In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Playoff NBA, Porter Jr.: “Non possiamo fare affidamento solo su Jokic e Murray”

le parole
©Getty

Il rookie di Denver non si nasconde al termine di gara-4 e punta il dito contro la gestione dei possessi dei Nuggets: “Nella ripresa non ho toccato un pallone: giochiamo solo per Jokic e Murray, non coinvolgiamo nessuno. Così diventiamo prevedibili e diventa impossibile battere i Clippers”

Condividi:

Per Michel Porter Jr. gara-4 è stata quella con l’impatto offensivo più efficace nella complicata serie contro i Clippers: 15 punti (tutti arrivati nel primo tempo), con 5/8 al tiro complessivo dal campo. Non sono bastati però a tenere in corsa Denver in una partita in cui la squadra di Los Angeles ha sempre dimostrato di avere il controllo del gioco. Il motivo? Agli occhi del rookie dei Nuggets è molto semplice: “Non ho toccato più un pallone nella ripresa”. A guardare i dati raccolti da Second Spectrum, il calo in effetti è stato drastico (e poco giustificabile, vista l’ottima produzione prima dell’intervallo lungo): 25 tocchi nel primo tempo, 12 soltanto nella ripesa. “Questa è una responsabilità di chi chiama i giochi, degli allenatori che decidono in quali mani assegnare i possessi. Noi continuiamo a cavalcare Jokic e Murray che sono due giocatori straordinari, ma penso che per battere una squadra come i Clippers c’è bisogno di coinvolgere anche gli altri. Dobbiamo muovere in maniera più convincente il pallone. Non possiamo essere così prevedibili contro una corazzata”.

Quando messo in evidenza da Porter Jr. in realtà non è un segreto, anzi. Nelle ultime stagioni è stata una chiara scelta quella fatta dal coaching staff dei Nuggets di cavalcare soprattutto i due talenti: Jokic e Murray infatti in stagione hanno combinato per una media di 175.5 tocchi complessivi a partita. La seconda coppia più “coinvolta” dell’intera NBA negli ultimi cinque anni, alle spalle dei soli… Jokic&Murray versione 2018/19. Una responsabilità offensiva che il rookie dei Nuggets condividerebbe ben volentieri con i suoi compagni di squadra: “Penso che se io fossi in campo, impegnato per così tanti minuti sul parquet, lo farei presente. Ne parlerei con gli allenatori, devono rendersene conto anche loro. Dobbiamo condividere di più il pallone: abbiamo un sacco di giocatori in squadra che possono fare canestro, che sanno cosa fare, bisogna soltanto affidarsi con più continuità anche a loro”. Un messaggio chiaro che Porter Jr. spera sarà recepito da chi di dovere.

vedi anche

I Clippers vincono anche gara-4: Denver a un passo dall'eliminazione

La reazione sui social di Lillard, in disaccordo con Porter Jr.

Parole così dure e dirette ai leader del suo spogliatoio che hanno infastidito non poco anche chi, come Damian Lillard, non ha nulla a che vedere con lo spogliatoio dei Nuggets. È lì che secondo il giocatore dei Blazers sarebbero dovuto rimanere quelle lamentele e non spiattellate di fronte ai giornalisti. Il commento al video con le parole di Porter Jr. è eloquente, composto soltanto da quattro lettere: “Smdh”, shaking my damn head. Scuotendo la testa in maniera sconsolata per la disapprovazione, così come sottolineato anche in un paio di risposte date a utenti Twitter che gli chiedono di “dettagliare” la sua contrarietà. “Sì, è sbagliato ciò che dice”, sottolinea verso chi prova a prendere le difese del rookie - quantomeno nella sostanza e non nella forma della lamentela. Ma Lillard ha le ideee chiare a riguardo: bisogna dimostrare ben altro sul parquet prima di poter avanzare della pretese del genere, sembra ribadire il n°0 dei Blazers. A partire dalla difesa magari, uno dei talloni d’Achille del giovane talento dei Nuggets.