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NBA, i Phoenix Suns fanno sul serio: 13 vittorie nelle ultime 14 partite

ANALISI
©Getty

La squadra di coach Monty Williams ha ricominciato da dove aveva lasciato, vincendo 5 delle prime sei partite stagionali dopo il perfetto 8 su 8 nella bolla di Disney World. Ora i Suns sono primi nella Western Conference, superando anche due dirette avversarie come Utah e Denver in un difficile back-to-back

Solamente un anno e mezzo fa i Phoenix Suns concludevano la seconda peggior stagione della loro storia con sole 19 vittorie a fronte di 63 sconfitte, sembrando una franchigia senza speranza. Oggi sono in vetta alla Western Conference con un record di cinque vittorie e una sconfitta, riuscendo anche a passare indenni da campi difficili come quelli di Utah e Denver in back-to-back. Merito di quanto costruito da coach Monty Williams, che considerando il perfetto 8-0 nella bolla di Orlando e le ultime tre partite prima della sospensione della stagione nello scorso marzo, ha guidato i Suns al successo in 14 delle ultime 17 partite disputate. I Suns sono riusciti a resistere alla rimonta dei Nuggets che avevano rimesso la testa avanti dopo essere finiti sotto di 16 lunghezze, affidandosi alle prodezze di Devin Booker (22 punti e la tripla del +4 a 1:37 dalla fine dopo aver rischiato la nona palla persa della sua partita) e soprattutto di Chris Paul, autore degli ultimi quattro punti dei suoi (un jumper contro Nikola Jokic a 7 secondi dalla fine e i liberi del +3). Il veterano, arrivato a Phoenix proprio per guidare la squadra proprio nei finali di gara, ha chiuso con 21 punti, 5 rimbalzi e 6 assist, uno dei tre giocatori sopra quota 20 insieme a Booker e Deandre Ayton (22+11). E i Suns, forti di quattro successi in fila nel giro di sette giorni, ora hanno il miglior record della NBA pur avendo affrontato solo avversarie della Western Conference.

La ricetta di Monty Williams: difesa tosta a ritmo bassissimo

Anche le statistiche avanzate stanno dalla parte dei Suns. Phoenix ha un differenziale su 100 possessi di +9.3 (quarto migliore della NBA), complici i 110 punti segnati su 100 possessi in attacco (ai piedi della top-10) e i soli 100.7 concessi in difesa (terza migliore della lega). La squadra di Monty Williams ci sta riuscendo passandosi tanto il pallone (il 64.2% dei canestri sono assistiti, ottavo miglior dato della NBA) e perdendo poche palle (sesto miglior dato in NBA con il 14% di palle perse), con ottime percentuali al tiro pur giocando a ritmo bassissimo (98 possessi a partita, solo i Clippers ne giocano di meno). In difesa poi riescono a far tirare male gli avversari (quinta minor percentuale effettiva concessa) pur senza dominare a rimbalzo, forzare palle perse o togliere l’area agli avversari: solo buona difesa di squadra grazie alla presenza di ottimi difensori come Paul, Ayton, Jae Crowder e soprattutto Mikal Bridges, ormai assolutamente indispensabile (33.7 minuti a partita, solo Booker gioca di più) con le sue doti difensive e la sua capacità di aprire il campo (18/36 dalla lunga distanza).

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Una squadra di tiratori: Bridges guida la truppa

Bridges è il tiratore più continuo di una squadra che ha cinque giocatori sopra il 37% da tre: oltre a lui ci sono anche Langston Galloway (50%), Cameron Payne (46.7%), Cameron Johnson (43%) e Dario Saric (37.5%), tutti sopra i 2.5 tentativi a partita — quindi con un volume di tiro non sottovalutabile. Con un supporting cast di questo genere non servono neanche particolari straordinari da parte delle stelle: tolto Devin Booker a quota 20.5 punti, ci sono altri cinque giocatori in doppia cifra di media, dai 10.7 di Crowder ai 15.3 di Bridges. Un attacco equilibrato ma che sa salire di livello quando conta (120.7 di rating offensivo nei finali punto a punto), una difesa di squadra solida e la consapevolezza di potersela giocare contro chiunque: per una squadra che un anno e mezzo fa vinceva solo 19 partite in una stagione intera, i passi in avanti di questi Suns sono stati giganteschi.

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