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NBA, Italia e non solo in "Kobe. Il mito sportivo che ha fatto sognare il mondo"

NBA
LOS ANGELES, CA - APRIL 13:  An general view of the confetti on the floor of the Staples Center after the Utah Jazz game against the Los Angeles Lakers on April 13, 2016 in Los Angeles, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this Photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2016 NBAE (Photo by Juan Ocampo/NBAE via Getty Images)

Scritto a quattro mani da Matteo Recanatesi e Marco Terrenato, il libro punta l'attenzione sugli inizi italiani del fuoriclasse dei Lakers, predestinato fin dalle esibizioni nei palazzetti italiani all'intervallo delle gare di papà Joe. Trampolino di lancio per una carriera e una vita destinata alla leggeda

Kobe Bryant ha visto due suoi numeri ritirati dai Lakers (il n°8 e il n°24) quasi fossero due le sue personalità, due le fasi della sua carriera (i primi tre titoli NBA vinti con Shaquille O’Neal al suo fianco, gli ultimi due da vero leader), due le dimensioni della sua vita (il giocatore prima, poi l’uomo che aveva appena iniziato a sviluppare tutti gli altri suoi interessi — dalla famiglia allo sport femminile, dal cinema (e la vittoria di un Oscar) ai libri. E allora è quasi normale che siano due anche gli autori che per la casa editrice L’Airone provano a tratteggiare il ritratto del grande fuoriclasse dei Lakers, scomparso esattamente un anno fa. Matteo Recanatesi e Marco Terrenato si concentrano tanto sulla caratteristica che forse più lo separa da qualsiasi altra superstar NBA, quella di essere cresciuto in Italia — “un’infanzia dietro a papà Joseph, cestista anche lui” — particolare che lo rende immediatamente più “vicino” ai lettori italiani e fa di “Kobe, il mito sportivo che ha fatto sognare il mondo” un libro ricco di aneddoti poco conosciuti. Perfetto per rivivere la storia e la carriera di quel bambino i cui palleggi negli intervalli dei match disputati dal padre in Italia già incantavano gli spettatori, prima di tramutarsi in tiri e canestri capaci di stregare tutto il mondo.