La point guard dei Nets (insieme a Avery Bradley) si è fatto promotore di una nuova conference call che stavolta ha chiamato a raccolta oltre 40 tra giocatori e giocatrici NBA e WNBA. Collegato anche lo sprinter USA passato alla storia per aver alzato il pugno guantato di nero sul podio olimpico di Città del Messico nel 1968
Dopo la conference call con un centinaio di giocatori che ha messo in evidenzia pareri e opinioni discordanti nell’universo degli atleti NBA, Kyrie Irving (e non solo) non smette i panni del leader e anzi raddoppia: nuova call — stavolta con 40 partecipanti, ma tra questi, invitato speciale, anche John Carlos, l’uomo che ha alzato il pugno guantato di nero sul podio di Città del Messico alle Olimpiadi del 1968 — e una sorta di manifesto per spiegare al resto del mondo per cosa vogliono combattere i giocatori NBA, le giocatrici WNBA e non solo: “Siamo un gruppo di uomini e donne che normalmente vengono dipinti come avversari ma che hanno scelto di mettere da parte il proprio ego e le nostre differenze per presentarci uniti nel chiedere onestà in questo difficile momento storico”, scrivono Irving e compagni. “Siamo realmente a un punto di svolta della storia nel quale come comunità possiamo restare assieme — UNITI — e muoverci come una cosa sola. Abbiamo bisogno di tutti, la solidarietà ci manterrà uniti. Facciamo parte di una comunità oppressa che per oltre 500 anni è stata sistematicamente presa di mira, sfruttata per i nostri talenti e per le nostre proprietà intellettuali ma allo stesso tempo uccisa da quelle stesse persone che avrebbero dovuto ‘proteggerci e servirci’.
NE ABBIAMO AVUTO ABBASTANZA!
Vogliamo combattere per i temi più importanti: non accetteremo più le ingiustizie razziali che continuano a essere ignorate nelle nostre comunità. Quando si tratta della nostra salute e del nostro benessere, non vogliamo più essere tenuti all’oscuro. E non ignoreremo tutte le componenti e le motivazioni finanziare che storicamente ci hanno impedito di prendere le giuste decisioni. Non si tratta di giocatori, atleti o gente del mondo dello spettacolo: si tratta di un gruppo formato da uomini e donne forti che si uniscono per il cambiamento. Ognuno nel suo campo di appartenenza, non accetteremo più di ‘star zitti e giocare’ distraendoci così dalla vera natura del sistema, che è quello di usarci e di abusarci.
Siamo tutti padri, figlie, leader e ci chiediamo: qual è il GRANDE schema delle cose? Ci battiamo tutti assieme per il CAMBIAMENTO nel segno dell’UNITÁ”.
Un cambiamento — secondo le posizioni sostenute dai giocatori rappresentati da Irving — necessario a partire dai temi più pratici e immediati che gli atleti sono chiamati a fronteggiare: il ritorno in campo dopo tre mesi di sosta in una situazione medico-sanitaria ancora lontana dall’essere sotto controllo (la Florida sta facendo registrare ancora numerosi casi di contagio), le condizioni della bolla di Orlando prescelta per il ritorno in campo, la stipula di eventuali assicurazioni mediche per i giocatori coinvolti e le ripercussioni di eventuali infortuni sostenuti durante la coda finale della stagione NBA.