NBA, cos'è successo a ogni membro dei Chicago Bulls dopo “The Last Dance”
Jerry Krause l'aveva detto a inizio stagione: "Sarà l'ultima annata con Phil Jackson alla guida". No Jackson voleva dire no Jordan. E senza Jordan addio alla squadra capace di vincere tre titoli NBA in fila. Ecco cosa accadde a tutti i membri dei Chicago Bulls 1997-98 una volta vinto il titolo
Tutti sul palco a Grant Park per celebrare il sesto Larry O'Brien Trophy di un decennio irripetibile. Ma nell'aria c'era già odore di addio. I Bulls non sarebbero più stati gli stessi, tra ritiri, trade e cessioni: partendo da Michael Jordan e poi andando in rigoroso ordine alfabetico (con coach Jackson a chiudere) ecco cos'è successo a ogni giocatore una volta smembrata quella squadra campione
MICHAEL JORDAN | Del 23 ovviamente tutti sanno tutto: l’ennesimo ritiro, il secondo, che mette fine definitivamente alla sua carriera in maglia Bulls ma non a quella NBA, perché Jordan nel 2001 tornerà in campo per altre due stagioni per gli Washington Wizards
KEITH BOOTH | Il giocatore in uscita da Maryland, rookie nei Bulls della “Last Dance”, resta a Chicago anche la stagione successiva, dove trova un po’ più spazio (39 gare giocate invece delle 6 da matricola, con anche 4 partenza in quintetto). Sarà però il suo ultimo anno nella lega
RANDY BROWN | La guardia famosa per lanciare l’urlo nell’huddle dei Bulls (“What time is it? Game time!”) resta altre due stagioni ai Bulls prima di chiudere la sua carriera NBA con un biennio ai Celtics e un’ultima annata in maglia Phoenix Suns. Nel 1998-99 è titolare in 32 delle 39 gare disputate con i Bulls
JUD BUECHLER | Il tiratore da Arizona viene scaricato dai Bulls il 21 gennaio e messo sotto contratto dai Detroit Pistons il giorno dopo, in tempo per iniziare la stagione 1999 — che prende il via il 5 febbraio — con la squadra del Michigan. Ai Pistons gioca tre stagioni, poi si divide tra Phoenix e Orlando nell’ultima annata della sua carriera, che si chiude nel 2002
SCOTT BURRELL | Il prodotto di UConn gioca ai Bulls solo la stagione del sesto titolo: viene tagliato a fine gennaio 1999 ma trova un contratto con i New Jersey Nets a due giorni dal via della nuova stagione. Chiuderà la carriera nel 2000-01 con 4 gare in maglia Charlotte Hornets
JASON CAFFEY | Il lungo da Alabama sbarca nella NBA nel 1995 e vince due titoli nei suoi primi due anni a Chicago. Non completa il threepeat però perché viene spedito a Golden State il 19 febbraio 1998 in una trade per David Vaughn e scelte future. Giocherà due stagioni e mezzo nella Baia e altre tre a Milwaukee
RON HARPER | Il grande veterano resta titolare inamovibile dei Bulls post-MJ, con oltre 11 punti di media a partita e 35 partenze in quintetto su 35 gare durante la stagione 1998-99. Nell’estate 1999 però sceglierà i Lakers, dove giocherà gli ultimi due anni della sua carriera, vincendo altri due anelli al fianco di Kobe e Shaq
STEVE KERR | Il tiratore decisivo nei Bulls del secondo threepeat viene scambiato prima del via della stagione 1998-99, finendo a San Antonio in cambio di Chuck Person e una prima scelta al Draft 2001. In maglia Spurs Kerr farà tempo a vincere altri due titoli NBA, nel 1999 (l’anno del lockout) e poi ancora nel 2003, portando a 5 il suo totale in carriera
JOE KLEINE | Il lungo di rotazione dei Bulls della “Last Dance” è già alla 13^ stagione NBA quando si mette al dito l’anello 1998. Si tratta della sua unica stagione a Chicago: chiuderà la carriera giocando altre 38 partite tra Phoenix e Portland nei due anni successivi
TONI KUKOC | Il croato diventa la superstar della prima versione dei Bulls post-Jordan: chiude la stagione 1998-99 da miglior marcatore di squadra sfiorando i 19 punti di media con anche 7 rimbalzi e 5.3 assist. A metà della stagione successiva, però, viene scambiato in un giro a tre con Golden State e finisce a Philadelphia. Giocherà in NBA fino al 2006, chiudendo la carriera in maglia Bucks
RUSTY LARUE | Un altro rookie nei Bulls dalla “Last Dance”, resta a Chicago altre due stagioni anche se la seconda (quella 1999-2000) per lui dura solo 4 gare. Russia, anche Italia, oltre a Jazz e Warriors in una carriera che dopo Chicago lo vede appendere le scarpe al chiodo nel 2004
LUC LONGLEY | Il centro australiano abbandona Chicago dopo il titolo del 1998, scambiato per Mark Bryant, Martin Müürsepp, Bubba Wells e una prima scelta al Draft 1999 (che poi sarà Ron Artest) e spedito a Phoenix. Giocherà due anni ai Suns e uno ai Knicks prima di ritirarsi nel 2001, ma gli 11.4 punti di media collezionati al fianco di MJ restano la media punti più alta della sua carriera
SCOTTIE PIPPEN | Impossibile per lui restare ai Bulls senza Jordan e con Krause a comandare il front office: i Bulls gli agevolano la cessione in un sign and trade con Houston che gli permette di incassare 67 milioni di dollari. In Texas Pippen dura solo un anno, poi chiude la sua carriera con 4 stagioni a Portland e un’ultima apparizione ancora in maglia Bulls nel 2003-04 per 23 partite
DENNIS RODMAN | Come Pippen, anche “The Worm” lascia i Bulls al loro picco. Lontano da Chicago la sua carriera NBA finisce in fretta, con due apparizioni tutt’altro che indimenticabili in maglia Lakers prima e Mavs poi, per un totale di sole 35 partite (ovviamente sempre in doppia cifra media di rimbalzi!)
DICKEY SIMPKINS | Comprimario nei Bulls del sesto titolo (11 minuti di media in campo), parte in quintetto in 35 delle 50 gare della stagione accorciata dal lockout e gioca quasi 25 minuti a sera anche nella stagione 1999-2000. Poi va in Grecia prima di disputare un’ultima gara NBA (3 minuti…) in maglia Hawks e ritirarsi
DAVID VAUGHN | Arriva a Chicago in corsa, nella trade per Jason Caffey, ma finisce per giocare solo tre partite nella stagione del titolo 1998. Sono le uniche della sua carriera ai Bulls: chiude la carriera con oltre 25 apparizioni (nell’arco di due stagioni) ai New Jersey Nets
BILL WENNINGTON | Il centro canadese resta a Chicago un’ultima stagione dopo quella del trionfo nel 1998, disputando 38 gare (di cui 3 in quintetto) con 4 punti scarsi di media e 2.1 rimbalzi. Prima di ritirarsi gioca 7 partite con i Sacramento Kings nella stagione 1999-2000
PHIL JACKSON | "Coach Zen" non smette di vincere dopo i successi alla guida dei Chicago Bulls. Si ferma nella stagione del lockout, "ricarica le pile" e poi guida i Lakers di Kobe&Shaq a tre titoli in fila dal 2000 al 2002 e poi ancora ad altri due anelli nel 2009 e nel 2010, portando a 11 (+ 2 da giocatore) la sua collezione di titoli NBA