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NBA, Kevin Durant: "Orribile la brutalità della polizia: ma l'unità ci dà potere"

NBA
©Getty

La superstar dei Brooklyn Nets critica il comportamento delle forze dell'ordine ("Certi poliziotti sanno di poter godere di protezione e immunità") e parla di forme diverse di discriminazione: "Cambia man mano che si sale nella scala sociale: si chiedono come facciamo a guidare certe auto, ad abitare in certe case in determinati quartieri"

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È lunga la lista delle associazioni che da anni Kevin Durant aiuta e appoggia quando si tratta di dar voce alla comunità nera e alle disparità razziali e sociali che questa ancora fronteggia (dal Legal Defense Fund istituito dalla NAACP al Center for Policing Equity e molti altri). “Perché abbiamo visto i nostri genitori — e i genitori dei nostri genitori — lottare per le stesse rivendicazioni. Oggi tocca a noi — dichiara Durant al sito "The Undefeated" - alla generazione più giovane, ed è bellissimo vedere quanto potere abbiamo se restiamo uniti”. L’unità della comunità nera — e la veemente risposta di una stragrande maggioranza della società civile di fronte agli ultimi atti di brutalità della polizia — sembra dare speranza al giocatore dei Nets: “La comunità afroamericana si è sempre unita di fronte a ogni tragedia che ha dovuto sopportare. Oggi il bisogno di eguaglianza sembra essere un messaggio arrivato a tutti, non solo alla gente di colore”. È in particolare il ruolo della polizia che disturba profondamente Durant: “Certi comportamenti sono orribili da vedere, soprattutto se arrivano da persone il cui compito dovrebbe essere quello di proteggerci. Certi poliziotti si comportano così perché sanno di poter godere di una certa immunità, di protezione ai piani alti”. L’ex MVP NBA racconta di non aver mai dovuto subire direttamente sulla propria bella episodi di brutalità da parte delle forze dell’ordine, “ma non è necessario che succeda per capire quello che sta succedendo”. Anche gente ricca, famosa e affermata come la star di Brooklyn percepisce da parte dell’autorità diffidenza e sospetto verso la gente di colore: “Magari si insospettiscono se ci vedono guidare una carta auto. Magari si chiedono come possiamo permetterci di abitare determinate case in determinati quartieri. La discriminazione assume forme e modalità diverse più in alto si sale sulla scala sociale”, afferma Durant, la cui ricetta per vedere le cose cambiare mette l’accento “sull’importanza dell’istruzione, e di conoscere la nostra storia, come afroamericani” ma anche “sull’importanza di destinare più risorse possibili alle comunità di colore”. E potrebbe essere un buon punto di partenza.