lavoratore. Non so a chi potrei paragonarlo perché il suo potenziale è enorme”. Beal ha anche parlato del suo rapporto con Wall (“Sin dal primo giorno mi ha preso sotto la sua ala protettrice: siamo entrambi competitivi, ma non saremmo diventati ciò che siamo l’uno senza l’altro”) e dell’obiettivo di segnare 30 punti a partita (“Ho dovuto migliorare nel tiro da tre e nell’andare in lunetta"), che aveva raggiunto prima della sospensione della stagione.
L’esclusione dall’All-Star Game e il resto della stagione
Soprattutto, Beal ha parlato dell’ormai arcinota esclusione dall’All-Star Game: “Ero arrabbiato, ma non necessariamente per il fatto che mi hanno lasciato fuori. L’All-Star Game è quello che è, e sicuramente non voglio togliere nessun merito ai 24 che ci sono andati — tra cui c’ero anche io due anni fa e l’anno scorso. Non posso togliere nulla a Jayson Tatum o Donovan Mitchell che erano alla prima convocazione. Pensavo semplicemente di meritarmelo per i miei numeri e per l’impatto che ho avuto sulla mia squadra. E il fatto che i miei colleghi mi abbiano votato per partire titolare lo dimostra. Ma non mi ha scosso: ho semplicemente continuato a lavorare”. Cosa che al momento la sua squadra non può fare per via della sospensione, anche se lui ha potuto fare i suoi allenamenti nel campo e nella palestra di casa. “Non abbiamo fatto nulla per un mese e andiamo verso i due, o chissà quanto ancora. Uno stop del genere ha un impatto sul tuo corpo: non possiamo pensare di passare da zero a cento come se nulla fosse. Se succedesse, ci sarebbero davvero delle pessime partite. Spero comunque di avere di nuovo l’opportunità di competere e giocare ricominciando la stagione”.