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Caso Jacob Blake, nessun poliziotto accusato: le reazioni della NBA

JACOB BLAKE
©Getty

I procuratori di Kenosha, in Wisconsin, hanno deciso di non accusare nessuno per la sparatoria in cui è stato ferito alla schiena Jacob Blake, episodio che causò la sospensione dei playoff NBA per tre giorni la scorsa estate. "Rimaniamo fortemente contrari all’uso eccessivo della forza da parte della polizia" hanno scritto i Milwaukee Bucks in un comunicato, pur senza citare espressamente il caso

Il nome di Jacob Blake è diventato inevitabilmente parte della storia della NBA. In un 2020 scosso dalle proteste razziali in tutti gli Stati Uniti, il video in cui Blake veniva ferito alla schiena da un poliziotto da sette colpi di pistola ha provocato enormi proteste ovunque, arrivando fino alla storica decisione dei Milwaukee Bucks di non scendere in campo in gara-4 dei playoff contro gli Orlando Magic, portando alla sospensione delle partite per tre giorni. Ora è arrivata un’altra notizia pesante per i giocatori NBA: i procuratori di Kenosha, in Wisconsin, hanno deciso di non accusare nessun poliziotto per la sparatoria in cui è stato ferito Blake, che oggi è paralizzato nella parte inferiore del corpo a seguito dei colpi ricevuti in quell’incidente. I tre agenti di polizia — Rusten Sheskey, l’uomo che ha sparato, e i due colleghi Brittany Meronek e Vincent Arenas — non riceveranno quindi nessuna accusa secondo quanto dichiarato dal procuratore distrettuale Michael Graveley, visto che sarebbe stato impossibile dimostrare in aula giudiziaria il principio dell’auto-difesa da parte degli ufficiali di polizia, dato che Blake ha ammesso di essere in possesso di un coltello al momento degli spari. L’avvocato difensore di Blake, Ben Crump, ha espresso la sua delusione per la decisione: “Nel video non si vede in nessun momento un coltello puntato verso i poliziotti. La decisione non va solo contro Jacob e la sua famiglia, ma verso la comunità che ha protestato chiedendo giustizia e distrugge ulteriormente la fiducia nel nostro sistema”.

Il comunicato dei Milwaukee Bucks sul caso

La notizia ha ovviamente provocato la reazione di diversi giocatori all’interno della NBA, anche se tra i primi a farsi sentire sono stati i Milwaukee Bucks con un comunicato. “La nostra organizzazione si schiera fermamente contro l’uso eccessivo della forza da parte della polizia” si legge, anche se non viene mai espressamente citato Jacob Blake o la decisione dei procuratori. “Le occasioni ripetute in cui l’uso eccessivo della forza o le escalation quando è coinvolta la comunità nera devono finire. Continueremo a impegnarci per cambiare le forze di polizia affinché questi incidenti non esistano più”.

Le parole di Wes Matthews e LeBron James

Più pesanti le parole utilizzate dai protagonisti in campo: “È davvero sconfortante” ha detto Wesley Matthews, che lo scorso anno faceva parte dei Bucks. “Ma non può farci distogliere dall’obiettivo di avere uguaglianza e giustizia. Non possiamo perdere la testa, dobbiamo essere intelligenti e tenere il piede sull’acceleratore. È delle nostre vite che si parla. Da essere umano, è deludente vedere queste ingiustizie. Ma non può distoglierci dal nostro percorso verso ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”. LeBron James invece ha detto: “Quello che è successo a Kenosha oggi è un colpo al cuore e allo stomaco — non solo per quella comunità, ma per tutti quelli che sono stati parte di questo processo e hanno visto questi risultati per troppo tempo. E non solo la comunità nera ma anche quella bianca, che vede momenti come questo succedere a noi, alla sua famiglia, a Blake stesso… Ma dobbiamo continuare a rimanere forti, credere gli uni negli altri e spingere per un cambiamento più grande e per il bene superiore”. James ha anche commentato su Twitter riprendendo un messaggio del rapper Common, il quale aveva condiviso una frase di Martin Luther King: “Una legge ingiusta significa che non c’è alcuna giustizia”.

approfondimento

Le reazioni dei giocatori alla decisione dei Bucks

Donovan Mitchell ha invece faticato a trovare le parole per commentare quanto successo. “Arrivi a un punto in cui ti dici: cos’altro deve succedere? Basta ripensare a Breonna Taylor. Cos’altro deve succedere? Non ho parole. È triste che stia diventando normale aspettarsi che non ci sia alcuna giustizia per questi episodi. Da afro-americano è una cosa che ti spaventa. Non importa chi sei, cosa fai o se sei la persona più famosa del mondo. Io gioco a basket ma sono un afro-americano. È scoraggiante e triste”. L’università di Marquette, la più vicina a Kenosha, ha deciso di indossare magliette nere per la partita contro UConn della scorsa notte in sostegno alla famiglia di Jacob Blake: “Siamo enormemente delusi per quella decisione: solo perché non si è parlato di ingiustizie sociali e razziali nell’ultimo periodo non significa che la lotta sia finita”.