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NBA, Barack Obama e LeBron James raccontano la telefonata che ha salvato la stagione

l'aneddoto

Il n°23 dei Lakers ha ospitato l’ex presidente degli Stati Uniti all’interno di “The Shop” - la trasmissione in cui LeBron James conversa e discute con importanti personalità del mondo a stelle e strisce. Conoscenti e amici da anni, i due hanno spiegato cosa è accaduto dopo lo sciopero dei giocatori NBA dello scorso agosto: “Io ero pronto a mollare tutto - sottolinea James - poi ragionando con lui abbiamo trovato la strategia migliore”

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“Credo che fosse circa mezzanotte, anche più tardi, quando Chris Paul, LeBron James, Carmelo Anthony (e se non ricordo male anche Russell Westbrook), mi hanno telefonato per chiedermi consiglio”. Inizia così il racconto di Barack Obama, ospite di “The Shop” - la trasmissione tenuta e prodotta da LeBron James, in cui il n°23 dei Lakers si racconta facendo da padrone di casa con ospiti sempre di primissimo livello. A pochi giorni dalle elezioni negli Stati Uniti, non poteva esserci parere più autorevole da ascoltare se non quello dell’ex presidente USA - amico di James e protagonista la scorsa estate di uno dei passaggi più delicati della stagione NBA appena conclusa. Dopo la decisione dei Milwaukee Bucks di non scendere in campo in gara-5 contro gli Orlando Magic per protestare a seguito del ferimento di Jacob Blake - uomo afroamericano colpito ripetutamente dalla polizia in Wisconsin - la NBA si è ritrovata a un bivio, con i giocatori sul piede di guerra, ma non in grado di elaborare una strategia per il futuro. Il n°23 dei Lakers a quel punto non ha avuto dubbi: “Sentiamo il parere di Obama”. “Le proteste sono utili per attirare attenzione, certo, per creare un momento di rottura, ma la potenza che la NBA garantisce ai giocatori mi ha portato a suggerire a tutti di sfruttare lo spazio a disposizione per fare delle richieste specifiche. Sapevamo bene che non era un caso, ma una prassi, che sarebbero state colpite altre persone. Di continuo. Per quello ho detto a LeBron e gli altri: create un ufficio, un riferimento fisico che può lavorare 365 giorni l’anno a queste problematiche e rendere meno frequenti degli incidenti come quello capitato a Jacob Blake”.

Parole decisive quelle dell’ex presidente USA che hanno cambiato l’approccio dei giocatori alla questione, in primis quello dello stesso James: “Ci sono state delle fasi in cui era pronto ad andare via da Orlando - i Lakers al completo e io in testa alla squadra. Stavo per fare i bagagli. Mentre ragionavamo sul da farsi, mi sono ricordato di essere così fortunato da avere nella ristretta cerchia dei miei amici anche il 44° presidente degli Stati Uniti, che come ha spiegato è riuscito a farci da guida. Quando sei confuso, travolto dal caos e dai fatti che si susseguono, è cruciale trovare qualcuno che ti indichi la rotta. Non lo scopro certo io, ma il presidente Obama ha questo tipo di capacità, questa leadership. Ci ha schiarito le idee, oltre a farci capire che se avessimo avuto un piano, non ci sarebbe stato alcun problema nel continuare a giocare a pallacanestro”. Due giorni dopo, la decisione è stata proprio in quella direzione: “Non bisognava tirare le somme quella notte, io ho solo detto come la pensavo. È un lungo processo quello a cui andiamo incontro, una battaglia fatta di tante tappe. Ci sono gesti e azioni che fanno la differenza, come l’associazione “More Than a Vote” a cui LeBron sta lavorando con la Obama più popolare al mondo - Michelle: difficile immaginare qualcosa di più efficace. È così che si cambiano le cose”.

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