
"The Last Dance": la frase di Payton e la risata di Jordan diventata virale sui social
Una delle immagini più rilanciate sui social prese dalle nuove puntate di "The Last Dance" è la risata plateale fatta da Jordan dopo aver sentito Gary Payton parlare della sua difesa nella seconda parte delle Finals 1996: "Non ho avuto nessun problema con lui, avevo altro per la testa". Questa la storia di quella sfida che ha portato MJ a vincere il primo titolo dopo la morte di suo padre

Uno dei passaggi conclusivi dell’ottava puntata di “The Last Dance” riguarda la conquista del titolo del 1996 da parte dei Bulls contro i Seattle Supersonics: una sfida dai due volti, in cui Chicago ha dovuto sudare più del previsto nella seconda parte della sfida prima di conquistare il quarto titolo NBA dell’era Jordan

A cambiare infatti tra gara-3 e gara-4 è la scelta fatta da coach George Karl - allenatore dei Sonics dell’epoca - di mettere in marcatura Gary Payton su Michael Jordan; il miglior difensore uno contro uno tra le guardie dell’epoca. Una decisione che cambia l’inerzia di una serie che sul 3-0 appariva definitivamente compromessa per Seattle
PAYTON: "IO, IL MIGLIOR DIFENSORE DI SEMPRE IN NBA"
Nell'intervista all'interno di "The Last Dance", Gary Payton commenta quel passaggio chiave della serie e spiega come in realtà in tanti facessero sempre un passo indietro contro Jordan. Lui invece decise di affrontarlo e, a detta sua, "riuscì a creargli qualche problema" nella seconda parte della serie
PAYTON: "25 ANNI FA POTEVI MARCARE MJ, OGGI APPENA TOCCHI UN AVVERSARIO É FALLO"
Un commento che viene mostrato su un tablet al Michael Jordan di oggi per registrarne la reazione: una risata grossa e molto sonora - anche troppo, verrebbe da dire - che è subito diventata la reazione più ripresa e utilizzata sui social

La risposta seria poi arriva subito dopo: “Non ho avuto nessun problema con “The Glove” - sottolinea Jordan. “Non mi ha creato ostacoli sul parquet, avevo altre cose per la testa”, chiosa facendo chiaramente riferimento alla prima finale NBA della sua vita senza suo padre accanto e a tutte le difficoltà vissute nei due anni precedenti
LE MOTIVAZIONI PER MJ ARRIVANO ANCHE DAL MANCATO SALUTO DI COACH KARL
A guardare i numeri la frase di Payton sembra tutt’altro che fuori luogo: nelle prime tre partite di quella serie infatti Jordan segnò 31 punti di media, tirando con il 46% dal campo e il 50% dalla lunga distanza. Da gara-4 a gara-6 invece la sua resa scese a 23.7 punti - mai così pochi alle Finals in carriera - con il 36.7% dal campo e un misero 11.1% dall’arco. Sicuri che non abbia funzionato?
GARY PAYTON E I SUOI SEATTLE SUPERSONICS ANNI '90
A pesare come un macigno sulle spalle di Jordan in realtà era l'assenza di suo padre - morto tre anni prima e che per la prima volta non stava assistendo alla sua cavalcata verso il titolo NBA. Una difficoltà emotiva e una barriera contro cui anche un grande campione come MJ è andato a sbattare

Le immagini che rendono meglio il senso della sua emozione, di una sensazione di rivalsa verso il mondo e di solitudine senza una figura così importante al suo fianco, sono quelle dello spogliatoio al termine di gara-6: Chicago ha vinto il titolo e Jordan si butta a terra e scoppia a piangere in maniera disperata, folle, liberatoria.

Di certo adesso in molti avranno a disposizione un'immagine per rispondere a tutte le frasi o i paragoni che sui social sembrano fuori luogo: "Qualcuno ha detto davvero che non sono il più grande giocatore di tutti i tempi?", e parte subito la risata di Jordan
LE REAZIONI SOCIAL ALLE DUE NUOVE PUNTATE DI THE LAST DANCE