Addio NBA: il giocatore ex Spurs - free agent sul mercato - dopo non aver ricevuto concreto interesse (e conseguenti offerte) nei primi giorni di mercato NBA ha scelto per il ritorno a casa, nella sua Bologna e nella squadra che per primo lo ha lanciato in Serie A, a soli 16 anni
È una firma che fa scalpore ma che nell’ambiente ci si cominciava ad aspettare: Marco Belinelli ha scelto di lasciare la NBA per tornare in Italia, e la scelta è caduta sulla Virtus Bologna, la squadra che lo ha lanciato ancora giovanissimo (con l’esordio in Serie A a soli 16 anni). Le voci erano incominciate a circolare nei giorni scorsi, quando il mercato dei free agenti NBA continuava a vedere firme su firme, ma non quella dell’ex Spurs, inaspettatamente poco considerato visto pedigree ed esperienza. Da qui l’idea del giocatore di considerare anche un possibile ritorno in Italia: c’era stato l’interesse dell'Olimpia Milano (già manifestatosi quest’estate, con un’offerta robusta, ma ancora in corsa anche nelle ultime ore) ma ovviamente anche quello di Bologna, sponda V nere. Quella è stata alla fine la scelta di Belinelli, in parte romantica, ma in parte anche sicuramente giustificata da una proposta solida — un triennale per un giocatore di 34 anni — che gli dà certezze e solidità. A giocare un ruolo determinante anche lo sponsor bolognese, Segafredo, convinto dalla bontà dell'operazione e quindi disposto a uno sforzo economico non da poco per riportare in Italia l'unico giocatore azzurro mai capace di mettersi al dito un anello NBA, quello vinto nel 2014 in maglia San Antonio Spurs. Dai primi dettagli dell'accordo che emergono, nel contratto con la Virtus Bologna non è prevista nessuna "NBA escape", la clausola - spesso imposta dagli stessi giocatori - che permetterebbe loro di tornare negli Stati Uniti nel caso di interesse a stagione in corso da parte di una delle 30 franchigie della lega di Adam Silver. La presentazione del giocatore a Bologna è attesa per sabato 28 novembre.
Dal Draft 2007 al titolo NBA: 13 anni di grande basket
Per il ragazzo di San Giovanni in Persiceto, sbarcato non senza qualche dubbio nella NBA al Draft 2007, si chiude così una carriera oltreoceano durata la bellezza di 13 anni, che gli ha regalato grandissime soddisfazioni — su tutte ovviamente quelle targate 2014 quando, dopo aver vinto a febbraio la gara da tre punti all’All-Star Weekend di New Orleans, solo qualche mese dopo ha coronato il suo sogno di mettere le mani sul Larry O’Brien Trophy e laurearsi campione NBA. Nella sua carriera americana ben nove maglie: dai Golden State Warriors degli inizi (la franchigia che lo ha scelto al Draft), a New Orleans (dove ha giocato al fianco di Chris Paul, da allora diventato uno dei suo migliori amici NBA), Chicago (con ottime prestazioni ai playoff) e San Antonio, per quattro anni complessivi, i primi due tra 2013 e 2015 e poi ancora gli ultimi due. Nel mezzo un nuovo, ricco contratto (più di 20 milioni di dollari per tre anni) che lo ha portato a Sacramento prima, Charlotte poi e quindi Atlanta, prima di una breve ma significativa apparizione a Philadelphia, protagonista nei playoff 2018 della squadra di Joel Embiid.