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NBA: Danilo Gallinari, i dubbi sulla ripartenza in NBA e la promessa fatta all’Italia

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©Getty

Il n°8 dei Thunder ha sottolineato quanto sia complicato programmare la fine della stagione sospesa più di un mese: problemi logistici che potrebbero andare a intaccare anche il suo impegno con la Nazionale, a cui giura però amore (e disponibilità) fino al termine della sua carriera

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Ritornare in campo è la speranza che tutti, giocatori e appassionati, covano ormai da più di un mese. Ma la situazione resta ancora molto complicata da gestire (negli Stati Uniti e non solo) e Danilo Gallinari preferisce essere cauto, come sottolineato in un’intervista rilasciata all’ANSA: “La NBA - spiega il n°8 dei Thunder - non vuole farsi trovare impreparata e sta cercando un paio di città dove poter giocare, ma non credo sia fattibile per dinamiche e logistica, i tempi sarebbero troppo lunghi per chiudere tutto entro inizio settembre: ci sarebbe la quarantena da far rispettare, i tamponi da fare, gli allenamenti e poi le gare. La commissione di Trump spingerà per riprendere a giocare? Io dico solo che sono sotto elezioni”. Tra le proposte sul tavolo infatti, oltre al potenziamento dei dispositivi di controllo per giocatori e staff tecnico che potrebbe prendere parte alla ripartenza della regular season, c’è anche quella di evitare le trasferte portando tutte le squadre nella stessa città - Las Vegas secondo molti - in cui far risiedere le franchigie in grandi hotel, monitorando costantemente i contatti con l’esterno. Le arene sarebbero costantemente sanificate, impedendo l’accesso al pubblico e concludendo così la stagione a porte chiuse. Un’ipotesi a cui sta lavorando non solo il commissioner Adam Silver, ma una task-force di specialisti voluta dallo stesso Donald Trump per cercare di accelerare i tempi una volta ottenuto il via libera dal comitato scientifico che si sta occupando del contenimento del contagio negli USA.

La promessa per l’Italia: “Giocherò in Nazionale finché il mio corpo me lo permetterà”

A essere rimandata a causa della pandemia da coronavirus però non è stata soltanto la stagione NBA, ma anche le Olimpiadi di Tokyo, oltre ai successivi Europei e Mondiali da disputare con l’Italia. Appuntamenti che slittano in avanti, un impegno non scontato per un atleta che compirà 32 anni il prossimo agosto e che potrebbe avere sempre meno possibilità durante la off-season di prendere parte a ritiri e impegni con la Nazionale: “Non mi sono mai tirato indietro ogni volta che l’Italia mi ha chiamato e ha avuto bisogno di me - sottolinea - Giocherò con la Nazionale finché il mio corpo me lo permetterà”. Tutto questo però potrebbe scontrarsi con lo slittamento della stagione NBA, di una regular season che in realtà potrebbe impedire a lui (e non solo) di prendere parte al preolimpico la prossima primavera - viatico fondamentale per puntare a conquistare un posto a Tokyo: “Una mia defezione forzata la vivrei molto male - evidenzia il n°8 dei Thunder, ancora scottato dal rimpianto dell’occasione persa a Torino quattro anni fa - e non lo nascondo. Ma la NBA ha saputo diventare globale anche grazie ai buoni rapporti con la FIBA. Sono convinto che troveranno un modo per incastrare le date e accontentare tutti. Poi, sai che bello fare uno scherzetto alla Serbia in casa loro?”. Il sogno di tutti, che speriamo si possa avverare nei prossimi mesi.