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NBA, Zion Williamson vince in tribunale: evitato risarcimento da 100 milioni di dollari

il verdetto
©Getty

Il giocatore dei Pelicans, in causa da un anno con la sua vecchia agenzia e l’agente che lo aveva seguito al college, ha avuto ragione nel dirsi “svincolato” da ogni tipo di obbligo nei confronti di chi ne ha curato gli interessi prima che diventasse professionista. Ritenuta non valida la clausola che lo legava alla Prime Sports per cinque anni, rendendo inutile la richiesta di risarcimento da 100 milioni di dollari

Tira un enorme sospiro di sollievo Zion Williamson, finito sotto processo lo scorso giugno dopo le accuse avanzate nei suoi confronti da parte di Gina Ford - ex agente del giocatore dei Pelicans e rappresentate della Prime Sports; scaricata dalla scelta numero 1 al Draft 2019 pochi giorni dopo la chiamata di New Orleans. Diventato professionista insomma, Williamson ha preferito fare a meno di loro e rivolgersi a gente più esperta - comunicandolo alla sua vecchia agenzia in data 31 maggio 2019. La Prime Sports però, e l’agente Ford in particolare, facevano leva su una clausola prevista dall’accordo sottoscritto da Zion che lo vincolava per almeno cinque anni ad affidarsi a loro e per questo avevano richiesto un risarcimento danni da oltre 100 milioni di dollari (stima potenziale dei mancati incassi per l’agenzia, visto che Williamson nel giro di pochi mesi è diventato uno dei volti più rappresentativi della NBA). Una lunga battaglia personale e giudiziaria conclusa nelle scorse ore quando la giudice distrettuale Loretta C. Biggs del North Carolina si è pronunciata in favore di Williamson, sottolineando come l’accordo sottoscritto con Ford non rispettasse tutti i requisiti necessari previsti dalla legge federale detta “Uniform Athlete Agents Act”. Nessuna violazione di legge, dunque nessun risarcimento da pagare.

Zion infatti era uno studente-giocatore quando ha conosciuto l’agente Ford e non un professionista. Inoltre, Ford non era un agente certificato - una specie di iscrizione all’albo - nello stato del North Carolina e l’accordo fatto sottoscrivere a Williamson non rispettava tutti gli avvisi e le prescrizioni previste per legge. In sostanza, c’era ben poco di legale nelle clausole inserite nella convinzione di poter costringere un atleta in rampa di lancio a restare legato a una piccola agenzia di consulenza sportiva per un lustro. Un bel macigno che Zion è riuscito così a scrollarsi di dosso: “”Sono molto felice che la Corte abbia invalidato il contratto - racconta Williamson in un comunicato ufficiale - valutando nel merito la questione e giudicando quell’accordo non in linea con i requisiti previsti dalla legge del North Carolina. Una sentenza che dimostra come i fatti continuano a contare, anche di fronte ad agenti senza scrupoli che provano a ingannare e raggirare degli studenti che sognano un giorno di diventare professionisti”.

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